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IL GRAFFIO - Corbo: "Il Napoli passa dai languori del primo tempo col Genoa ad una dignità corale di rivalsa, una metamorfosi in corsa"
07.02.2021 10:48 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica
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Il Napoli comincia così bene da finire subito in pezzi, bellezza e fragilità si incontrano dopo più di dieci minuti. Una squadra di cristallo che fa dannare Gattuso in una delle fasi più difficili della sua giovane carriera. Gli giura fedeltà assoluta fuori campo, in partita poi lo tiene in croce. Maksimovic, proprio il difensore che l’allenatore preferisce a Rrahmani, rinvia morbido e al buio. Demme che sembra giocare a sua insaputa non se ne accorge. Per il Genoa passare in vantaggio è facile come offrire una birra a Pandev, che ha la signorilità di respingere l’assalto dei compagni, si sottrae ad abbracci e festeggiamenti anche dopo il raddoppio.

 

Neanche mezz’ora ed il Napoli deve cominciare una partita diversa. Perché è diversa la squadra. È cambiata nei suoi elementi più importanti. Un corto circuito dopo il doppio svantaggio, il Napoli è in chiaro disagio, e lo si vede perché passa sempre la palla dietro, spesso anche ad Ospina, manca quell’attimo di coraggio, il minimo di rischio, un soffio di azzardo per tentare di superare l’avversario. Si distingue solo Petagna nel primo tempo, pienotto e caparbio, capace anche di girare di testa sulla traversa. Alle sue spalle tutto sembra vulnerabile. Manolas e Maksimovic, al centro di una difesa privata dal Covid del gigante che risolve quasi tutto e quasi sempre, sembrano due turisti per caso a Genova. Un nuovo Koulibaly non s’inventa. Non va meglio sulle corsie esterne, perché Di Lorenzo sulla destra non copre e non è perentorio nelle proposte. E non si collega con Politano, più concreto nella ripresa. Non collabora Elmas che a poca distanza incrocia il ruvido e dotato Strootman. Anche per Elmas bisogna attendere la ripresa. Ce la metterà poi tutta. Debole sembra Demme, non interviene in prima battuta su Pandev che dipinge calcio tra le linee. Non solo. Dovrebbe costruire. Ma vi riesce poco e con difficoltà. Sparisce Zielinski mediano sinistro, tra Badelj e Zajic, i centrali di una mediana robusta, come è normale nel 3-5-2 ridisegnato da Ballardini.

 

Gattuso non può proprio fare a meno di ritirare Zielinski che dopo la partita da superstar con Fiorentina e Cagliari non è più riemerso, come travolto da un successo non suo. Delusione, ansia di rimonta e quel suo temperamento rovente portano Gattuso a sovraccaricare la squadra di potenziale offensivo. Si ritrovano per una quarantina di minuti ed un finale vibrante Osimhen con Insigne accanto ai già presenti Politano e Lozano, ma è il messicano il più costante e convinto nel portare l’offensiva con il sostegno di un mediano che ora mostra i denti, Elmas. Perin deve ritrovare estri e agilità per proteggere il Genoa.

 

Passato in doppio vantaggio troppo presto, il Genoa subisce la vigorosa reazione del Napoli. Il palo colpito da Insigne fa scattare l’allarme che anticipa di pochi minuti il gol di Politano. È il Napoli che ti non aspetti. Passa dai languori del primo tempo ad una dignità corale di rivalsa, perché giocano tutti in modo diverso. Una metamorfosi in corsa. Tutti riprendono quota, prima Di Lorenzo, poi Mario Rui che urla invocando un rigore all’ultimo secondo, quindi Raahmani che finalmente trova spazio al posto di Manolas e chissà perché non prima, Lozano che tormenta il Genoa. È un Napoli che riscatta le follie dell’inizio, ma non cancella la settima sconfitta. Quando si dice, una squadra autolesionista e pentita.

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IL GRAFFIO - Corbo: "Il Napoli passa dai languori del primo tempo col Genoa ad una dignità corale di rivalsa, una metamorfosi in corsa"

di Napoli Magazine

07/02/2021 - 10:48

Il Napoli comincia così bene da finire subito in pezzi, bellezza e fragilità si incontrano dopo più di dieci minuti. Una squadra di cristallo che fa dannare Gattuso in una delle fasi più difficili della sua giovane carriera. Gli giura fedeltà assoluta fuori campo, in partita poi lo tiene in croce. Maksimovic, proprio il difensore che l’allenatore preferisce a Rrahmani, rinvia morbido e al buio. Demme che sembra giocare a sua insaputa non se ne accorge. Per il Genoa passare in vantaggio è facile come offrire una birra a Pandev, che ha la signorilità di respingere l’assalto dei compagni, si sottrae ad abbracci e festeggiamenti anche dopo il raddoppio.

 

Neanche mezz’ora ed il Napoli deve cominciare una partita diversa. Perché è diversa la squadra. È cambiata nei suoi elementi più importanti. Un corto circuito dopo il doppio svantaggio, il Napoli è in chiaro disagio, e lo si vede perché passa sempre la palla dietro, spesso anche ad Ospina, manca quell’attimo di coraggio, il minimo di rischio, un soffio di azzardo per tentare di superare l’avversario. Si distingue solo Petagna nel primo tempo, pienotto e caparbio, capace anche di girare di testa sulla traversa. Alle sue spalle tutto sembra vulnerabile. Manolas e Maksimovic, al centro di una difesa privata dal Covid del gigante che risolve quasi tutto e quasi sempre, sembrano due turisti per caso a Genova. Un nuovo Koulibaly non s’inventa. Non va meglio sulle corsie esterne, perché Di Lorenzo sulla destra non copre e non è perentorio nelle proposte. E non si collega con Politano, più concreto nella ripresa. Non collabora Elmas che a poca distanza incrocia il ruvido e dotato Strootman. Anche per Elmas bisogna attendere la ripresa. Ce la metterà poi tutta. Debole sembra Demme, non interviene in prima battuta su Pandev che dipinge calcio tra le linee. Non solo. Dovrebbe costruire. Ma vi riesce poco e con difficoltà. Sparisce Zielinski mediano sinistro, tra Badelj e Zajic, i centrali di una mediana robusta, come è normale nel 3-5-2 ridisegnato da Ballardini.

 

Gattuso non può proprio fare a meno di ritirare Zielinski che dopo la partita da superstar con Fiorentina e Cagliari non è più riemerso, come travolto da un successo non suo. Delusione, ansia di rimonta e quel suo temperamento rovente portano Gattuso a sovraccaricare la squadra di potenziale offensivo. Si ritrovano per una quarantina di minuti ed un finale vibrante Osimhen con Insigne accanto ai già presenti Politano e Lozano, ma è il messicano il più costante e convinto nel portare l’offensiva con il sostegno di un mediano che ora mostra i denti, Elmas. Perin deve ritrovare estri e agilità per proteggere il Genoa.

 

Passato in doppio vantaggio troppo presto, il Genoa subisce la vigorosa reazione del Napoli. Il palo colpito da Insigne fa scattare l’allarme che anticipa di pochi minuti il gol di Politano. È il Napoli che ti non aspetti. Passa dai languori del primo tempo ad una dignità corale di rivalsa, perché giocano tutti in modo diverso. Una metamorfosi in corsa. Tutti riprendono quota, prima Di Lorenzo, poi Mario Rui che urla invocando un rigore all’ultimo secondo, quindi Raahmani che finalmente trova spazio al posto di Manolas e chissà perché non prima, Lozano che tormenta il Genoa. È un Napoli che riscatta le follie dell’inizio, ma non cancella la settima sconfitta. Quando si dice, una squadra autolesionista e pentita.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica