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IL GRAFFIO - L'analisi di Corbo: "Napoli, meglio riflettere che anticipare i processi"
06.10.2019 22:12 di Napoli Magazine Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica

NAPOLI - La serata della grande speranza si consuma nel grigiore di Torino. Finito al quarto posto, il Napoli puntava su Inter-Juve per recuperare il ritardo. Non ha purtroppo valutato se stesso, la confusione in cui si è lentamente cacciato. Il campionato è lungo, mancano 31 partite, 93 punti in teoria, ma se il pessimismo degenera in processi precoci e inopportuni un motivo c'è. I tifosi si accorgono che il Napoli è oppresso da troppi dubbi e rimorsi, non sa come uscire da questa fittissima nebbia che lo avvolge. Ecco, per ripartire, dovrebbe conoscere i guasti di un motore che solo venti giorni fa rombava contro il Liverpool, considerato il primo club d'Europa avendo vinto l'ultima Champions. Se ha smesso di segnare e vincere, che cosa non va? Si è già appannata la condizione atletica? Gli acquisti si sono rivelati inferiori a promesse, aspettative e prezzo, Lozano per fare un nome? È questione di modulo come sostenevano alcuni giocatori, magari Insigne? Questi interrogativi sono tutti fondati. Dicono molto ma risolvono poco in una fase della stagione cruciale. Si può cominciare dalla classifica: il pari di Torino è una lettera di dimissioni dalla lotta per lo scudetto, che vadano avanti Inter e Juve, per il Napoli bisogna attendere altro giro e altra corsa, penosa conclusione dopo solo sette partite ed una estate che ancora una volta la società ha condotto secondo un pirotecnico rituale. Ha lasciato che Ancelotti promettesse tutto ed anche di più, senza poi esaudire le sue richieste. Si può obiettare, però: perché non ha parlato chiaro? Il Napoli si è accorto troppo tardi che Mino Raiola non poteva offrire gli ottanta milioni da lui ipotizzati per la vendita di Insigne, laddove il Napoli ne chiedeva almeno 70. Tutto si è disperso nelle fumose trattative di luglio e metà agosto: James Rodriguez non è arrivato ed è rimasto Insigne, ed è cambiato un intero progetto di squadra. La trattativa per Icardi era un solo monologo, con il Napoli che sbandierava la volontà di acquistarlo, annunci a senso unico, perché l'Inter taceva e rifiutava ogni ipotesi di scambio. E Wanda Nara moglie agente del bomber, capricciosa come tutte le piccole dive dell'avanspettacolo, opponeva un no metallico come una cassaforte chiusa. Da Icardi a Llorente, quindi. Llorente che ieri ha girato di testa nel finale qualche cross effimero come i minuti che svanivano. Fino a ieri una credibile prospettiva di svolta accompagnava il Napoli. Il ritorno al 4-3-3 ha richiamato domeniche felici. Automatico quel lampo di nostalgia del triennio di Sarri. L'ha provato anche chi non lo rimpiange e gli contesta la partenza di Duvan Zapata, bocciato in ritiro. Neanche il 4-3-3 ha cambiato la scena. Forse si è lasciato coinvolgere nella grande illusione anche il protagonista dell'ultima polemica: Insigne si sentiva vittima di una involuzione tattica, di un 4-4-2 che lo impegnava prima come mediano sinistro e poi emarginato. Oggi Insigne è in confusione più del Napoli. Sostituito dopo 67 minuti ma ancora attaccante della Nazionale doverosamente convocato. Chi è Insigne, il malinconico ometto che lasciava il campo e sfiorava la mano di Ancelotti, un giocatore di qualità ancora recuperabile e commerciabile, un genio incompreso? Una domanda come altre: chi è terzino sinistro se Ghoulam entra dopo l'infortunio di Hysaj che gli era stato preferito? Chi è il mediano che dà ordine tra Allan, Fabian Ruiz e Zielinski? Chi deve cedere il posto al più costoso acquisto di sempre, Lozano, ininfluente e sostituito? La sosta aiuta a riflettere. Ce n'è tanto bisogno.

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06/10/2024 - 22:12

NAPOLI - La serata della grande speranza si consuma nel grigiore di Torino. Finito al quarto posto, il Napoli puntava su Inter-Juve per recuperare il ritardo. Non ha purtroppo valutato se stesso, la confusione in cui si è lentamente cacciato. Il campionato è lungo, mancano 31 partite, 93 punti in teoria, ma se il pessimismo degenera in processi precoci e inopportuni un motivo c'è. I tifosi si accorgono che il Napoli è oppresso da troppi dubbi e rimorsi, non sa come uscire da questa fittissima nebbia che lo avvolge. Ecco, per ripartire, dovrebbe conoscere i guasti di un motore che solo venti giorni fa rombava contro il Liverpool, considerato il primo club d'Europa avendo vinto l'ultima Champions. Se ha smesso di segnare e vincere, che cosa non va? Si è già appannata la condizione atletica? Gli acquisti si sono rivelati inferiori a promesse, aspettative e prezzo, Lozano per fare un nome? È questione di modulo come sostenevano alcuni giocatori, magari Insigne? Questi interrogativi sono tutti fondati. Dicono molto ma risolvono poco in una fase della stagione cruciale. Si può cominciare dalla classifica: il pari di Torino è una lettera di dimissioni dalla lotta per lo scudetto, che vadano avanti Inter e Juve, per il Napoli bisogna attendere altro giro e altra corsa, penosa conclusione dopo solo sette partite ed una estate che ancora una volta la società ha condotto secondo un pirotecnico rituale. Ha lasciato che Ancelotti promettesse tutto ed anche di più, senza poi esaudire le sue richieste. Si può obiettare, però: perché non ha parlato chiaro? Il Napoli si è accorto troppo tardi che Mino Raiola non poteva offrire gli ottanta milioni da lui ipotizzati per la vendita di Insigne, laddove il Napoli ne chiedeva almeno 70. Tutto si è disperso nelle fumose trattative di luglio e metà agosto: James Rodriguez non è arrivato ed è rimasto Insigne, ed è cambiato un intero progetto di squadra. La trattativa per Icardi era un solo monologo, con il Napoli che sbandierava la volontà di acquistarlo, annunci a senso unico, perché l'Inter taceva e rifiutava ogni ipotesi di scambio. E Wanda Nara moglie agente del bomber, capricciosa come tutte le piccole dive dell'avanspettacolo, opponeva un no metallico come una cassaforte chiusa. Da Icardi a Llorente, quindi. Llorente che ieri ha girato di testa nel finale qualche cross effimero come i minuti che svanivano. Fino a ieri una credibile prospettiva di svolta accompagnava il Napoli. Il ritorno al 4-3-3 ha richiamato domeniche felici. Automatico quel lampo di nostalgia del triennio di Sarri. L'ha provato anche chi non lo rimpiange e gli contesta la partenza di Duvan Zapata, bocciato in ritiro. Neanche il 4-3-3 ha cambiato la scena. Forse si è lasciato coinvolgere nella grande illusione anche il protagonista dell'ultima polemica: Insigne si sentiva vittima di una involuzione tattica, di un 4-4-2 che lo impegnava prima come mediano sinistro e poi emarginato. Oggi Insigne è in confusione più del Napoli. Sostituito dopo 67 minuti ma ancora attaccante della Nazionale doverosamente convocato. Chi è Insigne, il malinconico ometto che lasciava il campo e sfiorava la mano di Ancelotti, un giocatore di qualità ancora recuperabile e commerciabile, un genio incompreso? Una domanda come altre: chi è terzino sinistro se Ghoulam entra dopo l'infortunio di Hysaj che gli era stato preferito? Chi è il mediano che dà ordine tra Allan, Fabian Ruiz e Zielinski? Chi deve cedere il posto al più costoso acquisto di sempre, Lozano, ininfluente e sostituito? La sosta aiuta a riflettere. Ce n'è tanto bisogno.

Fonte: Antonio Corbo per "Il Graffio" di Repubblica