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L'ALLENATORE - Ancelotti: "Vorrei che il mio Napoli avesse la cazzimma dell'Atletico Madrid"
23.02.2019 12:27 di Napoli Magazine

Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista ad Il Napolista. Eccone alcuni passaggi:

 

«È cambiato che non sono più rigido, sono elastico. Rimango rigido nei principi che sono legati all’organizzazione di squadra, al movimento senza palla, alla velocità del gioco, a una difesa aggressiva. Sono però diventato elastico nell’applicazione di questi principi che rimangono rigidi. Penso che il possesso palla è importante per aver il controllo di gioco, ma dev’essere finalizzato. Basta guardare com’è cambiato il ruolo del portiere. Oggi gioca con la squadra. Le statistiche dicono che i giocatori che toccano più la palla sono i due difensori centrali e il portiere. Per me c’è qualcosa che non quadra. Fare un possesso palla basso è naturalmente più facile, più semplice, ma è poco efficace».

 

«Sai quante volte una squadra riesce a fare gol dopo più di venti passaggi? In un anno può capitare due volte. Un gol lo fai dopo cinque sei sette passaggi. Credo che ne abbiamo segnato uno dopo venti passaggi ma sarà capitato una volta (quello di Verdi a Torino, ndr). Se c’è la possibilità di uscire da dietro con la palla, tanto meglio. Ma se c’è il rischio di uscire da dietro, meglio lasciar perdere».

 

Sull'Atletico Madrid: «L’Atletico Madrid non gioca male, ti fa giocar male. Non ti fa giocare come tu vorresti. Per tanti motivi. Innanzitutto perché sono molto ben organizzati. Ma anche per la loro struttura psicologica. Sono molto aggressivi in tutte le situazioni. Anche con l’arbitro. Nel tempo, sono  migliorati. Adesso giocano più a calcio, anche se giocano un calcio che possiamo definire diverso dalla normalità. Cercano molto la sostanza e poco l’estetica. E' un calcio che mi piace. Io credo che alla fine la qualità del gioco paga sempre, però la qualità del gioco deve essere supportata da tanti altri valori altrettanto importanti che sono la determinazione, la cattiveria in certe circostanze, la personalità, la responsabilità che uno si deve prendere. Quella che voi a Napoli chiamate cazzimma. Mi piacerebbe un Napoli così».

 

Sul Napoli: «La responsabilità nasce dal fatto che questa squadra negli ultimi anni è arrivata molto vicina alla vittoria. A un passo dallo scudetto l’anno scorso e questo diventa un po’ frustrante. Però non bisogna perdere la fiducia. Rimango dell’idea che questa squadra è molto vicina a vincere».

 

Sul San Paolo: «Ci piacerebbe avere più tifosi allo stadio. Forse avremmo avuto qualche punto in più, anche se obiettivamente non è che avremmo potuto farne tanti di più. Avremmo potuto battere Torino e Chievo. Ci sta che in un anno qualche partita in casa non riesci a vincerla. Persino la Juve ha fatto due pareggi in casa. C’è anche da dire che lo stadio è quello che è. Obiettivamente, se io fossi un tifoso del Napoli, non mi verrebbe tanta voglia di andarci. È scomodo per una serie di motivi».

 

Sul razzismo: «Siamo ancora indietro. Anche sulla battaglia per il razzismo c’è stata una gran confusione. Le cose sono migliorate, ma non perché sono stati presi provvedimenti. Sono migliorate perché gli italiani hanno capito. Ci sono ancora dei rimasugli che secondo me, insistendo, andranno sempre più a decrescere. Ma non c’è stata una volontà politica di affrontare il problema. C’è stata solo molta confusione. Salvini diceva “sono sfottò”; altri sostenevano che “non è un problema dell’arbitro”; chi ripeteva che era un problema ordine pubblico. Però se n’è parlato tanto ed è servito a far cambiare idea a molte persone. Ed è quel che conta. Hanno capito che non ne vale la pena».

 

Sul maschilismo:  «Che dire? Tra l’altro io ho scritto la prefazione al libro di Milena Bertolini ct della Nazionale femminile, la conosco molto bene perché è di Reggio. È un allenatore molto molto competente e intelligente. Ha scritto un libro sulla tattica. Se restiamo ai vecchi codici, ormai superati da tempo, io non potrei parlare di cucina eppure mi piace molto». Ancelotti racconta che il suo piatto preferito da cucinare è la carbonara. «Rigorosamente guanciale e uovo non cotto. Girai anche un video col cuoco del Bayern. Ma ho provato a cucinare tanti altri piatti, come ad esempio le lasagne. Mia sorella ha trovato un libro di ricette della nonna, scritto a mano da lei. Quando ho qualche dubbio, chiamo mia sorella».

 

«Il regalo che abbiamo messo nel contratto è che il presidente De Laurentiis deve farmi incontrare De Niro»

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L'ALLENATORE - Ancelotti: "Vorrei che il mio Napoli avesse la cazzimma dell'Atletico Madrid"

di Napoli Magazine

23/02/2024 - 12:27

Carlo Ancelotti, allenatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista ad Il Napolista. Eccone alcuni passaggi:

 

«È cambiato che non sono più rigido, sono elastico. Rimango rigido nei principi che sono legati all’organizzazione di squadra, al movimento senza palla, alla velocità del gioco, a una difesa aggressiva. Sono però diventato elastico nell’applicazione di questi principi che rimangono rigidi. Penso che il possesso palla è importante per aver il controllo di gioco, ma dev’essere finalizzato. Basta guardare com’è cambiato il ruolo del portiere. Oggi gioca con la squadra. Le statistiche dicono che i giocatori che toccano più la palla sono i due difensori centrali e il portiere. Per me c’è qualcosa che non quadra. Fare un possesso palla basso è naturalmente più facile, più semplice, ma è poco efficace».

 

«Sai quante volte una squadra riesce a fare gol dopo più di venti passaggi? In un anno può capitare due volte. Un gol lo fai dopo cinque sei sette passaggi. Credo che ne abbiamo segnato uno dopo venti passaggi ma sarà capitato una volta (quello di Verdi a Torino, ndr). Se c’è la possibilità di uscire da dietro con la palla, tanto meglio. Ma se c’è il rischio di uscire da dietro, meglio lasciar perdere».

 

Sull'Atletico Madrid: «L’Atletico Madrid non gioca male, ti fa giocar male. Non ti fa giocare come tu vorresti. Per tanti motivi. Innanzitutto perché sono molto ben organizzati. Ma anche per la loro struttura psicologica. Sono molto aggressivi in tutte le situazioni. Anche con l’arbitro. Nel tempo, sono  migliorati. Adesso giocano più a calcio, anche se giocano un calcio che possiamo definire diverso dalla normalità. Cercano molto la sostanza e poco l’estetica. E' un calcio che mi piace. Io credo che alla fine la qualità del gioco paga sempre, però la qualità del gioco deve essere supportata da tanti altri valori altrettanto importanti che sono la determinazione, la cattiveria in certe circostanze, la personalità, la responsabilità che uno si deve prendere. Quella che voi a Napoli chiamate cazzimma. Mi piacerebbe un Napoli così».

 

Sul Napoli: «La responsabilità nasce dal fatto che questa squadra negli ultimi anni è arrivata molto vicina alla vittoria. A un passo dallo scudetto l’anno scorso e questo diventa un po’ frustrante. Però non bisogna perdere la fiducia. Rimango dell’idea che questa squadra è molto vicina a vincere».

 

Sul San Paolo: «Ci piacerebbe avere più tifosi allo stadio. Forse avremmo avuto qualche punto in più, anche se obiettivamente non è che avremmo potuto farne tanti di più. Avremmo potuto battere Torino e Chievo. Ci sta che in un anno qualche partita in casa non riesci a vincerla. Persino la Juve ha fatto due pareggi in casa. C’è anche da dire che lo stadio è quello che è. Obiettivamente, se io fossi un tifoso del Napoli, non mi verrebbe tanta voglia di andarci. È scomodo per una serie di motivi».

 

Sul razzismo: «Siamo ancora indietro. Anche sulla battaglia per il razzismo c’è stata una gran confusione. Le cose sono migliorate, ma non perché sono stati presi provvedimenti. Sono migliorate perché gli italiani hanno capito. Ci sono ancora dei rimasugli che secondo me, insistendo, andranno sempre più a decrescere. Ma non c’è stata una volontà politica di affrontare il problema. C’è stata solo molta confusione. Salvini diceva “sono sfottò”; altri sostenevano che “non è un problema dell’arbitro”; chi ripeteva che era un problema ordine pubblico. Però se n’è parlato tanto ed è servito a far cambiare idea a molte persone. Ed è quel che conta. Hanno capito che non ne vale la pena».

 

Sul maschilismo:  «Che dire? Tra l’altro io ho scritto la prefazione al libro di Milena Bertolini ct della Nazionale femminile, la conosco molto bene perché è di Reggio. È un allenatore molto molto competente e intelligente. Ha scritto un libro sulla tattica. Se restiamo ai vecchi codici, ormai superati da tempo, io non potrei parlare di cucina eppure mi piace molto». Ancelotti racconta che il suo piatto preferito da cucinare è la carbonara. «Rigorosamente guanciale e uovo non cotto. Girai anche un video col cuoco del Bayern. Ma ho provato a cucinare tanti altri piatti, come ad esempio le lasagne. Mia sorella ha trovato un libro di ricette della nonna, scritto a mano da lei. Quando ho qualche dubbio, chiamo mia sorella».

 

«Il regalo che abbiamo messo nel contratto è che il presidente De Laurentiis deve farmi incontrare De Niro»