Il Dottor Antonio Russo, Delegato della Società Italiana di Cardiologia dello Sport (SIC Sport) per la Regione Campania e consulente cardiologo dello staff sanitario della SSC Napoli, guidato dal Prof. Raffaele Canonico, ha affermato a proposito del caso di Edoardo Bove: "Il Consiglio Direttivo della SIC Sport, con a capo il Presidente Nazionale della Società Giampiero Patrizi, ha emesso in questi giorni due comunicati, resi necessari per chiarire le molte inesattezze che purtroppo sono emerse. Innanzitutto, va ribadito e ricordato che il modello di screening medico sportivo italiano è un modello vincente, che agisce sempre nell’ottica della tutela dell’atleta. Questo sistema, impedendo l’autocertificazione del rischio, ha consentito, da quando è stato istituito nel 1982, di ridurre drasticamente il numero di morti improvvise giovanili correlate allo sport.
È chiaro che esiste una piccola percentuale di condizioni morbose che può non essere evidenziata durante lo screening e sfuggire al controllo. Per questo motivo, la cultura della defibrillazione sul campo – che deve seguire protocolli precisi, evitando manovre improvvisate e pericolose – deve essere sempre più diffusa, non solo nel mondo sanitario, ma anche in ambito laico. Premesso che l’aspetto più rilevante al momento è che il ragazzo abbia superato brillantemente quanto gli è accaduto poco più di una settimana fa, attendiamo ancora una diagnosi precisa per poter ipotizzare il suo futuro sportivo. Ad oggi, è prematuro parlarne.
In questi casi, è innanzitutto la cardiopatia di fondo a condizionare il futuro dell’atleta. Non sappiamo ancora se si tratti di una patologia transitoria o di una patologia genetica ed evolutiva, nel cui caso un’attività sportiva ad elevato impegno cardiocircolatorio potrebbe comportare, oltre ad un rischio aritmico, anche una progressione più rapida della patologia. Per quanto riguarda l'impianto di un defibrillatore sottocutaneo, si tratta di un dispositivo salvavita che, come giustamente sottolineato nel comunicato, viene impiantato esclusivamente quando vi sono indicazioni precise, che prevedono un alto rischio di morte cardiaca improvvisa”.
Nella foto: Dr. Raffaele Canonico, Dr. Gennaro De Luca e Dr. Antonio Russo.
di Napoli Magazine
10/12/2024 - 13:35
Il Dottor Antonio Russo, Delegato della Società Italiana di Cardiologia dello Sport (SIC Sport) per la Regione Campania e consulente cardiologo dello staff sanitario della SSC Napoli, guidato dal Prof. Raffaele Canonico, ha affermato a proposito del caso di Edoardo Bove: "Il Consiglio Direttivo della SIC Sport, con a capo il Presidente Nazionale della Società Giampiero Patrizi, ha emesso in questi giorni due comunicati, resi necessari per chiarire le molte inesattezze che purtroppo sono emerse. Innanzitutto, va ribadito e ricordato che il modello di screening medico sportivo italiano è un modello vincente, che agisce sempre nell’ottica della tutela dell’atleta. Questo sistema, impedendo l’autocertificazione del rischio, ha consentito, da quando è stato istituito nel 1982, di ridurre drasticamente il numero di morti improvvise giovanili correlate allo sport.
È chiaro che esiste una piccola percentuale di condizioni morbose che può non essere evidenziata durante lo screening e sfuggire al controllo. Per questo motivo, la cultura della defibrillazione sul campo – che deve seguire protocolli precisi, evitando manovre improvvisate e pericolose – deve essere sempre più diffusa, non solo nel mondo sanitario, ma anche in ambito laico. Premesso che l’aspetto più rilevante al momento è che il ragazzo abbia superato brillantemente quanto gli è accaduto poco più di una settimana fa, attendiamo ancora una diagnosi precisa per poter ipotizzare il suo futuro sportivo. Ad oggi, è prematuro parlarne.
In questi casi, è innanzitutto la cardiopatia di fondo a condizionare il futuro dell’atleta. Non sappiamo ancora se si tratti di una patologia transitoria o di una patologia genetica ed evolutiva, nel cui caso un’attività sportiva ad elevato impegno cardiocircolatorio potrebbe comportare, oltre ad un rischio aritmico, anche una progressione più rapida della patologia. Per quanto riguarda l'impianto di un defibrillatore sottocutaneo, si tratta di un dispositivo salvavita che, come giustamente sottolineato nel comunicato, viene impiantato esclusivamente quando vi sono indicazioni precise, che prevedono un alto rischio di morte cardiaca improvvisa”.
Nella foto: Dr. Raffaele Canonico, Dr. Gennaro De Luca e Dr. Antonio Russo.