L’ottava sconfitta di un campionato sinistro fa più tristezza che rabbia. L’ultima scena si può solo immaginare. Il pensiero accompagna Osimhen, un’ambulanza velocemente lo porta al “Papa Giovanni”, ospedale che richiama l’anno nero della nostra angoscia. Immediata la reazione del Napoli: va tutto male, si è ormai perso il conto degli infortuni, meglio sospendere i processi, le sbandate sono troppe per non avviare una riflessione. È la sesta sconfitta nelle ultime dodici gare, dal 20 gennaio serataccia della finale di Supercoppa con una modestissima Juve il Napoli precipita in una serie di risultati sempre più discontinui e modesti. Che succede, e perché? Il silenzio stampa imposto dalla società cristallizza la crisi. Conferma che c’è, che è dura da affrontare, ma non difficile da risolvere osservando la posizione in classifica. Il settimo posto di ieri sera con 40 punti ne segnala solo tre di ritardo sulla soglia della zona Champions. Ma in una corsa serrata si misurano anche Roma, Lazio, Atalanta e Juve, che come il Napoli ha una partita in più da giocare, 18. Tutto gira intorno ad una domanda: il cambio di guida tecnica è la soluzione migliore? Il silenzio stampa evita strappi d’impeto. Far parlare Gattuso può essere un rischio per lo stesso allenatore. Onesto, orgoglioso, incauto. Che cosa potrebbe dire? “Sono 15 giorni che prendo schiaffi, il presidente mi ha deluso, non mi ha difeso” è una delle reazioni recenti. Apparve come una sfida. Ma De Laurentiis ha reagito con una mano tesa, confermando la sua fiducia ben oltre la comunicazione formale. E la vittoria sulla Juve fu un punto di confine: chiuse ogni polemica, coinvolgendo anche la squadra in un clima di distensione e ottimismo. Ed ora, che fare? A quattro giorni dal ritorno con il Granada per gli ottavi di Europa League sarebbe non solo sbagliata (Granada sconfitto nella piccola cittadina aragonese di Huesca 3-2) ma certamente intempestiva una decisione drastica. Manca tra l’altro il giusto allenatore di ricambio. Peggio pensare ad un supplente. La società è chiamata ad una valutazione delicatissima. Fino a che punto è rimediabile la qualificazione Champions con una nuova guida tecnica, quanto hanno inciso gli infortuni, quale incidenza ha avuto la preparazione atletica non sui traumi e sui contagi, ma sugli insulti muscolari, da che cosa è determinata l’affannosa ricerca di un modulo. Ieri pessimo Elmas, ma si è capito dopo, l’assenza di Insigne non offriva di meglio. L’effettivo 4-4-2, con il capitano fuori, sembrava reggere. Ha deciso non il modulo, ma una serie di errori difensivi che danno la gravità del momento. Muriel sulla destra del Napoli ha appiccato il fuoco. Da quella parte e dalla deliziosa frenesia del colombiano l’Atalanta ha tratto la vivacità della sua fase offensiva. Di Lorenzo in quel settore si è mosso in ritardo nelle azioni dei primi due gol. Sul cross sempre dalla destra è apparso inadeguato il brevilineo Mario Rui nel saltare con il colosso Zapata, uno dei peggiori affari del Napoli, uno scempio quella cessione, in accordo con Sarri che valutava i giocatori solo in rapporto al suo gioco. Storie passate, ma questa crisi non è cominciata ieri a Bergamo. E non è finita con l’esonero di Ancelotti e la cattiva gestione di una squadra ribelle e senz’anima.
di Napoli Magazine
22/02/2021 - 10:07
L’ottava sconfitta di un campionato sinistro fa più tristezza che rabbia. L’ultima scena si può solo immaginare. Il pensiero accompagna Osimhen, un’ambulanza velocemente lo porta al “Papa Giovanni”, ospedale che richiama l’anno nero della nostra angoscia. Immediata la reazione del Napoli: va tutto male, si è ormai perso il conto degli infortuni, meglio sospendere i processi, le sbandate sono troppe per non avviare una riflessione. È la sesta sconfitta nelle ultime dodici gare, dal 20 gennaio serataccia della finale di Supercoppa con una modestissima Juve il Napoli precipita in una serie di risultati sempre più discontinui e modesti. Che succede, e perché? Il silenzio stampa imposto dalla società cristallizza la crisi. Conferma che c’è, che è dura da affrontare, ma non difficile da risolvere osservando la posizione in classifica. Il settimo posto di ieri sera con 40 punti ne segnala solo tre di ritardo sulla soglia della zona Champions. Ma in una corsa serrata si misurano anche Roma, Lazio, Atalanta e Juve, che come il Napoli ha una partita in più da giocare, 18. Tutto gira intorno ad una domanda: il cambio di guida tecnica è la soluzione migliore? Il silenzio stampa evita strappi d’impeto. Far parlare Gattuso può essere un rischio per lo stesso allenatore. Onesto, orgoglioso, incauto. Che cosa potrebbe dire? “Sono 15 giorni che prendo schiaffi, il presidente mi ha deluso, non mi ha difeso” è una delle reazioni recenti. Apparve come una sfida. Ma De Laurentiis ha reagito con una mano tesa, confermando la sua fiducia ben oltre la comunicazione formale. E la vittoria sulla Juve fu un punto di confine: chiuse ogni polemica, coinvolgendo anche la squadra in un clima di distensione e ottimismo. Ed ora, che fare? A quattro giorni dal ritorno con il Granada per gli ottavi di Europa League sarebbe non solo sbagliata (Granada sconfitto nella piccola cittadina aragonese di Huesca 3-2) ma certamente intempestiva una decisione drastica. Manca tra l’altro il giusto allenatore di ricambio. Peggio pensare ad un supplente. La società è chiamata ad una valutazione delicatissima. Fino a che punto è rimediabile la qualificazione Champions con una nuova guida tecnica, quanto hanno inciso gli infortuni, quale incidenza ha avuto la preparazione atletica non sui traumi e sui contagi, ma sugli insulti muscolari, da che cosa è determinata l’affannosa ricerca di un modulo. Ieri pessimo Elmas, ma si è capito dopo, l’assenza di Insigne non offriva di meglio. L’effettivo 4-4-2, con il capitano fuori, sembrava reggere. Ha deciso non il modulo, ma una serie di errori difensivi che danno la gravità del momento. Muriel sulla destra del Napoli ha appiccato il fuoco. Da quella parte e dalla deliziosa frenesia del colombiano l’Atalanta ha tratto la vivacità della sua fase offensiva. Di Lorenzo in quel settore si è mosso in ritardo nelle azioni dei primi due gol. Sul cross sempre dalla destra è apparso inadeguato il brevilineo Mario Rui nel saltare con il colosso Zapata, uno dei peggiori affari del Napoli, uno scempio quella cessione, in accordo con Sarri che valutava i giocatori solo in rapporto al suo gioco. Storie passate, ma questa crisi non è cominciata ieri a Bergamo. E non è finita con l’esonero di Ancelotti e la cattiva gestione di una squadra ribelle e senz’anima.