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IL PARERE - Altobelli: "Milik è un giocatore che se impiegato segna, è forte, può risolvere i problemi del Napoli più di Llorente"
18.10.2019 11:10 di Napoli Magazine Fonte: Giovanni Annunziata per il Roma

Nel corso degli anni c’è stata una vera e propria mutazione del gioco del calcio. A partire dal regolamento, passando per gli allenamenti, fino ad arrivare al diverso rendimento dei calciatori in campo. Chi ha vissuto il calcio di ieri da dentro e guarda quello di oggi dall’esterno è Sandro Altobelli, uno degli attaccanti più importanti della storia italiana.

 

Quanto cambia il calcio di oggi rispetto a quello degli anni ’70-‘80? «È cambiato completamente, anche perché oggi una società può affidarsi di più agli sponsor, alle plusvalenze. Oggi i club spendono cifre che prima erano impensabili. Inoltre il calcio è più fisico ma meno tecnico. Devo dire però che sono lontani anni luce i giocatori di oggi rispetto a quelli che c’erano prima. Secondo me il calcio più difficile, più duro, era quello tra il ’75 e l’86, dove c’erano calciatori straordinari. Oggi abbiamo un calcio bello, dove ogni domenica i giocatori fanno vedere una giocata differente – perché hanno perfezionato una caratteristica che prima non si curava – e c’è anche grande differenza fisica e tattica».

 

Chi è l’attaccante in cui si rivede oggi? «Non credo sia un paragone semplice da fare. Ma non solo per me, anche con i vari Virdis, Paolo Rossi, Giordano, Bettega, giusto per fare alcuni esempi. Oggi non ci sta fare un paragone con i vari Belotti e Immobile. Diciamo che a quei tempi c’erano fior di attaccanti che in Nazionale o in campionato facevano tanti gol. Oggi abbiamo visto questi giocatori che segnano in campionato ma in Nazionale poco. Quindi non c’è il paragone».

 

Oggi è più semplice fare gol per un attaccante? «Sono cambiate le regole e quindi oggi è molto più facile andare in gol. Dopo un minuto c’è un’ammonizione, il difensore non può fare più niente. Ricordo le marcature di Gentile, Canuti, erano ferree, non ti lasciavano un secondo e prima di ammonire ci volevano tre giornate. Oggi è molto più facile».

 

La Serie A sta tornando ad alti livelli? «Per anni e anni siamo stati la nazione dove il calcio era il più seguito in tutto il mondo perché avevamo tutti gli italiani forti, ma anche gli stranieri che andavano via da Brasile, Argentina, Germania per giocare in Italia. Abbiamo visto un calcio straordinario. Oggi questo calcio è stato superato dalla Spagna – con Real Madrid e Barcellona – dalla Francia – con il PSG – dalla Germania – con il Bayern Monaco – e dall’Inghilterra, che ha 4-5 squadre. Noi siamo dopo questo gruppo. Oggi abbiamo visto con Napoli, Juve, Inter, Fiorentina e Roma che abbiamo fatto un buon mercato. Stiamo tornando, possiamo dirlo, però dobbiamo lavorare ancora tanto».

 

Chi ha il reparto offensivo più forte oggi in Italia? «Penso sia quello della Juve, con Ronaldo, Dybala, Costa, Bernardeschi. Ha un parco attaccanti importante e che funziona bene. Anche l’Atalanta, che è la squadra che ha fatto più gol e i numeri contano tanto».

 

Per il Napoli Llorente è stato un acquisto giusto? «Ancelotti ha sempre dimostrato di essere un grande allenatore e se ha voluto Llorente bisogna fidarsi di lui. È chiaro che ci sono attaccanti più forti e tra questi c’è Milik, che è proprio lì a Napoli. È un giocatore che se impiegato segna, è forte. Così come lo sono Insigne, Callejon, Mertens. Al Napoli serviva un giocatore fisico che potesse sostituire anche Milik, ma non rappresenta una prima scelta perché non è il più forte del reparto offensivo azzurro».

 

Milik non trova più la via del gol con il Napoli. Come si esce da situazioni del genere? «Prima di tutto occorre la fiducia dell’allenatore, che ti manda in campo tranquillo, sereno e poi il resto viene da sé. Ho visto Milik quando giocava prima dell’infortunio ed è un signore attaccante, che segna di testa, di destro, sinistro, su punizione. È un calciatore che può risolvere i problemi del Napoli più di Llorente».

 

E Lozano? «È un buon giocatore, ma se dobbiamo parlare di lui e pensare che debba prendere il posto di Insigne a sinistra, Callejon a destra o Mertens, diciamo che non ci sta. Lozano ha delle qualità e può giocare in più ruoli dell’attacco, ma non è più forte di quelli che il Napoli ha».

 

Nella lotta tra Napoli, Inter e Juve chi può arrivare più lontano? «La Juve è sempre la squadra da battere. Prima di giocare con l’Inter aveva vinto cinque partite e pareggiata una, non giocando benissimo. Poi con i nerazzurri ha fatto una gara straordinaria, ha meritato. Quindi è la squadra da battere. L’Inter si è rafforzata notevolmente e credo che la sua difesa sia tra le più forti al mondo. Ha un centrocampo forte e in attacco può migliorare, perché Lautaro e Lukaku sono buoni attaccanti, però devono segnare di più. Essendo il Napoli in difficoltà, forse l’Inter può averlo superato, cosa che non accade con la Juve però. Se ad inizio campionato mettevamo in ordine Juve, Napoli e Inter, oggi c’è da invertire secondo e terzo posto, perché gli azzurri non attraversano un buon momento, in classifica non sono messi benissimo, fanno fatica a segnare e c’è qualche polemica di troppo».

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IL PARERE - Altobelli: "Milik è un giocatore che se impiegato segna, è forte, può risolvere i problemi del Napoli più di Llorente"

di Napoli Magazine

18/10/2024 - 11:10

Nel corso degli anni c’è stata una vera e propria mutazione del gioco del calcio. A partire dal regolamento, passando per gli allenamenti, fino ad arrivare al diverso rendimento dei calciatori in campo. Chi ha vissuto il calcio di ieri da dentro e guarda quello di oggi dall’esterno è Sandro Altobelli, uno degli attaccanti più importanti della storia italiana.

 

Quanto cambia il calcio di oggi rispetto a quello degli anni ’70-‘80? «È cambiato completamente, anche perché oggi una società può affidarsi di più agli sponsor, alle plusvalenze. Oggi i club spendono cifre che prima erano impensabili. Inoltre il calcio è più fisico ma meno tecnico. Devo dire però che sono lontani anni luce i giocatori di oggi rispetto a quelli che c’erano prima. Secondo me il calcio più difficile, più duro, era quello tra il ’75 e l’86, dove c’erano calciatori straordinari. Oggi abbiamo un calcio bello, dove ogni domenica i giocatori fanno vedere una giocata differente – perché hanno perfezionato una caratteristica che prima non si curava – e c’è anche grande differenza fisica e tattica».

 

Chi è l’attaccante in cui si rivede oggi? «Non credo sia un paragone semplice da fare. Ma non solo per me, anche con i vari Virdis, Paolo Rossi, Giordano, Bettega, giusto per fare alcuni esempi. Oggi non ci sta fare un paragone con i vari Belotti e Immobile. Diciamo che a quei tempi c’erano fior di attaccanti che in Nazionale o in campionato facevano tanti gol. Oggi abbiamo visto questi giocatori che segnano in campionato ma in Nazionale poco. Quindi non c’è il paragone».

 

Oggi è più semplice fare gol per un attaccante? «Sono cambiate le regole e quindi oggi è molto più facile andare in gol. Dopo un minuto c’è un’ammonizione, il difensore non può fare più niente. Ricordo le marcature di Gentile, Canuti, erano ferree, non ti lasciavano un secondo e prima di ammonire ci volevano tre giornate. Oggi è molto più facile».

 

La Serie A sta tornando ad alti livelli? «Per anni e anni siamo stati la nazione dove il calcio era il più seguito in tutto il mondo perché avevamo tutti gli italiani forti, ma anche gli stranieri che andavano via da Brasile, Argentina, Germania per giocare in Italia. Abbiamo visto un calcio straordinario. Oggi questo calcio è stato superato dalla Spagna – con Real Madrid e Barcellona – dalla Francia – con il PSG – dalla Germania – con il Bayern Monaco – e dall’Inghilterra, che ha 4-5 squadre. Noi siamo dopo questo gruppo. Oggi abbiamo visto con Napoli, Juve, Inter, Fiorentina e Roma che abbiamo fatto un buon mercato. Stiamo tornando, possiamo dirlo, però dobbiamo lavorare ancora tanto».

 

Chi ha il reparto offensivo più forte oggi in Italia? «Penso sia quello della Juve, con Ronaldo, Dybala, Costa, Bernardeschi. Ha un parco attaccanti importante e che funziona bene. Anche l’Atalanta, che è la squadra che ha fatto più gol e i numeri contano tanto».

 

Per il Napoli Llorente è stato un acquisto giusto? «Ancelotti ha sempre dimostrato di essere un grande allenatore e se ha voluto Llorente bisogna fidarsi di lui. È chiaro che ci sono attaccanti più forti e tra questi c’è Milik, che è proprio lì a Napoli. È un giocatore che se impiegato segna, è forte. Così come lo sono Insigne, Callejon, Mertens. Al Napoli serviva un giocatore fisico che potesse sostituire anche Milik, ma non rappresenta una prima scelta perché non è il più forte del reparto offensivo azzurro».

 

Milik non trova più la via del gol con il Napoli. Come si esce da situazioni del genere? «Prima di tutto occorre la fiducia dell’allenatore, che ti manda in campo tranquillo, sereno e poi il resto viene da sé. Ho visto Milik quando giocava prima dell’infortunio ed è un signore attaccante, che segna di testa, di destro, sinistro, su punizione. È un calciatore che può risolvere i problemi del Napoli più di Llorente».

 

E Lozano? «È un buon giocatore, ma se dobbiamo parlare di lui e pensare che debba prendere il posto di Insigne a sinistra, Callejon a destra o Mertens, diciamo che non ci sta. Lozano ha delle qualità e può giocare in più ruoli dell’attacco, ma non è più forte di quelli che il Napoli ha».

 

Nella lotta tra Napoli, Inter e Juve chi può arrivare più lontano? «La Juve è sempre la squadra da battere. Prima di giocare con l’Inter aveva vinto cinque partite e pareggiata una, non giocando benissimo. Poi con i nerazzurri ha fatto una gara straordinaria, ha meritato. Quindi è la squadra da battere. L’Inter si è rafforzata notevolmente e credo che la sua difesa sia tra le più forti al mondo. Ha un centrocampo forte e in attacco può migliorare, perché Lautaro e Lukaku sono buoni attaccanti, però devono segnare di più. Essendo il Napoli in difficoltà, forse l’Inter può averlo superato, cosa che non accade con la Juve però. Se ad inizio campionato mettevamo in ordine Juve, Napoli e Inter, oggi c’è da invertire secondo e terzo posto, perché gli azzurri non attraversano un buon momento, in classifica non sono messi benissimo, fanno fatica a segnare e c’è qualche polemica di troppo».

Fonte: Giovanni Annunziata per il Roma