UDINE - Pierpaolo Marino, ex d.s. del Napoli, attualmente all'Udinese, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport:
Dalla C all’Europa, volando.
"Il giorno del debutto arrivai allo stadio in anticipo, vidi file chilometriche ai botteghini e mi commossi. Quando entrai in campo, prima della gara con il Benfica, i sessantamila o forse settantamila, perché all’epoca la capienza era maggiore, scandirono il mio nome. I giocatori portoghesi si chiesero dove giocasse Marino, che ruolo avesse. Pensavano che la gente stesse invocando un calciatore".
Il colpo più bello?
"Lavezzi, perché sofferto. Strappato ad una concorrenza larga, con circa sei milioni di euro. E Hamsik, preso a cinque e mezzo con un blitz".
Quello mancato?
"Di Natale mi disse di no, nel 2009. Mi sarebbero piaciuti lui e Quagliarella assieme: uno lo avremmo pagato 15, l’altro ci costò 17. Il Napoli ha sempre investito ma è sempre stata una società sostenibile. In C avevamo un fatturato di 15 milioni, quando andai via eravamo arrivati a 140 e un monte-ingaggi da 38. De Laurentiis va preso a modello, ha dimostrato come si fa impresa al Sud: la sua è stata un’opera di ingegneria finanziaria, un insegnamento. E io sono felice di averci messo qualcosa di mio".
Il rimpianto?
"Non eravamo ancora in Serie A, si scrivevano sulla città cose indecenti e ovviamente false, perdemmo qualche occasione. Ma avevamo visto giusto: Modric, Lewandowski e Huntelaar. Non so se mi spiego. Non male, eh?".
Ritroverà Spalletti, domani.
"Che volli a Udine e che qui riportai sempre io dopo che era andato via. Bravissimo al punto che nell’estate del 2009 lo contattati perché mi sarebbe piaciuto vederlo sulla panchina del Napoli. De Laurentiis mi disse: vai, fai tu. Ma Luciano penso avesse già dato una parola allo Zenit".
Una parola su ADL?
"Come nomadi andavamo in giro e una sera mentre eravamo in ritiro all’Holiday Inn vedo quattro torri accese. Chiedo ad un cuoco dell’albergo: ma lì cosa c’è? Un galoppatoio. Al mattino successivo parlo con il Commendator Coppola, proprietario dell’albergo, chiacchieriamo, telefono ad Aurelio e dopo due mesi ci sono i campi. Il Napoli ha sempre investito ma è sempre stata una società sostenibile. De Laurentiis va preso a modello, ha dimostrato come si fa impresa al Sud: la sua è stata un’opera di ingegneria finanziaria".
di Napoli Magazine
03/05/2023 - 08:40
UDINE - Pierpaolo Marino, ex d.s. del Napoli, attualmente all'Udinese, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport:
Dalla C all’Europa, volando.
"Il giorno del debutto arrivai allo stadio in anticipo, vidi file chilometriche ai botteghini e mi commossi. Quando entrai in campo, prima della gara con il Benfica, i sessantamila o forse settantamila, perché all’epoca la capienza era maggiore, scandirono il mio nome. I giocatori portoghesi si chiesero dove giocasse Marino, che ruolo avesse. Pensavano che la gente stesse invocando un calciatore".
Il colpo più bello?
"Lavezzi, perché sofferto. Strappato ad una concorrenza larga, con circa sei milioni di euro. E Hamsik, preso a cinque e mezzo con un blitz".
Quello mancato?
"Di Natale mi disse di no, nel 2009. Mi sarebbero piaciuti lui e Quagliarella assieme: uno lo avremmo pagato 15, l’altro ci costò 17. Il Napoli ha sempre investito ma è sempre stata una società sostenibile. In C avevamo un fatturato di 15 milioni, quando andai via eravamo arrivati a 140 e un monte-ingaggi da 38. De Laurentiis va preso a modello, ha dimostrato come si fa impresa al Sud: la sua è stata un’opera di ingegneria finanziaria, un insegnamento. E io sono felice di averci messo qualcosa di mio".
Il rimpianto?
"Non eravamo ancora in Serie A, si scrivevano sulla città cose indecenti e ovviamente false, perdemmo qualche occasione. Ma avevamo visto giusto: Modric, Lewandowski e Huntelaar. Non so se mi spiego. Non male, eh?".
Ritroverà Spalletti, domani.
"Che volli a Udine e che qui riportai sempre io dopo che era andato via. Bravissimo al punto che nell’estate del 2009 lo contattati perché mi sarebbe piaciuto vederlo sulla panchina del Napoli. De Laurentiis mi disse: vai, fai tu. Ma Luciano penso avesse già dato una parola allo Zenit".
Una parola su ADL?
"Come nomadi andavamo in giro e una sera mentre eravamo in ritiro all’Holiday Inn vedo quattro torri accese. Chiedo ad un cuoco dell’albergo: ma lì cosa c’è? Un galoppatoio. Al mattino successivo parlo con il Commendator Coppola, proprietario dell’albergo, chiacchieriamo, telefono ad Aurelio e dopo due mesi ci sono i campi. Il Napoli ha sempre investito ma è sempre stata una società sostenibile. De Laurentiis va preso a modello, ha dimostrato come si fa impresa al Sud: la sua è stata un’opera di ingegneria finanziaria".