"Dieci anni fa l’ultima sfida Made in Italy", titola La Stampa. Serie A, passa (sempre) lo straniero. Empoli-Samp nel 2008 chiudeva un’era: italiani sotto il 50% anche in questa stagione. Sull'argomanto, La Stampa ha intervistato l'amministratore delegato della Juventus Giuseppe Marotta, all'epoca a.d. blucerchiato: "All’epoca, specie per le società di medio-bassa classifica, la ricerca dello straniero era rara. Si è esasperata nel decennio successivo perché è diminuita la qualità dei giovani italiani e, soprattutto, perché anche i club minori si sono attrezzati con attività di scouting internazionale: la selezione è più ampia e aumenta l’opportunità di trovare giocatori a prezzi congrui. Potrà mai rigiocarsi, in Serie A, una partita con soli italiani? Difficile. È il riflesso della globalizzazione. I rapporti con l’estero sono cambiati, come le strategie: qualche anno fa era inimmaginabile un calciatore con il palmares di Sagna al Benevento. Però... Gli stranieri sono importanti, le grandi società in particolare importano fuoriclasse per vincere, ma far giocare degli italiani dà un grande senso di appartenenza: il ciclo della Juventus è coinciso con uno zoccolo duro italiano e uno dei nostri obiettivi è non disperdere questo patrimonio. Come si può recuperare la qualità? Attraverso una politica di valorizzazione dei settori giovanili, con l’istituzione di Centri federali sul modello tedesco o spagnolo. Va migliorato il concetto di formazione, è fondamentale investire su tecnici preparati. Il tutto senza temere gli stranieri. Anzi, uno degli aspetti limitanti è la naturalizzazione dei giovani con radici in altri Paesi, diffusa altrove".
di Napoli Magazine
25/03/2018 - 13:22
"Dieci anni fa l’ultima sfida Made in Italy", titola La Stampa. Serie A, passa (sempre) lo straniero. Empoli-Samp nel 2008 chiudeva un’era: italiani sotto il 50% anche in questa stagione. Sull'argomanto, La Stampa ha intervistato l'amministratore delegato della Juventus Giuseppe Marotta, all'epoca a.d. blucerchiato: "All’epoca, specie per le società di medio-bassa classifica, la ricerca dello straniero era rara. Si è esasperata nel decennio successivo perché è diminuita la qualità dei giovani italiani e, soprattutto, perché anche i club minori si sono attrezzati con attività di scouting internazionale: la selezione è più ampia e aumenta l’opportunità di trovare giocatori a prezzi congrui. Potrà mai rigiocarsi, in Serie A, una partita con soli italiani? Difficile. È il riflesso della globalizzazione. I rapporti con l’estero sono cambiati, come le strategie: qualche anno fa era inimmaginabile un calciatore con il palmares di Sagna al Benevento. Però... Gli stranieri sono importanti, le grandi società in particolare importano fuoriclasse per vincere, ma far giocare degli italiani dà un grande senso di appartenenza: il ciclo della Juventus è coinciso con uno zoccolo duro italiano e uno dei nostri obiettivi è non disperdere questo patrimonio. Come si può recuperare la qualità? Attraverso una politica di valorizzazione dei settori giovanili, con l’istituzione di Centri federali sul modello tedesco o spagnolo. Va migliorato il concetto di formazione, è fondamentale investire su tecnici preparati. Il tutto senza temere gli stranieri. Anzi, uno degli aspetti limitanti è la naturalizzazione dei giovani con radici in altri Paesi, diffusa altrove".