La Gazzetta dello Sport analizza la gara del Maradona tra Napoli e Verona terminata 0-0: "Il Verona ha provato a sorprendere il Napoli cambiando modulo e anche strategia: difesa a quattro per evitare l’uno contro uno del tridente avversario e controllo rigorosamente a uomo in ogni zona del campo. Altro che le classiche marcature preventive, ogni giocatore gialloblù seguiva un napoletano togliendogli spazio e aria. Il 4-2-3-1 in fase di non possesso diventava in pratica un 4-4-1-1, ma più che di modulo qui si trattava di compiti assegnati ai calciatori. Così Lasagna, tanto per fare un esempio, doveva seguire ogni discesa di Olivera perché su quella fascia Faraoni controllava Lozano e sulla mezzala Elmas andava Tameze. Gaich ballava tra i due centrali difensivi, gli unici ad avere un po’ di libertà in costruzione, mentre dall’altra parte Dawidowicz e Hien chiudevano Raspadori. Alla capolista mancavano due cose: la qualità di alcuni interpreti e la ricerca degli spazi da attuare con una circolazione più veloce e movimenti senza palla. E se al primo problema Spalletti ha potuto ovviare inserendo progressivamente Zielinski, Kvaratskhelia, Osimhen e Lobotka, il secondo si è manifestato anche nella ripresa. Solo quando sono entrati i titolarissimi, la manovra ha avuto un’accelerazione, ma si è trattato soprattutto di fiammate isolate".
di Napoli Magazine
16/04/2023 - 11:52
La Gazzetta dello Sport analizza la gara del Maradona tra Napoli e Verona terminata 0-0: "Il Verona ha provato a sorprendere il Napoli cambiando modulo e anche strategia: difesa a quattro per evitare l’uno contro uno del tridente avversario e controllo rigorosamente a uomo in ogni zona del campo. Altro che le classiche marcature preventive, ogni giocatore gialloblù seguiva un napoletano togliendogli spazio e aria. Il 4-2-3-1 in fase di non possesso diventava in pratica un 4-4-1-1, ma più che di modulo qui si trattava di compiti assegnati ai calciatori. Così Lasagna, tanto per fare un esempio, doveva seguire ogni discesa di Olivera perché su quella fascia Faraoni controllava Lozano e sulla mezzala Elmas andava Tameze. Gaich ballava tra i due centrali difensivi, gli unici ad avere un po’ di libertà in costruzione, mentre dall’altra parte Dawidowicz e Hien chiudevano Raspadori. Alla capolista mancavano due cose: la qualità di alcuni interpreti e la ricerca degli spazi da attuare con una circolazione più veloce e movimenti senza palla. E se al primo problema Spalletti ha potuto ovviare inserendo progressivamente Zielinski, Kvaratskhelia, Osimhen e Lobotka, il secondo si è manifestato anche nella ripresa. Solo quando sono entrati i titolarissimi, la manovra ha avuto un’accelerazione, ma si è trattato soprattutto di fiammate isolate".