A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Beppe Accardi, agente FIFA.
Beppe, abbiamo sempre elogiato l’operato di Marotta e Ausilio, però stavolta la situazione allenatore si è un po’ trascinata. Da esperto di calciomercato, come valuta tutta questa storia?
“Allora, secondo me la notizia più bella è che un allenatore come Fabregas, pur di seguire un progetto che gli ha trasmesso fiducia, stabilità e valori, abbia avuto il coraggio di restare al Como invece di accettare un’offerta importante come quella dell’Inter. Il 99% degli allenatori italiani e mondiali avrebbe fatto una scelta diversa. Questo vuol dire che, forse, stanno tornando certi valori legati al romanticismo del calcio. Ed è una cosa bellissima. Non è stato facile dire di no all’Inter. Per quanto riguarda la scelta dell’Inter di virare su Chivu, oggi non ci sono molti allenatori di grande nome disponibili. Hanno optato per un tecnico che ha fatto bene, e probabilmente hanno intuito che il suo passato all’Inter, lo storico con il club, potesse rappresentare un valore aggiunto. Chivu sarebbe ben accolto dai tifosi, e credo abbia il carattere giusto per allenare una grande squadra. Forse, finalmente, si sta iniziando a guardare anche ad altri tipi di allenatori: non solo quelli dal nome altisonante o con un curriculum pesante, ma profili diversi, che portano un valore nuovo".
Dall’altra parte c’è il Napoli. Qualche settimana fa non si conosceva ancora il futuro di Conte, invece ora è ufficiale: resta. Secondo lei, visto il momento delle altre squadre, è un vantaggio importante per il Napoli avere una solidità economica e un progetto tecnico già avviato? O questa condizione porta con sé anche la responsabilità di essere la squadra favorita?
“Sicuramente il Napoli ha l’onere e l’onore di partire come la favorita. La nota positiva è che De Laurentiis è riuscito a convincere Conte. Lo abbiamo visto tutti nell’ultima parte del campionato, ma si era già notato qualcosa dopo la vittoria dello scudetto, in quel famoso abbraccio con Conte. Ricorda? Quello con tutti i membri dello staff era pieno di affetto e amore, mentre quello con De Laurentiis fu un abbraccio di circostanza, quasi come se il mister non avesse piacere ad abbracciarlo. Il fatto che Conte abbia accettato vuol dire che ha ricevuto garanzie importanti dal presidente, a cui vanno fatti i complimenti. Al di là del fatto che De Laurentiis, per qualcuno, possa risultare antipatico – e in effetti lo è più di quanto sia simpatico – c’è un dato oggettivo: De Laurentiis è un presidente che, fin dal suo arrivo, ha chiarito i suoi progetti e alla fine li ha realizzati. Negli ultimi tre anni ha vinto due scudetti e ha fatto qualcosa che i grandi club italiani non riescono più a fare: gestire i conti in modo impeccabile. Il Napoli è una delle società più sane economicamente, in Italia e forse in Europa. E grazie a questa gestione oculata può permettersi di fare grossi investimenti e sognare la Champions League. Questo è un grande merito".
Si parla di De Bruyne al Napoli e Modric al Milan. Ovviamente tra i due c’è una differenza d’età importante, ma secondo lei la Serie A sta diventando un po’ un “cimitero degli elefanti”?
“La Serie A lo è già da un bel po’. Sono anni che è diventata, tra virgolette, un ‘cimitero degli elefanti’. Oggi ancora di più. Però parliamo di giocatori che, anche se fisicamente non sono quelli di dieci o cinque anni fa, hanno una personalità tale da trascinare gli altri compagni. Sono giocatori che ti fanno fare il salto di qualità mentale. Ricordatevi sempre una cosa: Conte è tutto tranne che stupido. È un allenatore che, quando prende una decisione, lo fa con convinzione totale. Già a novembre e dicembre, quando tutti pensavano che l’Inter avrebbe vinto lo scudetto a mani basse, io dissi: ‘Occhio, che lo vince il Napoli per il fattore Conte.’ Conte è un fattore devastante. Riesce a trasmettere ai giocatori qualcosa che va oltre la tattica. È un tecnico moderno, ma riesce ancora a far capire l’importanza del sacrificio. E quando ottieni disponibilità al sacrificio, i risultati arrivano per forza".
La convince la scelta del Napoli di rinnovare il contratto di Meret e continuare a puntare su di lui come portiere titolare?
“Sicuramente se l’hanno rinnovato, vuol dire che la valutazione è stata fatta con coscienza. Non dimentichiamoci che, fino a qualche anno fa, Meret era considerato uno dei portieri più promettenti in Italia. Secondo me è una scelta giusta, anche perché in un contesto come quello del Napoli può dare un contributo importante anche a livello di spogliatoio. Anche la continuità, sia tattica che nella rosa, diventa un fattore. Avere gran parte dei calciatori confermati permette di portare avanti lo stesso progetto tattico. Le grandi squadre, soprattutto quelle straniere, hanno sempre dimostrato che i grandi cicli si costruiscono con la continuità. Quando lo zoccolo duro del gruppo resta lo stesso, cresce in autostima e trascina i nuovi. La personalità in campo è fondamentale. L’Inter, per esempio, ha perso col Paris Saint-Germain non dal punto di vista tecnico, ma della personalità. I francesi sono entrati in campo sicuri di sé, sapevano chi erano. L’Inter, invece, no. E questo non è successo solo in finale: l’Inter ha perso il campionato negli ultimi tre mesi, quando nelle ultime partite ha subito pareggi o sconfitte negli ultimi venti minuti. Significa che la squadra, in quei momenti, è andata in crisi mentale".
di Napoli Magazine
06/06/2025 - 11:20
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Beppe Accardi, agente FIFA.
Beppe, abbiamo sempre elogiato l’operato di Marotta e Ausilio, però stavolta la situazione allenatore si è un po’ trascinata. Da esperto di calciomercato, come valuta tutta questa storia?
“Allora, secondo me la notizia più bella è che un allenatore come Fabregas, pur di seguire un progetto che gli ha trasmesso fiducia, stabilità e valori, abbia avuto il coraggio di restare al Como invece di accettare un’offerta importante come quella dell’Inter. Il 99% degli allenatori italiani e mondiali avrebbe fatto una scelta diversa. Questo vuol dire che, forse, stanno tornando certi valori legati al romanticismo del calcio. Ed è una cosa bellissima. Non è stato facile dire di no all’Inter. Per quanto riguarda la scelta dell’Inter di virare su Chivu, oggi non ci sono molti allenatori di grande nome disponibili. Hanno optato per un tecnico che ha fatto bene, e probabilmente hanno intuito che il suo passato all’Inter, lo storico con il club, potesse rappresentare un valore aggiunto. Chivu sarebbe ben accolto dai tifosi, e credo abbia il carattere giusto per allenare una grande squadra. Forse, finalmente, si sta iniziando a guardare anche ad altri tipi di allenatori: non solo quelli dal nome altisonante o con un curriculum pesante, ma profili diversi, che portano un valore nuovo".
Dall’altra parte c’è il Napoli. Qualche settimana fa non si conosceva ancora il futuro di Conte, invece ora è ufficiale: resta. Secondo lei, visto il momento delle altre squadre, è un vantaggio importante per il Napoli avere una solidità economica e un progetto tecnico già avviato? O questa condizione porta con sé anche la responsabilità di essere la squadra favorita?
“Sicuramente il Napoli ha l’onere e l’onore di partire come la favorita. La nota positiva è che De Laurentiis è riuscito a convincere Conte. Lo abbiamo visto tutti nell’ultima parte del campionato, ma si era già notato qualcosa dopo la vittoria dello scudetto, in quel famoso abbraccio con Conte. Ricorda? Quello con tutti i membri dello staff era pieno di affetto e amore, mentre quello con De Laurentiis fu un abbraccio di circostanza, quasi come se il mister non avesse piacere ad abbracciarlo. Il fatto che Conte abbia accettato vuol dire che ha ricevuto garanzie importanti dal presidente, a cui vanno fatti i complimenti. Al di là del fatto che De Laurentiis, per qualcuno, possa risultare antipatico – e in effetti lo è più di quanto sia simpatico – c’è un dato oggettivo: De Laurentiis è un presidente che, fin dal suo arrivo, ha chiarito i suoi progetti e alla fine li ha realizzati. Negli ultimi tre anni ha vinto due scudetti e ha fatto qualcosa che i grandi club italiani non riescono più a fare: gestire i conti in modo impeccabile. Il Napoli è una delle società più sane economicamente, in Italia e forse in Europa. E grazie a questa gestione oculata può permettersi di fare grossi investimenti e sognare la Champions League. Questo è un grande merito".
Si parla di De Bruyne al Napoli e Modric al Milan. Ovviamente tra i due c’è una differenza d’età importante, ma secondo lei la Serie A sta diventando un po’ un “cimitero degli elefanti”?
“La Serie A lo è già da un bel po’. Sono anni che è diventata, tra virgolette, un ‘cimitero degli elefanti’. Oggi ancora di più. Però parliamo di giocatori che, anche se fisicamente non sono quelli di dieci o cinque anni fa, hanno una personalità tale da trascinare gli altri compagni. Sono giocatori che ti fanno fare il salto di qualità mentale. Ricordatevi sempre una cosa: Conte è tutto tranne che stupido. È un allenatore che, quando prende una decisione, lo fa con convinzione totale. Già a novembre e dicembre, quando tutti pensavano che l’Inter avrebbe vinto lo scudetto a mani basse, io dissi: ‘Occhio, che lo vince il Napoli per il fattore Conte.’ Conte è un fattore devastante. Riesce a trasmettere ai giocatori qualcosa che va oltre la tattica. È un tecnico moderno, ma riesce ancora a far capire l’importanza del sacrificio. E quando ottieni disponibilità al sacrificio, i risultati arrivano per forza".
La convince la scelta del Napoli di rinnovare il contratto di Meret e continuare a puntare su di lui come portiere titolare?
“Sicuramente se l’hanno rinnovato, vuol dire che la valutazione è stata fatta con coscienza. Non dimentichiamoci che, fino a qualche anno fa, Meret era considerato uno dei portieri più promettenti in Italia. Secondo me è una scelta giusta, anche perché in un contesto come quello del Napoli può dare un contributo importante anche a livello di spogliatoio. Anche la continuità, sia tattica che nella rosa, diventa un fattore. Avere gran parte dei calciatori confermati permette di portare avanti lo stesso progetto tattico. Le grandi squadre, soprattutto quelle straniere, hanno sempre dimostrato che i grandi cicli si costruiscono con la continuità. Quando lo zoccolo duro del gruppo resta lo stesso, cresce in autostima e trascina i nuovi. La personalità in campo è fondamentale. L’Inter, per esempio, ha perso col Paris Saint-Germain non dal punto di vista tecnico, ma della personalità. I francesi sono entrati in campo sicuri di sé, sapevano chi erano. L’Inter, invece, no. E questo non è successo solo in finale: l’Inter ha perso il campionato negli ultimi tre mesi, quando nelle ultime partite ha subito pareggi o sconfitte negli ultimi venti minuti. Significa che la squadra, in quei momenti, è andata in crisi mentale".