«A papà lo dico sempre: prima o poi ci fermeranno per strada e ci diranno: “lui è il babbo di Paolo Ferrara”». E papà Ciro che risponde? «Ride e ripete che di strada ne devo fare ancora parecchia». Questa è la storia di Paolo Ferrara, che oggi compie 25 anni e in un quarto di secolo ha fatto davvero parecchie cose: è nato a Napoli («dove giocava papà»), quando aveva un anno si è trasferito a Torino («perché papà era andato a giocare nella Juve»), è cresciuto con la maglia bianconera addosso, è andato a fare la Primavera a Modena, ha smesso, ha preso tre lauree e ora lavora per la «Deloitte», una della più grandi aziende di consulenza del mondo.
Paolo Ferrara, perché ha deciso di smettere di giocare?
«Perché ho capito, a un certo punto, che non sarei mai arrivato a grandi livelli»
E i suoi genitori?
«Da loro nessuna pressione, so che sono un privilegiato, mi hanno sempre sostenuto».
E cioè?
«Studiare per prepararmi al meglio alla vita».
Allora cosa ha fatto?
«Ho preso tre lauree: la prima a Torino, in management e comunicazione aziendale. Le altre due a Londra e Berlino».
Ora che fa?
«Lavoro in Deloitte, ma soprattutto coltivo un sogno».
Quale?
«Fare in modo che un giorno, qualcuno, mi fermi con mio padre e dica che è lui il babbo di Paolo e non io il figlio di Ciro».
Mai avuto rimpianti?
«Mai, tantomeno quando mi chiamano dei miei ex compagni e mi dicono che ora, dopo aver magari giocato tra i dilettanti, non sanno più come tirare avanti. Per molti, come ad esempio mio papà, il calcio è stato avventura meravigliosa. Per altri però, può essere crudele».
di Napoli Magazine
24/01/2018 - 14:27
«A papà lo dico sempre: prima o poi ci fermeranno per strada e ci diranno: “lui è il babbo di Paolo Ferrara”». E papà Ciro che risponde? «Ride e ripete che di strada ne devo fare ancora parecchia». Questa è la storia di Paolo Ferrara, che oggi compie 25 anni e in un quarto di secolo ha fatto davvero parecchie cose: è nato a Napoli («dove giocava papà»), quando aveva un anno si è trasferito a Torino («perché papà era andato a giocare nella Juve»), è cresciuto con la maglia bianconera addosso, è andato a fare la Primavera a Modena, ha smesso, ha preso tre lauree e ora lavora per la «Deloitte», una della più grandi aziende di consulenza del mondo.
Paolo Ferrara, perché ha deciso di smettere di giocare?
«Perché ho capito, a un certo punto, che non sarei mai arrivato a grandi livelli»
E i suoi genitori?
«Da loro nessuna pressione, so che sono un privilegiato, mi hanno sempre sostenuto».
E cioè?
«Studiare per prepararmi al meglio alla vita».
Allora cosa ha fatto?
«Ho preso tre lauree: la prima a Torino, in management e comunicazione aziendale. Le altre due a Londra e Berlino».
Ora che fa?
«Lavoro in Deloitte, ma soprattutto coltivo un sogno».
Quale?
«Fare in modo che un giorno, qualcuno, mi fermi con mio padre e dica che è lui il babbo di Paolo e non io il figlio di Ciro».
Mai avuto rimpianti?
«Mai, tantomeno quando mi chiamano dei miei ex compagni e mi dicono che ora, dopo aver magari giocato tra i dilettanti, non sanno più come tirare avanti. Per molti, come ad esempio mio papà, il calcio è stato avventura meravigliosa. Per altri però, può essere crudele».