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IL GRAFFIO - Il coraggio ha le parole di Sarri
07.02.2016 21:45 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

La vittoria sul Carpi non è brillante, ma non preoccupa. Il Napoli gioca con la Juve nella testa, come la Juve non pensa che al Napoli. Finalmente sabato si incontrano. Mi piace l'atteggiamento di Sarri: va a Torino per vincere. Senza calcoli né tatticismi. Questo è lo stile che l'ha portato al primo posto. Giusto proseguire così. Il calcio all'italiana passa in archivio grazie a gente come Sarri. Ricordate le distanze abissali dalla Juve quando il Napoli era secondo o terzo senza nulla tentare per essere primo? Avanti così. Giro volentieri l'articolo appena scritto per Repubblica Napoli. Rombo alto. Motori sotto sforzo. Ma velocità più bassa. Napoli primo e Juve seconda escono dall'ultima curva come bolidi ruggenti. Entrano in due nella storia nuova di un campionato neanche immaginato, corrono verso lo scudetto, con l'Italia del calcio che si divide, Napoli e Torino, Sud e Nord, avanti così, lasciate volare Napoli e Juve, nessuno è più forte di loro. Carpi e Frosinone, le penultime inchiodate laggiù a 19 punti, provano a fermarli. Si mettono di traverso, ma crollano dopo un'ora. Dura un'ora anche la sofferenza di Napoli e Juve: non si davano pace, abbiamo 56 e 54 punti, quasi il triplo dei nostri avversari, siamo forti, più forti di tutti e non riusciamo a segnare? Per tutt'e due l'incubo svanisce negli stessi minuti. Era prevedibile una domenica di furori compressi. Di ansie e potenza inespressa Minuto per minuto a imprecare: gli altri non vincono e noi neanche segniamo, ma che succede? Impossibile giocare contro due squadre insieme: una che ti resiste sul campo, l'altra che ti buca la mente, perché ormai il Napoli non pensa che alla Juve, e la Juve al Napoli. Si stimano senza amarsi, si temono senza odiarsi. Da sabato si giocano lo scudetto in una sfida lunga tre mesi, 14 partite, 1260 minuti, vediamo come finisce. A Napoli si ci mette pure l'arbitro Daniele Doveri, sezione di Roma, verboso come sa essere un toscano di Volterra, impreciso come si immaginano i bontemponi laziali nella sagra dell'uva a Marino, quelli che sbagliano bevono e se ne infischiano. C'è un rigore su Callejon e fa cenno di continuare, segna un gol regolare ancora Callejon e lui guarda altrove, c'è un fallo e Doveri punisce Bianco, non Zaccardo che l'ha commesso, gli dicono che Bianco è già ammonito e lui persevera, lo espelle per doppio giallo, il Carpi subisce e mostra l'altra guancia, 10 contro 11, perché un arbitro così lo incontri una sola volta, due se sei proprio sfortunato, ma su Facebook conta 1693 “mi piace”, che voglia di conoscere i suoi 1693 ammiratori. Squadra appannata: porta palla, sbaglia troppi passaggi laddove ne indovinava 12 di fila, è involuta come Insigne ieri che comincia a tirare sempre e comunque, anche dall'Asse Mediano prima di arrivare allo stadio, opaca come Hamisik, ma squadra determinata come il gigantesco e risolutivo Koulibaly, aggressiva come Callejon e Allan, a tratti perentoria come Higuain che segna su rigore e il suo 24esimo gol, e sono 40 nei due anni di A, 60 in totale in Italia. Un Napoli conformista e ripetitivo come Sarri: preoccupato di perdere punti sulla Juve, conferma il modulo che non funziona. Strano che non gli sia venuto in mente di forzare il blocco del Cesena affiancando nella ripresa Gabbiadini a Higuain, con Insigne rifinitore, in quel 4-3-1-2 che gli piaceva tanto. Inutile Valdifiori, regista arretrato contro il bunker Carpi, decoroso e forse più con Letizia di Scampia avversario di Insigne e il brasiliano Martinho in rilancio. Napoli anche disordinato, per 22 minuti si ritrovano Insigne e Mertens insieme, quindi spaesati. Ma se sabato il Napoli guarda la Juve senza arrossire in una sfida che vale mezzo scudetto non c'è nessuno che abbia più meriti di Sarri. Va bene anche così, antico maestro di calcio moderno, profeta di uno scudetto mai sognato quest'anno. Ha creato un Napoli fantastico, che nessuno aveva osato chiedergli.

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IL GRAFFIO - Il coraggio ha le parole di Sarri

di Napoli Magazine

07/02/2024 - 21:45

La vittoria sul Carpi non è brillante, ma non preoccupa. Il Napoli gioca con la Juve nella testa, come la Juve non pensa che al Napoli. Finalmente sabato si incontrano. Mi piace l'atteggiamento di Sarri: va a Torino per vincere. Senza calcoli né tatticismi. Questo è lo stile che l'ha portato al primo posto. Giusto proseguire così. Il calcio all'italiana passa in archivio grazie a gente come Sarri. Ricordate le distanze abissali dalla Juve quando il Napoli era secondo o terzo senza nulla tentare per essere primo? Avanti così. Giro volentieri l'articolo appena scritto per Repubblica Napoli. Rombo alto. Motori sotto sforzo. Ma velocità più bassa. Napoli primo e Juve seconda escono dall'ultima curva come bolidi ruggenti. Entrano in due nella storia nuova di un campionato neanche immaginato, corrono verso lo scudetto, con l'Italia del calcio che si divide, Napoli e Torino, Sud e Nord, avanti così, lasciate volare Napoli e Juve, nessuno è più forte di loro. Carpi e Frosinone, le penultime inchiodate laggiù a 19 punti, provano a fermarli. Si mettono di traverso, ma crollano dopo un'ora. Dura un'ora anche la sofferenza di Napoli e Juve: non si davano pace, abbiamo 56 e 54 punti, quasi il triplo dei nostri avversari, siamo forti, più forti di tutti e non riusciamo a segnare? Per tutt'e due l'incubo svanisce negli stessi minuti. Era prevedibile una domenica di furori compressi. Di ansie e potenza inespressa Minuto per minuto a imprecare: gli altri non vincono e noi neanche segniamo, ma che succede? Impossibile giocare contro due squadre insieme: una che ti resiste sul campo, l'altra che ti buca la mente, perché ormai il Napoli non pensa che alla Juve, e la Juve al Napoli. Si stimano senza amarsi, si temono senza odiarsi. Da sabato si giocano lo scudetto in una sfida lunga tre mesi, 14 partite, 1260 minuti, vediamo come finisce. A Napoli si ci mette pure l'arbitro Daniele Doveri, sezione di Roma, verboso come sa essere un toscano di Volterra, impreciso come si immaginano i bontemponi laziali nella sagra dell'uva a Marino, quelli che sbagliano bevono e se ne infischiano. C'è un rigore su Callejon e fa cenno di continuare, segna un gol regolare ancora Callejon e lui guarda altrove, c'è un fallo e Doveri punisce Bianco, non Zaccardo che l'ha commesso, gli dicono che Bianco è già ammonito e lui persevera, lo espelle per doppio giallo, il Carpi subisce e mostra l'altra guancia, 10 contro 11, perché un arbitro così lo incontri una sola volta, due se sei proprio sfortunato, ma su Facebook conta 1693 “mi piace”, che voglia di conoscere i suoi 1693 ammiratori. Squadra appannata: porta palla, sbaglia troppi passaggi laddove ne indovinava 12 di fila, è involuta come Insigne ieri che comincia a tirare sempre e comunque, anche dall'Asse Mediano prima di arrivare allo stadio, opaca come Hamisik, ma squadra determinata come il gigantesco e risolutivo Koulibaly, aggressiva come Callejon e Allan, a tratti perentoria come Higuain che segna su rigore e il suo 24esimo gol, e sono 40 nei due anni di A, 60 in totale in Italia. Un Napoli conformista e ripetitivo come Sarri: preoccupato di perdere punti sulla Juve, conferma il modulo che non funziona. Strano che non gli sia venuto in mente di forzare il blocco del Cesena affiancando nella ripresa Gabbiadini a Higuain, con Insigne rifinitore, in quel 4-3-1-2 che gli piaceva tanto. Inutile Valdifiori, regista arretrato contro il bunker Carpi, decoroso e forse più con Letizia di Scampia avversario di Insigne e il brasiliano Martinho in rilancio. Napoli anche disordinato, per 22 minuti si ritrovano Insigne e Mertens insieme, quindi spaesati. Ma se sabato il Napoli guarda la Juve senza arrossire in una sfida che vale mezzo scudetto non c'è nessuno che abbia più meriti di Sarri. Va bene anche così, antico maestro di calcio moderno, profeta di uno scudetto mai sognato quest'anno. Ha creato un Napoli fantastico, che nessuno aveva osato chiedergli.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica