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NM TOP 5 SERIE A - Dalle magie del duo Kvara-Osi al ritorno al gol di Dusan Vlahovic, ecco i migliori cinque della 21esima giornata
08.02.2023 15:50 di Napoli Magazine

NAPOLI -  Dalle magie del duo azzurro formato da Kvaratskhelia e Osimhen, al ritorno al gol di Dusan Vlahovic, passando anche per la clamorosa tripla parata di Vicario e le giocate di Orsolini. La 21esima giornata di Serie A ci ha raccontato tante storie diverse, confermando la grande qualità del Napoli di Spalletti e legittimando i sogni europei di un Bologna sempre più sorprendente. Ecco la Top 5 di “Napoli Magazine” dei migliori cinque giocatori che si sono contraddistinti durante l’ultimo turno di Serie A.

 

 

1) Khvicha KVARATSKHELIA (Spezia-NAPOLI 0-3): Tutto potevamo aspettarci da questo campionato, tranne che un giovane funambolo, venuto dalla Georgia, potesse incantare i campi della Serie A con disarmante facilità e con una tale semplicità che non è propria neanche ai campioni più navigati. Ci ha messo pochi mesi, Khvicha, per scrivere con un pennarello indelebile la parola “Georgia” su tutte le mappe geografiche del mondo del calcio, ma ci ha messo ancora meno ad esplorare le “geografie” dei terreni di gioco d’Italia. Ogni settimana il fantasista del Napoli scopre luoghi, modi e tempi diversi per essere imprendibile dagli avversari, dimostrando un’evoluzione continua nel suo modo di giocare e di interpretare le partite. Ancor più importante, questa imprevedibilità e questi dati dimostrano le doti di un ragazzo che sa, prima di tutto, ascoltare per poi agire. Kvara recepisce i messaggi che la partita gli offre e sfrutta la sua sviluppata visione di gioco per individuare il luogo e il tempo in cui agire. Contro lo Spezia, è stata una di quelle partite in cui lo studio e la calma potevano determinare la differenza tra una vittoria e una sconfitta. Le nozioni, Kvara, le ha recepite in maniera impeccabile, fluttuando in più zone del campo e scoprendosi sempre decisivo. Il rigore trasformato è il fondamentale più semplice della sua partita contro i bianconeri, mentre ben più difficile è non farsi ingolosire a tu per tu con la porta, dopo una palla rubata, e scegliere lucidamente di dare la gloria del gol a Osimhen. Intelligente, altruista, furbo e di gran classe, Kvaratskhelia continua a farci scoprire il calcio georgiano, mentre va alla conquista di quello italiano.

 

 

2) Victor OSIMHEN (Spezia-NAPOLI 0-3): Circa verso le 13:30 di una soleggiata domenica di febbraio, a La Spezia, nonostante un cielo limpido e non troppe nuvole all’orizzonte, gli aerei hanno smesso di circolare in zona e hanno dovuto cambiare rotta. Si dice che un oggetto non identificato avesse provocato disturbo alla viabilità aerea, restando in cielo per indecifrabili minuti con indosso una maschera e una maglia numero 9 azzurra. Solo la follia di chi agisce  con l’istinto del bomber può permettere a una persona di pensare di contendere un pallone all’unico giocatore, dell’11 avversario, che in area di rigore può concedersi di usare le mani. Eppure Victor, senza paura, ci prova. Il gol di Osimhen è lo specchio della stagione del Napoli, di quei piccoli dettagli che fanno la differenza perché, prima di tutto, è proprio il calciatore a credere in quella palla o in quell’azione. La fiducia e la spavalderia, di chi è cosciente di fare sempre la giocata giusta, sono sentimenti propri ai calciatori del Napoli di Luciano Spalletti e, in primis, di Victor Osimhen. Il nigeriano percepisce la potenziale occasione e non ha paura di sfidare Dragowski per due motivi: il primo, è che c’è sempre quella possibilità, come è stato, che il portiere possa sbagliare tempo; il secondo, invece, è che quando sei capocannoniere della Serie A, sei convinto di riuscire a fare anche l’impossibile. Osimhen ogni settimana racconta nuove sfumature del suo bagaglio da bomber e, contro lo Spezia , ha aggiunto uno stacco perentorio da fermo, che gli ha permesso di librarsi in aria con una facilità quasi imbarazzante per chi lo vede. Il risultato è stato un gol fatto di coraggio e istinto. Victor fa anche doppietta su assist di Kvara, ma, ormai ,le reti “semplici” non fanno più notizia per questo vero e proprio artista del gol.

 

 

3) Dusan Vlahovic (Salernitana-JUVENTUS 0-3): Se è vero che la fenice risorge dalle sue ceneri, facendo delle lacrime e dei momenti di difficoltà il proprio punto di forza, allora forse è proprio la dote di “essere una fenice” a dividere i campioni dai buoni giocatori. 115 giorni dopo, nel freddo martedì sera di Salerno, Dusan Vlahovic è tornato a segnare in Serie A e lo ha fatto per ben due volte. Nella serata che verrà ricordata come l’apertura della 73^ edizione del Festival di Sanremo, il serbo non ha cantato, ma ha urlato a gran voce la sua voglia di riscatto. L’agonismo e la forza dimostrata negli inserimenti e nelle giocate di Salerno, ricordano il Dusan pre-infortunio, tutto grinta e cuore. Il rigore lo ha voluto tirare a tutti i costi, dimostrando personalità, mentre sul gol dello 0-3, con grande assistenza di Fagioli, è tornato a sfoggiare quel killer instinct che impressionò già ai tempi di Firenze. Il futuro è ancora incerto per il bomber serbo, ma il primo obiettivo sarà, necessariamente, quello di riprendersi la Juventus e di risorgere, come una fenice, dopo una pubalgia che lo ha tenuto per troppo tempo fuori dai campi.

 

 

4) Riccardo Orsolini (Fiorentina-BOLOGNA 1-2): Inutile negarlo, Thiago Motta sta dimostrando, in questi anni da allenatore di Serie A, di avere grandi idee e di metterle, spesso e volentieri, in campo. Il Bologna è sempre stato agonisticamente ineccepibile, ma peccava di qualità. L’ingranaggio c’era e già era di buona fattura per condurre campionati soddisfacenti, ma spesso si inceppava, smetteva di essere brillante, mostrando la ruggine di errori fin troppo evidenti. E’ proprio quando la macchina si spegne che c’è bisogno di quella scintilla necessaria per riazionare il tutto. Senza Arnautovic, la scintilla sembrava persa, ma Thiago Motta non solo ha lucidato a dovere l’ingranaggio, impreziosendolo e rendendolo più splendente che mai, ma ha anche riacceso la scintilla di chi, grazie alla sua qualità, è tornato a essere un leader. Riccardo Orsolini quest’anno non gioca con nervosismo o svogliatezza, ma col sorriso sulla faccia e quella spavalderia di chi ha ritrovato la fiducia necessaria per credere nei suoi mezzi. La Fiorentina prova a fermarlo ingabbiandolo, ma l’esterno italiano trova sempre il modo di sgusciare e inventare. Segna su rigore e mette la firma sul gol-vittoria di Posch, grazie a un assist da calcio d’angolo. Ad oggi, l’ingranaggio non solo funziona, ma è talmente lucido e bello che mira a conquistare un brevetto per l’Europa.

 

 

5) Guglielmo Vicario (Roma-EMPOLI 2-0): L’Empoli è una vera e propria miniera d’oro. Il settore giovanile e gli osservatori dei toscani non si limitano a creare talenti, ma producono delle vere e proprie opere d’arte da far conoscere al Mondo per poi, spesso e volentieri, rivenderle a peso d’oro. Anche in una sconfitta come quella di Roma, c’è modo di vedere un prodigioso gesto tecnico che valorizza, qualora ce ne fosse ancora bisogna, le doti tecniche di uno dei portieri più forti e promettenti della nostra Serie A. La tripla parata di Guglielmo Vicario all’Olimpico di Roma è calcisticamente paragonabile a una Gioconda: più la vedi, più ti turba la perfezione con la quale e stata concepita e più la analizzi, più rimani a bocca aperta. Su Ibanez, al vero, Vicario non è stato perfetto, ma ogni valutazione viene spazzata via nel momento in cui mette in mostra il gesto della settimana. Dybala colpisce il pallone di collo esterno, il tiro è forte ma centrale, quindi Vicario valuta la respinta con i pugni come la migliore scelta possibile. Il portiere italiano non riesce a indirizzare la sfera lontano dal raggio d’azione dei giallorossi e Mancini resta solo in area di rigore e pronto a chiudere l’azione. In quel momento arriva la prima grande magia con Vicario che si lancia come un gatto per arrivare sul palo opposto al suo e salvare la porta. Anche in questo caso, la respinta arriva a un giocatore giallorosso, ovvero Abraham e con Vicario steso e stanco, sembra tutto fatto. Non c’è spiegazione su come Vicario abbia trovato la forza per distendere il piede quasi all’altezza della traversa, fatto sta che, con una magia, nega il gol ad Abraham. La Nazionale lo attende. Intanto rivedremo in loop, il gesto tecnico della settimana.

 

 

Emanuele Petrarca

 

Napoli Magazine

 

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