NAPOLI - C'è stato qualcosa di nuovo al San Paolo, anzi d'antico: una squadra diversa, lontana figlia di papà Benitez, bella a tratti, troppo spesso generosa nel concedere spazi vitali ad un discreto Catania. Eppure, ha prodotto numerose palle gol. E questo è il connotato più evidente in senso positivo. Belli, bellissimi i gol azzurri, due sinistri magici di Callejon e di Hamsik: a togliere le ragnatele all'incrocio dei pali, immagine di cui una volta si abusava. Spesso, nomina sunt consequentia rerum e così è accaduto che Mesto si afflosciasse su un ginocchio cigolante e che fornisse il destro per una novità assoluta: l'esordio assoluto del brasiliano Uvini che va al posto di Mesto con approssimativa mestizia. Carneade, chi era costui? Ricordate il letterario interrogativo? Il baby che viene dal Paese del samba a me è parso come il classico asino in mezzo ai suoni. So che è un centrale, come Cannavaro, e fatta la debita constatazione, qui mi fermo perché nel corso della mia carriera ho sempre rispettato le decisioni dei tecnici, pur concedendomi il diritto di critica postumo. Mi viene da dire, ancora una volta, grazie Real! Per quei tre galacticos che meriterebbero una ola infinita. Okay Higuain e Albiol di conosciuta e sperimentata bravura. Ma lasciatemi indulgere ad un momento di autocompiacimento a proposito di Callejon (in spagnolo vuol dire corridoio) di cui avevo speso lodi sulla base di conoscenze scarse (e televisive) e che pure mi avevano straconvinto che si trattasse di un campione assoluto. Detto anche che m'è parso delittuoso tenere in partita il Catania fino all'ultimo, resta consolatorio il secondo posto. In attesa di una fermata, di un pari và, della Roma che, anche statisticamente, non potrà sempre vincere. Giusto?
Adolfo Mollichelli
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
03/11/2024 - 18:20
NAPOLI - C'è stato qualcosa di nuovo al San Paolo, anzi d'antico: una squadra diversa, lontana figlia di papà Benitez, bella a tratti, troppo spesso generosa nel concedere spazi vitali ad un discreto Catania. Eppure, ha prodotto numerose palle gol. E questo è il connotato più evidente in senso positivo. Belli, bellissimi i gol azzurri, due sinistri magici di Callejon e di Hamsik: a togliere le ragnatele all'incrocio dei pali, immagine di cui una volta si abusava. Spesso, nomina sunt consequentia rerum e così è accaduto che Mesto si afflosciasse su un ginocchio cigolante e che fornisse il destro per una novità assoluta: l'esordio assoluto del brasiliano Uvini che va al posto di Mesto con approssimativa mestizia. Carneade, chi era costui? Ricordate il letterario interrogativo? Il baby che viene dal Paese del samba a me è parso come il classico asino in mezzo ai suoni. So che è un centrale, come Cannavaro, e fatta la debita constatazione, qui mi fermo perché nel corso della mia carriera ho sempre rispettato le decisioni dei tecnici, pur concedendomi il diritto di critica postumo. Mi viene da dire, ancora una volta, grazie Real! Per quei tre galacticos che meriterebbero una ola infinita. Okay Higuain e Albiol di conosciuta e sperimentata bravura. Ma lasciatemi indulgere ad un momento di autocompiacimento a proposito di Callejon (in spagnolo vuol dire corridoio) di cui avevo speso lodi sulla base di conoscenze scarse (e televisive) e che pure mi avevano straconvinto che si trattasse di un campione assoluto. Detto anche che m'è parso delittuoso tenere in partita il Catania fino all'ultimo, resta consolatorio il secondo posto. In attesa di una fermata, di un pari và, della Roma che, anche statisticamente, non potrà sempre vincere. Giusto?
Adolfo Mollichelli
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