Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Sky Sport "Non so quanti saranno i giocatori italiani elegibili per la Nazionale in Serie A, ma penso non più del 15-20%. Questo succede anche in altri campionati. Noi a livello di club negli ultimi anni abbiamo fatto bene: nel ranking UEFA un secondo posto due anni fa e un terzo posto quest'anno. Niente lascerebbe far pensare a una Nazionale che sta fuori per dodici anni dai Mondiali. Però purtroppo penso che questa forbice fra i club e le nazionali si stia allargando. Una definizione del calcio di Sarri? È un calcio che punta molto su grandi livelli di organizzazione, su una squadra corta e compatta che si muova con un unico pensiero. In fase offensiva mi piacerebbe avere il predominio del gioco, ma non sempre alleni squadre che hanno questa caratteristica. E tutti mi chiedono perché la mia squadra attuale non è come il Napoli del 2018... Perché ha caratteristiche completamente diverse. Noi allenatori dobbiamo sì avere un’idea di calcio, ma dobbiamo anche essere a disposizione nell'esaltare le qualità dei giocatori che abbiamo, altrimenti rischiamo di tirare di fuori i difetti e mascherare i pregi. Il percorso sicuramente mi ha dato soddisfazione, anche perché in tutti questi anni mi sono anche divertito e questo è impagabile, penso. I tre anni al Napoli mi hanno dato più soddisfazione dei trofei vinti perché in Italia abbiamo questa esaltazione della vittoria, del trofeo. Ci sono squadre che hanno fatto una brutta stagione, ma hanno vinto una ‘coppettina’ e allora si dice che hanno fatto bene. Questo non mi dà gusto. Nella storia del calcio ci sono dei momenti in cui si ricordano squadre che non hanno vinto. Se ti dico anni '70 tu mi rispondi Olanda. Non ha vinto niente. Quando chiedevo del grande Napoli, loro mi parlavano sì di Maradona, ma se si parlava di squadra mi dicevano il grande Napoli di Vinicio, che non ha vinto niente. Non sono d'accordo con l'esaltazione della vittoria, ci sono cose che si ricordano molto di più".
di Napoli Magazine
23/06/2025 - 21:27
Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Sky Sport "Non so quanti saranno i giocatori italiani elegibili per la Nazionale in Serie A, ma penso non più del 15-20%. Questo succede anche in altri campionati. Noi a livello di club negli ultimi anni abbiamo fatto bene: nel ranking UEFA un secondo posto due anni fa e un terzo posto quest'anno. Niente lascerebbe far pensare a una Nazionale che sta fuori per dodici anni dai Mondiali. Però purtroppo penso che questa forbice fra i club e le nazionali si stia allargando. Una definizione del calcio di Sarri? È un calcio che punta molto su grandi livelli di organizzazione, su una squadra corta e compatta che si muova con un unico pensiero. In fase offensiva mi piacerebbe avere il predominio del gioco, ma non sempre alleni squadre che hanno questa caratteristica. E tutti mi chiedono perché la mia squadra attuale non è come il Napoli del 2018... Perché ha caratteristiche completamente diverse. Noi allenatori dobbiamo sì avere un’idea di calcio, ma dobbiamo anche essere a disposizione nell'esaltare le qualità dei giocatori che abbiamo, altrimenti rischiamo di tirare di fuori i difetti e mascherare i pregi. Il percorso sicuramente mi ha dato soddisfazione, anche perché in tutti questi anni mi sono anche divertito e questo è impagabile, penso. I tre anni al Napoli mi hanno dato più soddisfazione dei trofei vinti perché in Italia abbiamo questa esaltazione della vittoria, del trofeo. Ci sono squadre che hanno fatto una brutta stagione, ma hanno vinto una ‘coppettina’ e allora si dice che hanno fatto bene. Questo non mi dà gusto. Nella storia del calcio ci sono dei momenti in cui si ricordano squadre che non hanno vinto. Se ti dico anni '70 tu mi rispondi Olanda. Non ha vinto niente. Quando chiedevo del grande Napoli, loro mi parlavano sì di Maradona, ma se si parlava di squadra mi dicevano il grande Napoli di Vinicio, che non ha vinto niente. Non sono d'accordo con l'esaltazione della vittoria, ci sono cose che si ricordano molto di più".