Nella nuova puntata di Linea Diletta disponibile da oggi in piattaforma, Nicolò Barella, centrocampista dell'Inter, dimostra ai microfoni di DAZN la stessa sicurezza che ha sul campo. Del resto è proprio grazie alla sua leadership se durante l'esperienza cagliaritana ha infranto tutti i record diventando il più giovane capitano della storia rossoblù. Ma Nicolò Barella non si monta la testa e resta focalizzato sugli obiettivi che vuole raggiungere con due maglie diverse: quella dell'Inter e quella della Nazionale che ha avuto già l'onore di vestire e che gli ha permesso di confrontarsi con giocatori che ammira come Chiellini, che per il suo senso di protezione verso i compagni ha rinominato "mamma".
Durante l'intervista, Nicolò parla anche del suo attuale allenatore, Antonio Conte, con cui lavora ogni giorno per imparare a "scegliere i momenti" e domare la sua energia per sfruttarla al meglio sul campo. Dalla sua parte può contare anche su Romelu Lukaku, il bomber dell'Inter del quale ammira la prestanza fisica e la grandezza d'animo. Spazio anche per parlare della vita privata del campione che cerca di accontentare tutti, anche quei tifosi che chiedono una squadra di "11 Barella": per il momento è a quota tre, con l'ultima figlia che sta per arrivare. Calcio, basket o danza non importa: il giovane calciatore si dice pronto ad assecondare ogni desiderio delle sue ragazze!
Ecco alcuni passaggi dell'intervista a Nicolò Barella nella seconda puntata della nuova stagione di "Linea Diletta" disponibile su DAZN.
SUL SUO SOPRANNOME “RADIOLINA”
“Il soprannome ‘radiolina’ me lo diedero i ‘vecchi’ del Cagliari come Cossu, Sau e gli altri perché quando ero arrivato in Prima Squadra, giovanissimo, non parlavo mai, mentre quando ho iniziato a giocare mi accusavano di non riuscire più a stare zitto, dicevano che ero diventato una ‘radiolina’ e che mi preferivano taciturno come ero prima”
SULLA MANIA DELL’ORDINE E SU CONTE
“Sì, a casa sono maniaco dell’ordine. Adesso un po’ lo sto diventando anche in campo, soprattutto grazie ad Antonio Conte: prima ero più spirito libero, ora il mister mi ha dato tante nozioni, mi ha insegnato a scegliere i momenti”
“Io in campo studio molto. Giocando con grandi campioni cerco di rubare qualcosa a ciascuno di loro, li osservo e le parti migliori cerco di farle mie”.
PRIMI CALCI
“Ho iniziato a giocare a calcio a tre anni e mezzo. Mia madre mi ha raccontato che gli allenatori le dicevano di portarmi al campo e che tanto avrei passato il tempo lì a fare i mucchi di sabbia, invece stavo già sempre attento, ascoltavo i mister con attenzione: da lì mio padre ha capito che c’era qualcosa. Quando ero adolescente mi sono reso conto che ero un po’ più bravino degli altri e forse potevo ambire a fare qualcosa”.
CUORE SARDO
“Che emozione incontrare Gigi Riva! Avevo 17 anni, mi avevano invitato a partecipare ad un anniversario della Scuola Calcio “Gigi Riva” dove anch’io avevo cominciato a giocare... Tutti correvamo attorno a lui e lui mi raccontò che mi seguiva, che sapeva che giocavo bene: non mi ricordo bene le parole perché ero troppo frastornato...”
“Gianfranco Zola è stato mio allenatore, il primo che mi ha fatto esordire, in un Parma-Cagliari di Coppa Italia: gli devo tanto. Zola è la persona più umile che abbia mai conosciuto nel mondo del calcio: questo mi ha fatto capire che c’è l’umiltà alla base dei successi anche dei più grandi campioni. Lui è un maestro”.
“Indossare la fascia di capitano del Cagliari è stata la mia più grossa soddisfazione. Sono diventato il più giovane capitano della storia rossoblù: mi sentivo quasi invincibile”.
“Incredibile che i gol che più ho fatto in Serie A siano stati contro il Cagliari. È stato strano segnare contro il Cagliari: ero contento, ma dispiaciuto, mi sono emozionato. Mi spiace che qualcuno abbia insinuato che ho gioito: qualcuno vede del male in ogni cosa e mi è dispiaciuto per i miei famigliari”.
IDOLO E FAN: STANKOVIC
“Dejan Stankovic è un numero 1! I suoi gol riempivano gli occhi, ma il suo atteggiamento da leader in campo, anche senza parlare, era clamoroso. Vedere San Siro che impazziva per lui era emozionante anche solo dalla tv”.
LUKAKU
“Lukaku ha una potenza fisica alla Shaquille O’Neal: nessuno riesce a spostarlo nemmeno in allenamento, servono tre giocatori per bloccarlo. Romi è un grande leader: riesce ad avere una buona parola per tutti, ha un buon rapporto con tutti e poi in campo è determinante come nessun altro. Quando è arrivato è stato incredibile: parlava già italiano! Però per lui dev’essere facile: sa tutte le lingue del mondo! È fortissimo”
GIOCARE IN NAZIONALE
“La Nazionale è il sogno di qualsiasi calciatore: sono molto orgoglioso di esserci arrivato così giovane. Devo tanto al ct Mancini, che ha creduto in me già quando ero a Cagliari. Mancini ha creato un grandissimo gruppo e non è mai facile col poco tempo che si ha per la Nazionale”.
“MAMMA” CHIELLINI
“C’è un clima bellissimo nel gruppo: Mancio ha lasciato massima tranquillità a tutti, siamo liberi di esprimerci, non ci sono grandi e piccoli, anzi i grandi aiutano i giovani. Chiello è la mamma di tutti noi! Chiellini è più protettivo di un papà: è davvero protettivo come una mamma, ha sempre fatto sentire importanti anche a noi giovani, ci ha trasmesso fiducia”.
LA DELUSIONE PIÙ GRANDE
“Perdere la finale di Europa League è stata la più grande delusione della mia carriera da calciatore. Ce la saremmo meritata quella Coppa”.
LA FAMIGLIA (Nicolò sta per diventare papà della terza figlia)
“La mia famiglia assolutamente non è una distrazione, anzi, è qualcosa che mi dà ancora più forza per renderli orgogliosi”.
“Sì i tifosi cantano ‘Vogliamo 11 Barella’ e io sto mettendo su una squadra di calcio femminile: io seguo il calcio femminile e sarei felice realizzare i loro sogni, nel calcio o nel basket o nella danza...insegnerò loro a dare il 110% in tutto”
di Napoli Magazine
13/01/2021 - 11:10
Nella nuova puntata di Linea Diletta disponibile da oggi in piattaforma, Nicolò Barella, centrocampista dell'Inter, dimostra ai microfoni di DAZN la stessa sicurezza che ha sul campo. Del resto è proprio grazie alla sua leadership se durante l'esperienza cagliaritana ha infranto tutti i record diventando il più giovane capitano della storia rossoblù. Ma Nicolò Barella non si monta la testa e resta focalizzato sugli obiettivi che vuole raggiungere con due maglie diverse: quella dell'Inter e quella della Nazionale che ha avuto già l'onore di vestire e che gli ha permesso di confrontarsi con giocatori che ammira come Chiellini, che per il suo senso di protezione verso i compagni ha rinominato "mamma".
Durante l'intervista, Nicolò parla anche del suo attuale allenatore, Antonio Conte, con cui lavora ogni giorno per imparare a "scegliere i momenti" e domare la sua energia per sfruttarla al meglio sul campo. Dalla sua parte può contare anche su Romelu Lukaku, il bomber dell'Inter del quale ammira la prestanza fisica e la grandezza d'animo. Spazio anche per parlare della vita privata del campione che cerca di accontentare tutti, anche quei tifosi che chiedono una squadra di "11 Barella": per il momento è a quota tre, con l'ultima figlia che sta per arrivare. Calcio, basket o danza non importa: il giovane calciatore si dice pronto ad assecondare ogni desiderio delle sue ragazze!
Ecco alcuni passaggi dell'intervista a Nicolò Barella nella seconda puntata della nuova stagione di "Linea Diletta" disponibile su DAZN.
SUL SUO SOPRANNOME “RADIOLINA”
“Il soprannome ‘radiolina’ me lo diedero i ‘vecchi’ del Cagliari come Cossu, Sau e gli altri perché quando ero arrivato in Prima Squadra, giovanissimo, non parlavo mai, mentre quando ho iniziato a giocare mi accusavano di non riuscire più a stare zitto, dicevano che ero diventato una ‘radiolina’ e che mi preferivano taciturno come ero prima”
SULLA MANIA DELL’ORDINE E SU CONTE
“Sì, a casa sono maniaco dell’ordine. Adesso un po’ lo sto diventando anche in campo, soprattutto grazie ad Antonio Conte: prima ero più spirito libero, ora il mister mi ha dato tante nozioni, mi ha insegnato a scegliere i momenti”
“Io in campo studio molto. Giocando con grandi campioni cerco di rubare qualcosa a ciascuno di loro, li osservo e le parti migliori cerco di farle mie”.
PRIMI CALCI
“Ho iniziato a giocare a calcio a tre anni e mezzo. Mia madre mi ha raccontato che gli allenatori le dicevano di portarmi al campo e che tanto avrei passato il tempo lì a fare i mucchi di sabbia, invece stavo già sempre attento, ascoltavo i mister con attenzione: da lì mio padre ha capito che c’era qualcosa. Quando ero adolescente mi sono reso conto che ero un po’ più bravino degli altri e forse potevo ambire a fare qualcosa”.
CUORE SARDO
“Che emozione incontrare Gigi Riva! Avevo 17 anni, mi avevano invitato a partecipare ad un anniversario della Scuola Calcio “Gigi Riva” dove anch’io avevo cominciato a giocare... Tutti correvamo attorno a lui e lui mi raccontò che mi seguiva, che sapeva che giocavo bene: non mi ricordo bene le parole perché ero troppo frastornato...”
“Gianfranco Zola è stato mio allenatore, il primo che mi ha fatto esordire, in un Parma-Cagliari di Coppa Italia: gli devo tanto. Zola è la persona più umile che abbia mai conosciuto nel mondo del calcio: questo mi ha fatto capire che c’è l’umiltà alla base dei successi anche dei più grandi campioni. Lui è un maestro”.
“Indossare la fascia di capitano del Cagliari è stata la mia più grossa soddisfazione. Sono diventato il più giovane capitano della storia rossoblù: mi sentivo quasi invincibile”.
“Incredibile che i gol che più ho fatto in Serie A siano stati contro il Cagliari. È stato strano segnare contro il Cagliari: ero contento, ma dispiaciuto, mi sono emozionato. Mi spiace che qualcuno abbia insinuato che ho gioito: qualcuno vede del male in ogni cosa e mi è dispiaciuto per i miei famigliari”.
IDOLO E FAN: STANKOVIC
“Dejan Stankovic è un numero 1! I suoi gol riempivano gli occhi, ma il suo atteggiamento da leader in campo, anche senza parlare, era clamoroso. Vedere San Siro che impazziva per lui era emozionante anche solo dalla tv”.
LUKAKU
“Lukaku ha una potenza fisica alla Shaquille O’Neal: nessuno riesce a spostarlo nemmeno in allenamento, servono tre giocatori per bloccarlo. Romi è un grande leader: riesce ad avere una buona parola per tutti, ha un buon rapporto con tutti e poi in campo è determinante come nessun altro. Quando è arrivato è stato incredibile: parlava già italiano! Però per lui dev’essere facile: sa tutte le lingue del mondo! È fortissimo”
GIOCARE IN NAZIONALE
“La Nazionale è il sogno di qualsiasi calciatore: sono molto orgoglioso di esserci arrivato così giovane. Devo tanto al ct Mancini, che ha creduto in me già quando ero a Cagliari. Mancini ha creato un grandissimo gruppo e non è mai facile col poco tempo che si ha per la Nazionale”.
“MAMMA” CHIELLINI
“C’è un clima bellissimo nel gruppo: Mancio ha lasciato massima tranquillità a tutti, siamo liberi di esprimerci, non ci sono grandi e piccoli, anzi i grandi aiutano i giovani. Chiello è la mamma di tutti noi! Chiellini è più protettivo di un papà: è davvero protettivo come una mamma, ha sempre fatto sentire importanti anche a noi giovani, ci ha trasmesso fiducia”.
LA DELUSIONE PIÙ GRANDE
“Perdere la finale di Europa League è stata la più grande delusione della mia carriera da calciatore. Ce la saremmo meritata quella Coppa”.
LA FAMIGLIA (Nicolò sta per diventare papà della terza figlia)
“La mia famiglia assolutamente non è una distrazione, anzi, è qualcosa che mi dà ancora più forza per renderli orgogliosi”.
“Sì i tifosi cantano ‘Vogliamo 11 Barella’ e io sto mettendo su una squadra di calcio femminile: io seguo il calcio femminile e sarei felice realizzare i loro sogni, nel calcio o nel basket o nella danza...insegnerò loro a dare il 110% in tutto”