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IL CANTANTE - Geolier: "Vivo di Napoli, Paolo Cannavaro il mio primo eroe, con Di Lorenzo un contatto frequente, ha la serenità del leader"
26.07.2025 09:52 di Napoli Magazine

Geolier, noto cantante e rapper napoletano, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Vivo di Napoli. Guardo le altre partite, ci mancherebbe, le sfide più importanti, soprattutto a livello internazionale. Però non posso rinunciare al Napoli, impegni permettendo. Il mio primo eroe? Paolo Cannavaro, volevo essere come lui. Poi siamo entrati in sintonia, ma ormai era andato già via e siamo diventati amici. Ci scriviamo spesso. Con Di Lorenzo c'è un contatto frequente, è di un'umiltà imbarazzante. E dentro, ha la serenità del leader. Mi sono appoggiato a lui nelle notti terribili di maggio. Quelle di avvicinamento alla gara decisiva con il Cagliari, la sfida-scudetto. Io avevo l'ansia che mi divorava e allora gli mandavo dei Whatsapp: capita, aiutami. E lui: stai tranquillo. Una freddezza che non mi apparteneva. Avevo paura che potesse sfuggirci, anche se poi razionalmente mi dicevo: ma come si fa a perderlo ora, in casa, dinnanzi a cinquantamila spettatori? Ma il calcio è imprevedibile". 

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IL CANTANTE - Geolier: "Vivo di Napoli, Paolo Cannavaro il mio primo eroe, con Di Lorenzo un contatto frequente, ha la serenità del leader"

di Napoli Magazine

26/07/2025 - 09:52

Geolier, noto cantante e rapper napoletano, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport: "Vivo di Napoli. Guardo le altre partite, ci mancherebbe, le sfide più importanti, soprattutto a livello internazionale. Però non posso rinunciare al Napoli, impegni permettendo. Il mio primo eroe? Paolo Cannavaro, volevo essere come lui. Poi siamo entrati in sintonia, ma ormai era andato già via e siamo diventati amici. Ci scriviamo spesso. Con Di Lorenzo c'è un contatto frequente, è di un'umiltà imbarazzante. E dentro, ha la serenità del leader. Mi sono appoggiato a lui nelle notti terribili di maggio. Quelle di avvicinamento alla gara decisiva con il Cagliari, la sfida-scudetto. Io avevo l'ansia che mi divorava e allora gli mandavo dei Whatsapp: capita, aiutami. E lui: stai tranquillo. Una freddezza che non mi apparteneva. Avevo paura che potesse sfuggirci, anche se poi razionalmente mi dicevo: ma come si fa a perderlo ora, in casa, dinnanzi a cinquantamila spettatori? Ma il calcio è imprevedibile".