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IL GRAFFIO - Corbo: "Un Napoli così può giocarsi la Supercoppa mercoledì sera con la Juve"
18.01.2021 11:32 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

Sei gol fanno pensare ad una esplosione d’ira. Niente avviene per caso, l’undicesima non è una vittoria d’impeto. Ma la logica evoluzione di un Napoli che si regala una settimana di rimorsi e giuramenti. Umiliato dallo Spezia con la terza sconfitta interna, risale attraverso fatica e riflessione. Tutto in sette giorni: vince a Udine senza uscire dal grigio, si qualifica con l’Empoli per i quarti di Coppa Italia, batte una Fiorentina forte in molti dei suoi, temibile solo per mezz’ora, ma tatticamente sbandata e fragile.

 

La chiave è al minuto 39. Il Napoli è già in vantaggio di due gol, quando svetta un personaggio. Un fantastico solista sale sul podio. L’orchestra ha un direttore, ed è lui, Lorenzo Insigne, il capitano che aveva parlato da capitano l’altra domenica, l’omino che si era gonfiato di coraggio, autorità e saggezza per darsi delle colpe e scuotere una squadra involuta, molliccia, divisa. Insigne sulla sinistra danza fra tre avversari, li supera in un dribbling coreografico, lucidità e grazia insieme, bellezza senza vanità, lo guardano disarmati Amrabat, Venuti e Milenkovic, poi Insigne non spreca il suo interno destro in un tiro ma indovina un assist sul versante opposto, dove dalla destra piomba Lozano per chiudere nel primo angolo. Questo minuto è il punto di confine. La Fiorentina era in partita, una parata di Ospina ed una traversa di Binaghi con deviazione di Demme lo confermano, ma non solo, alla Fiorentina riusciva il doppio gioco sulle fasce: a destra era a disagio Hysaj tra Ribery e Biraghi, come Mario Rui a sinistra tra Callejon, Venuti e Milenkovic, tutti in veloci sovrapposizioni. Il terzo gol di Lozano, prodotto da Insigne smonta la Fiorentina. La esclude. Ora la domina perché la difesa viola a 3 si slabbra, deve intervenire su tre del Napoli. Insigne, Petagna e Lozano. Tre a loro volta raggiunti negli spazi interni da Zielinski, con frenetiche accelerazioni e da Demme, ideale partner di Bakayoko per mobilità in orizzontale e improvvisi inserimenti verticali.

 

Sono evidenti le novità. Grande applicazione e freschezza che mancavano quando il Napoli era un plotone con pistole ad acqua. L’assenza per Covid salva Fabiàn Ruiz dalla mediana a 2, ruolo sbagliato che ne soffoca propulsione ed estro, inutile insistere. Petagna, poi. Vale meno se sta in avanti, se rimane isolato, se i compagni mandano dozzine di tiri deboli da lontano. Prezioso invece quando nell’area piena gioca spalle alla porta, può non essere veloce, ma dà quei retropassaggi che mandano come ieri in gol Insigne e Demme. Un Napoli così risparmia a Gattuso la ricerca di strani alibi per spiegare le partite peggiori. Un Napoli così è profondamente diverso. Un Napoli così può giocarsi la Supercoppa mercoledì sera con la Juve, appena travolta dall'Inter. Un Napoli così riapre la storia infinita del nuovo contratto di Gattuso. Stavolta ci siamo? Si perde meno tempo per firmare gli armistizi dopo le grandi guerre.

 

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IL GRAFFIO - Corbo: "Un Napoli così può giocarsi la Supercoppa mercoledì sera con la Juve"

di Napoli Magazine

18/01/2024 - 11:32

Sei gol fanno pensare ad una esplosione d’ira. Niente avviene per caso, l’undicesima non è una vittoria d’impeto. Ma la logica evoluzione di un Napoli che si regala una settimana di rimorsi e giuramenti. Umiliato dallo Spezia con la terza sconfitta interna, risale attraverso fatica e riflessione. Tutto in sette giorni: vince a Udine senza uscire dal grigio, si qualifica con l’Empoli per i quarti di Coppa Italia, batte una Fiorentina forte in molti dei suoi, temibile solo per mezz’ora, ma tatticamente sbandata e fragile.

 

La chiave è al minuto 39. Il Napoli è già in vantaggio di due gol, quando svetta un personaggio. Un fantastico solista sale sul podio. L’orchestra ha un direttore, ed è lui, Lorenzo Insigne, il capitano che aveva parlato da capitano l’altra domenica, l’omino che si era gonfiato di coraggio, autorità e saggezza per darsi delle colpe e scuotere una squadra involuta, molliccia, divisa. Insigne sulla sinistra danza fra tre avversari, li supera in un dribbling coreografico, lucidità e grazia insieme, bellezza senza vanità, lo guardano disarmati Amrabat, Venuti e Milenkovic, poi Insigne non spreca il suo interno destro in un tiro ma indovina un assist sul versante opposto, dove dalla destra piomba Lozano per chiudere nel primo angolo. Questo minuto è il punto di confine. La Fiorentina era in partita, una parata di Ospina ed una traversa di Binaghi con deviazione di Demme lo confermano, ma non solo, alla Fiorentina riusciva il doppio gioco sulle fasce: a destra era a disagio Hysaj tra Ribery e Biraghi, come Mario Rui a sinistra tra Callejon, Venuti e Milenkovic, tutti in veloci sovrapposizioni. Il terzo gol di Lozano, prodotto da Insigne smonta la Fiorentina. La esclude. Ora la domina perché la difesa viola a 3 si slabbra, deve intervenire su tre del Napoli. Insigne, Petagna e Lozano. Tre a loro volta raggiunti negli spazi interni da Zielinski, con frenetiche accelerazioni e da Demme, ideale partner di Bakayoko per mobilità in orizzontale e improvvisi inserimenti verticali.

 

Sono evidenti le novità. Grande applicazione e freschezza che mancavano quando il Napoli era un plotone con pistole ad acqua. L’assenza per Covid salva Fabiàn Ruiz dalla mediana a 2, ruolo sbagliato che ne soffoca propulsione ed estro, inutile insistere. Petagna, poi. Vale meno se sta in avanti, se rimane isolato, se i compagni mandano dozzine di tiri deboli da lontano. Prezioso invece quando nell’area piena gioca spalle alla porta, può non essere veloce, ma dà quei retropassaggi che mandano come ieri in gol Insigne e Demme. Un Napoli così risparmia a Gattuso la ricerca di strani alibi per spiegare le partite peggiori. Un Napoli così è profondamente diverso. Un Napoli così può giocarsi la Supercoppa mercoledì sera con la Juve, appena travolta dall'Inter. Un Napoli così riapre la storia infinita del nuovo contratto di Gattuso. Stavolta ci siamo? Si perde meno tempo per firmare gli armistizi dopo le grandi guerre.

 

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica