Il Corriere dello Sport ha fatto il punto sul pareggio del Napoli in casa del Cagliari e sulle prestazioni di Giacomo Raspadori e Khvicha Kvaratskhelia, attaccanti azzurri: "Luci che si spengono e lampade che s’accendono: quando finisce una storia, quella del Napoli, ne rimane viva un’altra, e appartiene al Cagliari, e in uno stadio che - incredulo - se ne sta con le mani in testa, c’è chi esulta e chi si dispera, col Napoli capace di farsi rimontare a 41 secondi dalla fine d’una partita “sporca”. È un pareggio che scuote, dà un senso “umano” alla classifica, ci sarà sempre da soffrire, ovvio, però il coraggio può essere un elemento decisivo da sommare alle diavolerie di Ranieri, che una ne fa e cento ne inventa. Ma in quell’1-1 c’è pure dell’altro, ad esempio il senso di rassegnazione del Napoli, la certificazione bruciante che quello scudetto va goduto finché è consentito portarselo a spasso, perché poi servirà inventarsi un’esistenza diversa, onestamente autocritica, per capire come sia stato possibile demolire quel capolavoro su tela di un anno fa. Bisogna che Calzona persuada il presidente De Laurentiis che, finché Osimhen bazzica dalle parti del Vesuvio, e finché il Napoli vuol restare fedele al suo modulo, per Raspadori non c’è un posto da titolare. Raspadori risulterà decisivo nel propiziare l’azione del vantaggio e nell’offrire l’assist a Osimhen, ma il suo impiego trasforma il 4-3-3 in un’altra cosa, e riduce la capacità di penetrazione sulle fasce. E bisogna poi che Calzona aiuti Kvara a comprendere che il suo compito non è quello di puntare l’avversario, ma quello di puntare la porta, cioè di scegliere l’opzione più giusta per la squadra tra quelle a disposizione. Sarebbe un peccato se un talento di primo livello come lui fosse abbandonato a un destino di incompiutezza. Tutto questo per dire che il Napoli visto a Cagliari è un cantiere su cui è appena passato uno tsunami".
di Napoli Magazine
26/02/2024 - 08:33
Il Corriere dello Sport ha fatto il punto sul pareggio del Napoli in casa del Cagliari e sulle prestazioni di Giacomo Raspadori e Khvicha Kvaratskhelia, attaccanti azzurri: "Luci che si spengono e lampade che s’accendono: quando finisce una storia, quella del Napoli, ne rimane viva un’altra, e appartiene al Cagliari, e in uno stadio che - incredulo - se ne sta con le mani in testa, c’è chi esulta e chi si dispera, col Napoli capace di farsi rimontare a 41 secondi dalla fine d’una partita “sporca”. È un pareggio che scuote, dà un senso “umano” alla classifica, ci sarà sempre da soffrire, ovvio, però il coraggio può essere un elemento decisivo da sommare alle diavolerie di Ranieri, che una ne fa e cento ne inventa. Ma in quell’1-1 c’è pure dell’altro, ad esempio il senso di rassegnazione del Napoli, la certificazione bruciante che quello scudetto va goduto finché è consentito portarselo a spasso, perché poi servirà inventarsi un’esistenza diversa, onestamente autocritica, per capire come sia stato possibile demolire quel capolavoro su tela di un anno fa. Bisogna che Calzona persuada il presidente De Laurentiis che, finché Osimhen bazzica dalle parti del Vesuvio, e finché il Napoli vuol restare fedele al suo modulo, per Raspadori non c’è un posto da titolare. Raspadori risulterà decisivo nel propiziare l’azione del vantaggio e nell’offrire l’assist a Osimhen, ma il suo impiego trasforma il 4-3-3 in un’altra cosa, e riduce la capacità di penetrazione sulle fasce. E bisogna poi che Calzona aiuti Kvara a comprendere che il suo compito non è quello di puntare l’avversario, ma quello di puntare la porta, cioè di scegliere l’opzione più giusta per la squadra tra quelle a disposizione. Sarebbe un peccato se un talento di primo livello come lui fosse abbandonato a un destino di incompiutezza. Tutto questo per dire che il Napoli visto a Cagliari è un cantiere su cui è appena passato uno tsunami".