Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha ribadito la propria posizione sulla attuale situazione. Ecco quanto pubblicato dal magazine "Riparte l'Italia": "Se non si riparte subito, danno irreparabile al calcio italiano: abbiamo già perso 500 milioni di euro. Occorre difendere 100 mila lavoratori, 1,4 milioni di tesserati, 4,7 miliardi di fatturato. Ripartire vuol dire giocare. La Figc da sola incide per circa il 24% degli atleti tesserati per le 44 Federazioni Sportive Nazionali affiliate al Coni; il fatturato diretto generato dal settore calcio è stimabile in 4,7 miliardi di euro. Di questa cifra, il 23% viene prodotto dai campionati dilettantistici e giovanili, dalla FIGC e dalle leghe calcistiche (1,1 miliardi di euro), mentre il restante 77% (3,6 miliardi) dal settore professionistico, ovvero dal valore della produzione generato dai club di Serie A, Serie B e Serie C. Analizzando ciò che il calcio italiano genera non è quindi così difficile capire perché la Figc persegue pervicacemente la via della ripartenza. Ce lo abbiamo nel dna e lo portiamo anche nel nostro nome: per noi ripartire vuol dire tornare a giocare".
di Napoli Magazine
27/05/2024 - 17:55
Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina, ha ribadito la propria posizione sulla attuale situazione. Ecco quanto pubblicato dal magazine "Riparte l'Italia": "Se non si riparte subito, danno irreparabile al calcio italiano: abbiamo già perso 500 milioni di euro. Occorre difendere 100 mila lavoratori, 1,4 milioni di tesserati, 4,7 miliardi di fatturato. Ripartire vuol dire giocare. La Figc da sola incide per circa il 24% degli atleti tesserati per le 44 Federazioni Sportive Nazionali affiliate al Coni; il fatturato diretto generato dal settore calcio è stimabile in 4,7 miliardi di euro. Di questa cifra, il 23% viene prodotto dai campionati dilettantistici e giovanili, dalla FIGC e dalle leghe calcistiche (1,1 miliardi di euro), mentre il restante 77% (3,6 miliardi) dal settore professionistico, ovvero dal valore della produzione generato dai club di Serie A, Serie B e Serie C. Analizzando ciò che il calcio italiano genera non è quindi così difficile capire perché la Figc persegue pervicacemente la via della ripartenza. Ce lo abbiamo nel dna e lo portiamo anche nel nostro nome: per noi ripartire vuol dire tornare a giocare".