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IL PARERE - Valentini: "Gattuso? Serve un condottiero con un cuore grande come il suo”
17.06.2025 11:41 di Napoli Magazine

A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Antonello Valentini, amministratore delegato della lega dilettanti ed ex direttore generale FIGC. Di seguito, un estratto dell'intervista. Direttore, ritiene giusta la scelta di affidare la panchina della Nazionale italiana a Gennaro Gattuso? “Qui c’è poco spazio per sofismi o riflessioni filosofiche: c’è da salvare la baracca e andare ai Mondiali. Mancare per la terza volta sarebbe davvero incredibile, un disastro sportivo non solo per il calcio ma per tutto il movimento sportivo italiano. Serve un condottiero, uno con un cuore grande, con temperamento, con voglia di vincere. Gattuso è tutto questo. Ha vinto, ha motivazione, e se serve ti attacca pure al muro, com’è già successo in passato. Io l’ho vissuto per tanti anni in Nazionale, ho condiviso con lui il trionfo del 2006. Gennaro ha tutte le caratteristiche per provare a fare questa impresa, perché di impresa si tratta, diciamoci la verità, di portare l’Italia al Mondiale. E non pensiamo di avere tra le mani i talenti del 2006, del 2012 o del 2021: bisogna fare il pane con la farina che abbiamo, che è veramente poca. Gattuso è un grande motivatore, e in questo momento serve proprio questo, perché i giocatori mi sono sembrati demotivati, distaccati, e a me, che ho vissuto trent’anni di Nazionale, fa male. Lui può dare una scossa, può ridare anima alla squadra. Ha firmato per un anno, per una cifra irrisoria. Certo, parliamo sempre di cifre che rispetto allo stipendio di un operaio fanno impressione, ma nel mondo del calcio è una cifra ragionevole. E ti dico di più: sono convinto che Gattuso, pur di allenare la Nazionale, sarebbe andato anche gratis. Perché quella maglia ce l’ha appiccicata al cuore.” Come si è potuti arrivare a questo punto? Quali sono, secondo lei, le responsabilità principali? “I problemi sono stati, lasciamelo dire con franchezza, di atteggiamento. Alcuni giocatori non hanno avuto il giusto rispetto per Spalletti. Certo, anche lui ha commesso qualche errore d’approccio. Allenare un club è un mestiere diverso rispetto a fare il commissario tecnico della Nazionale. In Nazionale hai pochi giorni, incontri i giocatori a distanza di mesi, e devi costruire qualcosa in pochissimo tempo. Faccio un esempio chiaro: il caso Acerbi. È stato convocato il 26 maggio. Aveva tempo il 27, 28, 29, 30 e 31 per chiamare Spalletti e dirgli: ‘Mister, non me la sento, sono stanco, preferisco riposare’. Invece il primo giugno, sei giorni dopo, gli manda un SMS per dire che non viene. Non è accettabile. E mi sorprende ancora di più perché Acerbi fa parte di un club dove c’è un consigliere federale come Beppe Marotta, un grande uomo di sport. Quel gesto ha segnato negativamente il clima delle ultime due partite.” In questo contesto, ritiene che Gennaro Gattuso possa essere una soluzione efficace, seppur in una situazione complessa? E che giudizio dà della nomina di Cesare Prandelli come direttore tecnico? “Ivan Gennaro Gattuso può essere il chirurgo dei casi impossibili, non è una soluzione disperata, ma quasi. E la scelta di Prandelli è molto corretta. Cesare è un uomo di qualità superiore alla media: professionalmente, umanamente, eticamente. Abbiamo vissuto con lui una bellissima stagione agli Europei del 2012. Poi è arrivata l’eliminazione ai Mondiali, ma almeno eravamo alla fase finale. Ora invece, dal 2018, non ci arriviamo nemmeno. Prandelli ha carisma, prestigio, competenze. Ha lavorato molto con i giovani e farà bene come raccordo tra le Nazionali giovanili e lo staff tecnico. Detto questo, per me va salvaguardato il ruolo di Maurizio Viscidi, che ha gestito il Club Italia giovanile con ottimi risultati: siamo vicecampioni con l’Under 20, campioni con l’Under 17, campioni anche con l’Under 19. È un paradosso: le Nazionali giovanili funzionano alla grande, ma la maggiore è in crisi. Mi auguro che con Gattuso arrivi davvero la svolta.” Le chiedo un commento da amico di Antonio Conte: quanto l’ha sorpresa la scelta di restare al Napoli? “Sinceramente, pensavo e sapevo andasse via. Ma evidentemente Antonio, oltre alle sirene familiari, leggasi Juventus, ed a quelle economiche che contano, ha fatto una scelta di qualità della vita e del progetto. Non sono tutti robot, non pensano solo ai soldi. Ci sono anche scelte personali. Credo però che la decisione principale sia legata alle garanzie che ha ricevuto da Aurelio De Laurentiis. Già si vedono i primi segnali di un mercato ambizioso: dopo De Bruyne, si parla di altri nomi importanti. Il Napoli deve affrontare la Champions, difendere lo scudetto, la Coppa Italia… sarà impegnato su tre fronti. Non si può certo affrontare tutto questo con l’organico dello scorso anno. Conte l’ha capito, e ha deciso di restare. Una scelta, secondo me, entusiasmante per Napoli e per tutto il calcio italiano.”

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IL PARERE - Valentini: "Gattuso? Serve un condottiero con un cuore grande come il suo”

di Napoli Magazine

17/06/2025 - 11:41

A "1 Football Club", programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Antonello Valentini, amministratore delegato della lega dilettanti ed ex direttore generale FIGC. Di seguito, un estratto dell'intervista. Direttore, ritiene giusta la scelta di affidare la panchina della Nazionale italiana a Gennaro Gattuso? “Qui c’è poco spazio per sofismi o riflessioni filosofiche: c’è da salvare la baracca e andare ai Mondiali. Mancare per la terza volta sarebbe davvero incredibile, un disastro sportivo non solo per il calcio ma per tutto il movimento sportivo italiano. Serve un condottiero, uno con un cuore grande, con temperamento, con voglia di vincere. Gattuso è tutto questo. Ha vinto, ha motivazione, e se serve ti attacca pure al muro, com’è già successo in passato. Io l’ho vissuto per tanti anni in Nazionale, ho condiviso con lui il trionfo del 2006. Gennaro ha tutte le caratteristiche per provare a fare questa impresa, perché di impresa si tratta, diciamoci la verità, di portare l’Italia al Mondiale. E non pensiamo di avere tra le mani i talenti del 2006, del 2012 o del 2021: bisogna fare il pane con la farina che abbiamo, che è veramente poca. Gattuso è un grande motivatore, e in questo momento serve proprio questo, perché i giocatori mi sono sembrati demotivati, distaccati, e a me, che ho vissuto trent’anni di Nazionale, fa male. Lui può dare una scossa, può ridare anima alla squadra. Ha firmato per un anno, per una cifra irrisoria. Certo, parliamo sempre di cifre che rispetto allo stipendio di un operaio fanno impressione, ma nel mondo del calcio è una cifra ragionevole. E ti dico di più: sono convinto che Gattuso, pur di allenare la Nazionale, sarebbe andato anche gratis. Perché quella maglia ce l’ha appiccicata al cuore.” Come si è potuti arrivare a questo punto? Quali sono, secondo lei, le responsabilità principali? “I problemi sono stati, lasciamelo dire con franchezza, di atteggiamento. Alcuni giocatori non hanno avuto il giusto rispetto per Spalletti. Certo, anche lui ha commesso qualche errore d’approccio. Allenare un club è un mestiere diverso rispetto a fare il commissario tecnico della Nazionale. In Nazionale hai pochi giorni, incontri i giocatori a distanza di mesi, e devi costruire qualcosa in pochissimo tempo. Faccio un esempio chiaro: il caso Acerbi. È stato convocato il 26 maggio. Aveva tempo il 27, 28, 29, 30 e 31 per chiamare Spalletti e dirgli: ‘Mister, non me la sento, sono stanco, preferisco riposare’. Invece il primo giugno, sei giorni dopo, gli manda un SMS per dire che non viene. Non è accettabile. E mi sorprende ancora di più perché Acerbi fa parte di un club dove c’è un consigliere federale come Beppe Marotta, un grande uomo di sport. Quel gesto ha segnato negativamente il clima delle ultime due partite.” In questo contesto, ritiene che Gennaro Gattuso possa essere una soluzione efficace, seppur in una situazione complessa? E che giudizio dà della nomina di Cesare Prandelli come direttore tecnico? “Ivan Gennaro Gattuso può essere il chirurgo dei casi impossibili, non è una soluzione disperata, ma quasi. E la scelta di Prandelli è molto corretta. Cesare è un uomo di qualità superiore alla media: professionalmente, umanamente, eticamente. Abbiamo vissuto con lui una bellissima stagione agli Europei del 2012. Poi è arrivata l’eliminazione ai Mondiali, ma almeno eravamo alla fase finale. Ora invece, dal 2018, non ci arriviamo nemmeno. Prandelli ha carisma, prestigio, competenze. Ha lavorato molto con i giovani e farà bene come raccordo tra le Nazionali giovanili e lo staff tecnico. Detto questo, per me va salvaguardato il ruolo di Maurizio Viscidi, che ha gestito il Club Italia giovanile con ottimi risultati: siamo vicecampioni con l’Under 20, campioni con l’Under 17, campioni anche con l’Under 19. È un paradosso: le Nazionali giovanili funzionano alla grande, ma la maggiore è in crisi. Mi auguro che con Gattuso arrivi davvero la svolta.” Le chiedo un commento da amico di Antonio Conte: quanto l’ha sorpresa la scelta di restare al Napoli? “Sinceramente, pensavo e sapevo andasse via. Ma evidentemente Antonio, oltre alle sirene familiari, leggasi Juventus, ed a quelle economiche che contano, ha fatto una scelta di qualità della vita e del progetto. Non sono tutti robot, non pensano solo ai soldi. Ci sono anche scelte personali. Credo però che la decisione principale sia legata alle garanzie che ha ricevuto da Aurelio De Laurentiis. Già si vedono i primi segnali di un mercato ambizioso: dopo De Bruyne, si parla di altri nomi importanti. Il Napoli deve affrontare la Champions, difendere lo scudetto, la Coppa Italia… sarà impegnato su tre fronti. Non si può certo affrontare tutto questo con l’organico dello scorso anno. Conte l’ha capito, e ha deciso di restare. Una scelta, secondo me, entusiasmante per Napoli e per tutto il calcio italiano.”