VIDEO SSCN - Napoli, Gollini: "Il mio cantautore preferito è Pino Daniele, la festa scudetto al Maradona è stata davvero indimenticabile, non mi vedo nel mondo del calcio dopo il ritiro"
NAPOLI - Pierluigi Gollini, portiere del Napoli, ha rilasciato un'intervista al canale ufficiale YouTube della società azzurra rispondendo alle domande di Daniele "Decibel" Bellini: “Passione per la musica? Tutto molto naturale, con gli amici con sui sono cresciuto: già da ragazzino ascoltavo tanto rap e hip-hop, esplose il fenomeno Fabri Fibra con Mondo Marcio e la cosa mi affascinava molto. Per non parlare degli Stati Uniti, tra Eminem e 50 Cent. Diciamo che questo immaginario qua mi affascinava tantissimo, poi a quei tempi c’erano gli Walkmen e ho iniziato lì ad ascoltarli. A quei tempi ascoltavo altro? Mi piaceva molto la musica house, quando sei giovane l’ascolti: non sono mai stato un fan delle canzoni più commerciali, poi mi sono appassionato anche al blues e al jazz. L’unica cosa di cui non sono molto fan è il rock e l’hardcore, ma sono gusti personali. Poi in Inghilterra ho conosciuto anche altri generi musicali. Il mio viaggio in Inghilterra per iniziare la carriera? Lì mi si è aperto un mondo musicale, allo United un anno venne Drake che aveva fatto il primo album: Rio Ferdinand lo portò in gruppo e disse che sarebbe diventato uno dei migliori, lui camminava con la felpa dello United per il centro sportivo e faceva le foto con tutti. I ragazzi lì ascoltavano cose diverse, c’erano tanti africani, o chi arrivava dal Belgio: c’era già chi ascoltava il grime, che qui sarebbe arrivato anni dopo, e io non l’avevo mai ascoltato. Mi si aprì un mondo. La foto con Drake? Non la feci, non so perchè: lo vedevo camminare e mi dicevo che l’avrei fatta dopo, poi non ce l’ho fatta. L’incontro con la musica? Dopo il mio primo anno da titolare in Serie A sono andato in Inghilterra all’Aston Villa ed essere lontano dall’Italia mi ha fatto scattare l’idea di provare a fare qualcosa di mio: creavo delle basi, lì un amico mi è venuto a trovare e sapere fare diverse cose, abbiamo messo su un piccolo studio in casa. Tanti mi hanno detto di non provarci, poi mi hanno detto bravo: è chiaro che in Italia c’è tanto pregiudizio su questa cosa, ma l’ho fatto anche per combatterlo. C’è un velo culturale, è come se un atleta di alto livello non possa fare anche della musica, come se determinate passioni venissero viste in maniera negativa. In America è normale che accada, credo che se uno rispetti la propria professione e abbia anche una passione come la musica non ci sia nulla di male. Un anno di Napoli musicale? Una cultura musicale fortissima, il mio cantautore preferito è Pino Daniele: ricordo un video quando venne a mancare, e allo stadio misero Napule è, rimasi veramente impressionato perchè fu emozionante. La città è artistica e la musica è presente: ho stretto amicizia con Geolier ed altri, mi hanno dato il benvenuto ed erano felici che fossi arrivato lì. Già li avevo conosciuti a Milano, poi è normale che oggi ci sia una scena rap fortissima a Napoli. La canzone che ascolto prima di una partita o di un allenamento? Andando allo stadio sentivo Give You My Love di Geolier, è una delle mie preferite del suo album: è stata un po’ la colonna sonora delle mie partite. La festa scudetto? Era un momento talmente emozionante che in certi attimi provavo a dirmi di godermi ciò che stava succedendo. Vedevo lo stadio, i tifosi, i compagni di squadra, i familiari. L’esibizione di Geolier l’ho ascoltata dagli spogliatoi prima di entrare, sono salito su per guardarlo per godermi l’esibizione. Poi con Liberato eravamo tutti in campo: ho preso una sedia per vedere l’esibizione, è stata magica ed indimenticabile. La ricorderò per sempre, probabilmente più passerà il tempo e più ci renderemo conto di quanto siano stati speciali quei momenti. A fine carriera scelgo la strada della musica o del calcio? Non credo la musica, ma non so se seguirò la strada del calcio. Ad oggi non mi vedo in questo modo quando smetto, ma ci sarà sicuramente la musica: dopo il calcio è la mia passione più grande, oggi ho una etichetta e aiuto i ragazzi a produrre, se potrò continuerò a farlo”.