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IL GRAFFIO - Corbo: "Champions o addio sogni, deve comprenderlo anche Gattuso"
25.01.2021 10:36 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

È una partita che Gattuso gioca tre volte. Quando rimanda in campo quasi tutta la formazione sconfitta da una mediocre Juve nella finale di Supercoppa. Quando si accorge che il modulo non regge, che i suoi sono troppo spesso in inferiorità, che i più tecnici come Insigne e Zielinski sono ancora appannati dal tenebroso mercoledì, ma alla fine si affida a una folla caotica di attaccanti. Quando apre l’intervista assumendosi ogni colpa della sesta sconfitta, ma elenca uno per uno tutti i capi d’accusa alla squadra. Ma che si aspettava da una sfida infelice nella impostazione e peggio diretta?


Nel suo carattere forte Gattuso ha il segreto di una splendida carriera. Ventidue anni fa la canzone era dedicata all’interista Lele Oriali, ma ascoltando Ligabue si attribuiva anche al milanista Gattuso quella “vita da mediano”, la metafora dell’italiano migliore. Ambizioso nell’umiltà, tenace nella fatica, onesto nel coraggio. Doti che conserva da allenatore, ma oggi trovano un limite: l’ex “Ringhio” è ancora molto caparbio per rivedere le sue idee, troppo emotivo per uscire dagli errori. A Verona non solo perde la squadra, ma un sistema di gioco. Il Napoli da qualche tempo non ha la forza né gli elementi per sostenerlo.


Che ritenesse corretto il piano tattico, era plausibile. La partita purtroppo dimostra il contrario, dopo il gol lampo di Lozano e mezz’ora scarsa di decoro. Il Napoli va in pezzi. Il 4-2-3-1 fluido fino a novembre con il miglior Osimhen, spesso con l’inafferrabile Mertens, talvolta con il generoso Petagna può anche non funzionare. E questo accade anche Verona. Il centrocampo si rivela gracile con Demme troppo disinvolto nelle fughe in avanti e statico con Bakayoko. Il Verona è velocissimo nel ripartire, liberare un uomo, creare quindi la superiorità numerica allargandosi sugli esterni con Faraoni e Lazovic. La giostra trova il suo motore in Antonin Barak, ceco di 26 anni, ieri un genio in libertà. È qui che il Napoli soffre, è qui che perde palla in uscita, è qui che favorisce le ripartenze del Verona e almeno due dei suoi tre gol. Beffati Bakayoko e l’ancora malfermo Mertens. Sul primo gol, con il Napoli in vantaggio, Di Lorenzo lascia al Verona a destra metà dell’area scoperta. Sono squilibri gravi. Gattuso ne parla con sofferenza, ma sono prevedibili se si consegna la squadra al 4-2-3-1 senza le necessarie garanzie. Insigne è uno dei migliori talenti del calcio italiano, in Nazionale splende, ma nel Napoli sente troppo la responsabilità del leader e la fatica dell’uomo-ovunque. Immenso con la Fiorentina, poi si è spento. Anche ieri si accentra per coordinare la fase offensiva, ma alla sua sinistra non trova il dialogo con Hysaj. Gattuso è costretto a ritirarlo. Lozano dopo aver beffato Dimarco sul gol lampo stenta poi nel superarlo e ne subisce l’incursione del pareggio. Petagna fa quel che può contro Gunter. Non altrettanto il dispersivo Zielinski tra Temeze e Ilic. Ancora meno Bakayoko che può dedicarsi a Barak, ma neanche ci prova. Tranne Koulibaly, maluccio la difesa, con quel varco destro sempre libero. Rahmani, preso proprio dal Verona, è sparito. Tanti i motivi di riflessione per Gattuso osservando anche i danni della sconfitta. Il suo Napoli entra pensando al terzo posto, esce appena sesto. A metà campionato il Napoli è già tutto da reinventare.

 

Questo il commento per Repubblica Napoli. A gentile richiesta, dopo aver letto i vostri interventi, aggiungo qualche altra osservazione.


1) Il Napoli è un flipper spento o guasto. L’allenatore nuove i tasti durante la partita ma nulla cambia, spesso aumenta la confusione tattica. Il finale di Verona con tutti gli attaccanti in campo aggiunge caos a caos.


2) I correttivi più urgenti sono: il recupero di Insigne nel suo ruolo, alto a destra, ultimi trenta metri per sfruttare sterzata in dribbling e controdribbling, interno destro per tiro o assist, sponda e sovrapposizione sulla catena di sinistra con Mario Rui, mai con Hysaj, eventualmente con Zielinski mediano sinistro in un 4-3-3. Altri ruoli di maggiore ampiezza sono possibili appena Insigne avrà superato questo momento difficile. Senza escludere, se necessario e nel suo interesse, anche qualche turno di riposo.


3) Hanno giocato nella ripresa Osimhen e Mertens. Un rientro precoce. Nessuno dei due sembra in condizioni di giocare. A Verona sono stati mandati in campo due impresentabili.


4) Silenzio stampa sul rinnovo di Gattuso. Al momento non ci sono le premesse. La conduzione tecnica è in evidente dissonanza con la società. Esempio: se la società ha acquistato Rahmani, perché il difensore ex Verona è sparito? Se non vale, perché è stato acquistato? Se vale, perché escluderlo a vantaggio di Maksimovic in modeste condizioni e in scadenza di contratto?


5) Giuntoli ha un contratto di 5 anni. Ha la responsabilità di preparare il futuro. Deve operare in sintonia con Gattuso convincendolo che solo una operosa sinergia e scelte nette di formazione possono riportare il Napoli in zona Champions. La verità non va nascosta. Fallire l’obiettivo significa ridimensionare il Napoli di domani: i mancati introiti da botteghino, sponsor, mercato e Champions cambiano traguardi e risorse. Ingaggi più bassi, big da vendere, gestione ancora più austera. Champions o addio sogni, deve comprenderlo anche Gattuso. Non c’è una terza via: De Laurentiis non investe in perdita e non ci sono miliardari alle porte. Guardatevi intorno: come se la passa l’Inter con Suning?

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IL GRAFFIO - Corbo: "Champions o addio sogni, deve comprenderlo anche Gattuso"

di Napoli Magazine

25/01/2024 - 10:36

È una partita che Gattuso gioca tre volte. Quando rimanda in campo quasi tutta la formazione sconfitta da una mediocre Juve nella finale di Supercoppa. Quando si accorge che il modulo non regge, che i suoi sono troppo spesso in inferiorità, che i più tecnici come Insigne e Zielinski sono ancora appannati dal tenebroso mercoledì, ma alla fine si affida a una folla caotica di attaccanti. Quando apre l’intervista assumendosi ogni colpa della sesta sconfitta, ma elenca uno per uno tutti i capi d’accusa alla squadra. Ma che si aspettava da una sfida infelice nella impostazione e peggio diretta?


Nel suo carattere forte Gattuso ha il segreto di una splendida carriera. Ventidue anni fa la canzone era dedicata all’interista Lele Oriali, ma ascoltando Ligabue si attribuiva anche al milanista Gattuso quella “vita da mediano”, la metafora dell’italiano migliore. Ambizioso nell’umiltà, tenace nella fatica, onesto nel coraggio. Doti che conserva da allenatore, ma oggi trovano un limite: l’ex “Ringhio” è ancora molto caparbio per rivedere le sue idee, troppo emotivo per uscire dagli errori. A Verona non solo perde la squadra, ma un sistema di gioco. Il Napoli da qualche tempo non ha la forza né gli elementi per sostenerlo.


Che ritenesse corretto il piano tattico, era plausibile. La partita purtroppo dimostra il contrario, dopo il gol lampo di Lozano e mezz’ora scarsa di decoro. Il Napoli va in pezzi. Il 4-2-3-1 fluido fino a novembre con il miglior Osimhen, spesso con l’inafferrabile Mertens, talvolta con il generoso Petagna può anche non funzionare. E questo accade anche Verona. Il centrocampo si rivela gracile con Demme troppo disinvolto nelle fughe in avanti e statico con Bakayoko. Il Verona è velocissimo nel ripartire, liberare un uomo, creare quindi la superiorità numerica allargandosi sugli esterni con Faraoni e Lazovic. La giostra trova il suo motore in Antonin Barak, ceco di 26 anni, ieri un genio in libertà. È qui che il Napoli soffre, è qui che perde palla in uscita, è qui che favorisce le ripartenze del Verona e almeno due dei suoi tre gol. Beffati Bakayoko e l’ancora malfermo Mertens. Sul primo gol, con il Napoli in vantaggio, Di Lorenzo lascia al Verona a destra metà dell’area scoperta. Sono squilibri gravi. Gattuso ne parla con sofferenza, ma sono prevedibili se si consegna la squadra al 4-2-3-1 senza le necessarie garanzie. Insigne è uno dei migliori talenti del calcio italiano, in Nazionale splende, ma nel Napoli sente troppo la responsabilità del leader e la fatica dell’uomo-ovunque. Immenso con la Fiorentina, poi si è spento. Anche ieri si accentra per coordinare la fase offensiva, ma alla sua sinistra non trova il dialogo con Hysaj. Gattuso è costretto a ritirarlo. Lozano dopo aver beffato Dimarco sul gol lampo stenta poi nel superarlo e ne subisce l’incursione del pareggio. Petagna fa quel che può contro Gunter. Non altrettanto il dispersivo Zielinski tra Temeze e Ilic. Ancora meno Bakayoko che può dedicarsi a Barak, ma neanche ci prova. Tranne Koulibaly, maluccio la difesa, con quel varco destro sempre libero. Rahmani, preso proprio dal Verona, è sparito. Tanti i motivi di riflessione per Gattuso osservando anche i danni della sconfitta. Il suo Napoli entra pensando al terzo posto, esce appena sesto. A metà campionato il Napoli è già tutto da reinventare.

 

Questo il commento per Repubblica Napoli. A gentile richiesta, dopo aver letto i vostri interventi, aggiungo qualche altra osservazione.


1) Il Napoli è un flipper spento o guasto. L’allenatore nuove i tasti durante la partita ma nulla cambia, spesso aumenta la confusione tattica. Il finale di Verona con tutti gli attaccanti in campo aggiunge caos a caos.


2) I correttivi più urgenti sono: il recupero di Insigne nel suo ruolo, alto a destra, ultimi trenta metri per sfruttare sterzata in dribbling e controdribbling, interno destro per tiro o assist, sponda e sovrapposizione sulla catena di sinistra con Mario Rui, mai con Hysaj, eventualmente con Zielinski mediano sinistro in un 4-3-3. Altri ruoli di maggiore ampiezza sono possibili appena Insigne avrà superato questo momento difficile. Senza escludere, se necessario e nel suo interesse, anche qualche turno di riposo.


3) Hanno giocato nella ripresa Osimhen e Mertens. Un rientro precoce. Nessuno dei due sembra in condizioni di giocare. A Verona sono stati mandati in campo due impresentabili.


4) Silenzio stampa sul rinnovo di Gattuso. Al momento non ci sono le premesse. La conduzione tecnica è in evidente dissonanza con la società. Esempio: se la società ha acquistato Rahmani, perché il difensore ex Verona è sparito? Se non vale, perché è stato acquistato? Se vale, perché escluderlo a vantaggio di Maksimovic in modeste condizioni e in scadenza di contratto?


5) Giuntoli ha un contratto di 5 anni. Ha la responsabilità di preparare il futuro. Deve operare in sintonia con Gattuso convincendolo che solo una operosa sinergia e scelte nette di formazione possono riportare il Napoli in zona Champions. La verità non va nascosta. Fallire l’obiettivo significa ridimensionare il Napoli di domani: i mancati introiti da botteghino, sponsor, mercato e Champions cambiano traguardi e risorse. Ingaggi più bassi, big da vendere, gestione ancora più austera. Champions o addio sogni, deve comprenderlo anche Gattuso. Non c’è una terza via: De Laurentiis non investe in perdita e non ci sono miliardari alle porte. Guardatevi intorno: come se la passa l’Inter con Suning?

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica