De Luca con la Cumana, de Magistris con il Tram veloce chiamato così trent'anni fa da uno genio della satira. Chi arriverà prima a Fuorigrotta per dedicare a Maradona le due stazioni di piazzale Tecchio?
Condannati dal destino a non amarsi, il presidente della Regione e il sindaco di Napoli scoprono l'ennesimo motivo di sfida. Colpa del sindaco che si è fatto notare: è andato con il suo staff a controllare il terminal della Linea 6, una leggendaria ferrovia urbana che ha impegnato più magistrati che ingegneri, contato più cronisti di nera che passeggeri, registrato più tangenti che biglietti.
Trent'anni persi. Ora il Tram veloce, con armamento pronto fino a Chiaia e destinato a piazza Municipio chissà quando, sta per ultimare la sua stazione di testa a duecento metri dallo stadio che cambia nome: da San Paolo a Maradona, con il consenso immediato della Curia di Pozzuoli, sono giorni di bon ton, dall'anticipo delle messe di Natale alla cessione di una dedica. In attesa di una gara di fattibilità per un museo già avviata dalla dirigente Serena Riccio, assicurano però che questa stazione come quella di Toledo sarà ammirata da studiosi di architettura e turisti. Almeno questo.
Raccontano che Vincenzo De Luca, informato con una rapidità largamente superiore ai convogli di Circumflegrea e Cumana dell'azienda regionale Eav, abbia scelto subito sabato per inaugurare l'altra stazione. Con ovvia dedica a Maradona. Per battere sul tempo il più giovane ed agile de Magistris, sarà in prima fila per l'evento, staccandosi per una volta dal suo guscio salernitano, dove si è chiuso come un'ostrica per meglio combattere il virus senza esporsi.
Questa febbre della dedica a Maradona sorprende chi lo conosceva bene. Ma davvero sperava di ottenere una così pressante attenzione tra gli uomini di potere? Magari potesse interrompere questo fervore di iniziative, che sconfina quasi in un sequestro di memoria. Generoso fino a commuovere povericristi e bambini, non tollerava piaggeria e protezioni. Appena arrivato a Fiumicino, reagì con un violento strattone ad un vicequestore della Polaria che lo abbracciava per difenderlo dai curiosi dell'aeroporto. "Giù le mani, me la cavo da solo".
Maradona ha sognato quello che non aveva e si è battuto per realizzare. L'acqua corrente che mancava nella sua baracca, la casa per la madre, il riposo per il padre stanco di portare un gregge su una chiatta da una sponda all'altra del fiume. Maradona da bambino giocava su una crosta ruvida di fango che l'inverno australe rendeva gelido, era la riva del Rachuelo, affluente dell'infinito Paranà. Era uno del Potrero, con i piedi sbucciati ed il carattere forte. Sognare e soffrire era la vita dei poveri bambini del Potrero. Più forti sarebbero stati da uomini.
Basta cambiare nome a stadio e stazioni come omaggio alla memoria di un artista carico di rivalse, inesauribile nella trasgressione, instancabile nella irriverenza, immenso nel suo altruismo? Era appena arrivato in Italia, progettava il Primo Natale, ottobre 1984. Parlò del suo imminente compleanno. "Sono pronto a travestirmi da pagliaccio per far ridere i bambini di Napoli, io ho riso così poco da bambino". I giornalisti cominciarono a conoscerlo meglio.
Il cambio veloce di nome a stadio, stazioni, piazze è solo stress per la burocrazia. Carte che cambiano altre carte.
Non basta una delibera, lo stadio parla solo di Maradona, era ed è il suo stadio. Per governatore e sindaco sono belle idee a costo zero. Il più grande calciatore nella storia del calcio merita un progetto più alto. Più vero. Più suo. I ragazzi di Napoli devono giocare su strade sconnesse o campi peggiori del Potrero? Il presidente della Lega nazionale dilettanti, Cosimo Sibilia, fa quel che può. Sostiene piccole società. Si contano appena 23 campi agibili (18 in erba sintetica, 5 in terra battuta) e non bastano. Nella sola zona di Scampia e Secondigliano stanno strette le società: Accademia, Arci Uisp, Gioventù Partenopea, Fc Fenk e qualche altra. Ogni club a seconda delle età manda in campo anche quattro squadrette. Su un impianto girano anche trecento ragazzi in una settimana. Il Comune ha tollerato che fossero dismessi 25 terreni di gioco.
Il sindaco lo sa? E De Luca sa che la Campania è l'unica regione italiana che non dà un euro al calcio giovanile? Ha dato solo quelli delle Universiadi per i centri più grandi. Dopo dieci anni è tornato don Aniello Manganiello, un prete di strada, con 200mila euro per creare l'Oratorio Don Guanella con offerte raccolte fuori Napoli. Riqualificare le periferie portando dalla strada migliaia di ragazzi a giocare in impianti decenti. E far viaggiare i treni più che cambiare nomi alle stazioni.
Questo forse è un Progetto Maradona.
di Napoli Magazine
04/12/2020 - 10:55
De Luca con la Cumana, de Magistris con il Tram veloce chiamato così trent'anni fa da uno genio della satira. Chi arriverà prima a Fuorigrotta per dedicare a Maradona le due stazioni di piazzale Tecchio?
Condannati dal destino a non amarsi, il presidente della Regione e il sindaco di Napoli scoprono l'ennesimo motivo di sfida. Colpa del sindaco che si è fatto notare: è andato con il suo staff a controllare il terminal della Linea 6, una leggendaria ferrovia urbana che ha impegnato più magistrati che ingegneri, contato più cronisti di nera che passeggeri, registrato più tangenti che biglietti.
Trent'anni persi. Ora il Tram veloce, con armamento pronto fino a Chiaia e destinato a piazza Municipio chissà quando, sta per ultimare la sua stazione di testa a duecento metri dallo stadio che cambia nome: da San Paolo a Maradona, con il consenso immediato della Curia di Pozzuoli, sono giorni di bon ton, dall'anticipo delle messe di Natale alla cessione di una dedica. In attesa di una gara di fattibilità per un museo già avviata dalla dirigente Serena Riccio, assicurano però che questa stazione come quella di Toledo sarà ammirata da studiosi di architettura e turisti. Almeno questo.
Raccontano che Vincenzo De Luca, informato con una rapidità largamente superiore ai convogli di Circumflegrea e Cumana dell'azienda regionale Eav, abbia scelto subito sabato per inaugurare l'altra stazione. Con ovvia dedica a Maradona. Per battere sul tempo il più giovane ed agile de Magistris, sarà in prima fila per l'evento, staccandosi per una volta dal suo guscio salernitano, dove si è chiuso come un'ostrica per meglio combattere il virus senza esporsi.
Questa febbre della dedica a Maradona sorprende chi lo conosceva bene. Ma davvero sperava di ottenere una così pressante attenzione tra gli uomini di potere? Magari potesse interrompere questo fervore di iniziative, che sconfina quasi in un sequestro di memoria. Generoso fino a commuovere povericristi e bambini, non tollerava piaggeria e protezioni. Appena arrivato a Fiumicino, reagì con un violento strattone ad un vicequestore della Polaria che lo abbracciava per difenderlo dai curiosi dell'aeroporto. "Giù le mani, me la cavo da solo".
Maradona ha sognato quello che non aveva e si è battuto per realizzare. L'acqua corrente che mancava nella sua baracca, la casa per la madre, il riposo per il padre stanco di portare un gregge su una chiatta da una sponda all'altra del fiume. Maradona da bambino giocava su una crosta ruvida di fango che l'inverno australe rendeva gelido, era la riva del Rachuelo, affluente dell'infinito Paranà. Era uno del Potrero, con i piedi sbucciati ed il carattere forte. Sognare e soffrire era la vita dei poveri bambini del Potrero. Più forti sarebbero stati da uomini.
Basta cambiare nome a stadio e stazioni come omaggio alla memoria di un artista carico di rivalse, inesauribile nella trasgressione, instancabile nella irriverenza, immenso nel suo altruismo? Era appena arrivato in Italia, progettava il Primo Natale, ottobre 1984. Parlò del suo imminente compleanno. "Sono pronto a travestirmi da pagliaccio per far ridere i bambini di Napoli, io ho riso così poco da bambino". I giornalisti cominciarono a conoscerlo meglio.
Il cambio veloce di nome a stadio, stazioni, piazze è solo stress per la burocrazia. Carte che cambiano altre carte.
Non basta una delibera, lo stadio parla solo di Maradona, era ed è il suo stadio. Per governatore e sindaco sono belle idee a costo zero. Il più grande calciatore nella storia del calcio merita un progetto più alto. Più vero. Più suo. I ragazzi di Napoli devono giocare su strade sconnesse o campi peggiori del Potrero? Il presidente della Lega nazionale dilettanti, Cosimo Sibilia, fa quel che può. Sostiene piccole società. Si contano appena 23 campi agibili (18 in erba sintetica, 5 in terra battuta) e non bastano. Nella sola zona di Scampia e Secondigliano stanno strette le società: Accademia, Arci Uisp, Gioventù Partenopea, Fc Fenk e qualche altra. Ogni club a seconda delle età manda in campo anche quattro squadrette. Su un impianto girano anche trecento ragazzi in una settimana. Il Comune ha tollerato che fossero dismessi 25 terreni di gioco.
Il sindaco lo sa? E De Luca sa che la Campania è l'unica regione italiana che non dà un euro al calcio giovanile? Ha dato solo quelli delle Universiadi per i centri più grandi. Dopo dieci anni è tornato don Aniello Manganiello, un prete di strada, con 200mila euro per creare l'Oratorio Don Guanella con offerte raccolte fuori Napoli. Riqualificare le periferie portando dalla strada migliaia di ragazzi a giocare in impianti decenti. E far viaggiare i treni più che cambiare nomi alle stazioni.
Questo forse è un Progetto Maradona.