A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Beppe Galli, agente Fifa. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Galli, ritiene che il Bologna continuerà a mantenere una posizione rigida nella trattativa con il Napoli per i suoi due talenti, Sam Beukema e Dan Ndoye? Per il difensore la richiesta è di 35 milioni di euro, per l’esterno di 45. Secondo lei il club emiliano abbasserà leggermente le pretese?
“Stai facendo un campionato normale? Allora è un conto. Ma se oggi giochi le coppe, quando vai a trattare per i giocatori ti chiedono cifre importanti. Secondo me, il Bologna otterrà le somme che sta chiedendo. A queste cifre ci si arriva, indipendentemente da tutto. Poi ci sono dei momenti in cui forse le richieste scendono un po’. Ma se avessero vinto qualcosa di più, quei due ragazzi sarebbero già del Napoli. Il Bologna ha fatto bene, ha alzato il proprio livello, e ora legittimamente pretende cifre da giocatori importanti. È un principio che vale per tutti.”
Qualche estate fa si ironizzava sul campionato turco definendolo “il cimitero degli elefanti”. Ora però il gap con Premier League e altri top club europei sta rimodulando anche la pianificazione della Serie A. Stanno arrivando giocatori sempre più esperti, mentre il player trading e la costruzione di instant team stanno diventando la norma.
“Oggi invece vediamo tanti giovani stranieri andare in giro per il mondo. E questa è una mancanza nostra. In Italia arrivano tanti stranieri, ma pochi partono. E questo ha una spiegazione: all’estero si pagano meno tasse, non ci sono vincoli, e i costi sono più bassi. In Italia, se spendi 30 milioni, devi considerare anche la riduzione per la tassazione. Così è tutto più complicato. Il nostro sistema penalizza i giovani italiani.”
I casi di Ruggeri all’Atletico Madrid e Coppola al Brighton sono però due ottime notizie per il calcio italiano. Sono esempi virtuosi?
“Sì, sono contento che siano andati via. Anche perché Coppola veniva preso con un po’ di scetticismo. Il problema è che nel calcio qualcuno pensa ancora che due più due faccia cinque. E invece no: due più due non fa sempre quattro…”
Parliamo dell’Inter. Negli ultimi due mesi, secondo lei, i nerazzurri erano arrivati alla fine di un ciclo e non se ne erano ancora accorti?
“Sì, secondo me è esattamente così. Quando si parla di soldi, è un conto. Ma in campo, se non hai più benzina, puoi avere tutti i milioni che vuoi, ma finisci lo stesso. L’Inter, secondo me, era finita. Avevano finito la benzina. E hanno fatto un miracolo arrivando dove sono arrivati. Se uno guarda la partita contro il Barcellona, ci si rende conto che non c’erano più energie.”
Tornando ai giovani: l’Italia Under 21 ha fatto un’ottima figura agli Europei, pur venendo eliminata. Quale sarà il futuro dei protagonisti di questo ciclo?
“Abbiamo fatto i complimenti ai ragazzi, e li meritavano. Io dico che l’Italia aveva tutti i mezzi per vincere questo Europeo, forse anche più di altre edizioni. Se vai a vedere i giocatori degli altri anni, oggi abbiamo perso contro squadre che avevano due elementi più forti, ma non di tanto. E poi non è una critica, ma se giochi senza una vera punta, diventa difficile. Lo dico sempre: se uno gioca dietro per convenzione e non per scelta, si sbaglia. A livello emotivo e di impegno, però, il gruppo ha costruito qualcosa di importante. Era una squadra vera, dove ognuno aiutava l’altro. Una bellissima dimostrazione di compattezza. Un peccato, perché quest’anno davvero si poteva vincere.”
Qual è, secondo lei, il vero problema del calcio italiano?
“Il problema è che ci sono giocatori che all’estero vengono venduti a 60 milioni, e da noi uno simile lo consideriamo uno scarto. Però è l’allenatore che decide, ed è giusto così. Però dico anche che, se un giocatore non è all’altezza della Serie A, bisogna ammetterlo. Il sistema è sbagliato: ci sono regole che permettono di tenere tre fuori lista, ma poi ne schieri altri perché hanno più minutaggio. In Serie C non si vive con i minutaggi imposti. Ci sono società che campano su quello, ma non è così che si cresce.”
Tornando agli attaccanti, lei ha detto che uno dei problemi dell’Italia è proprio la mancanza di punte. Allora il Napoli fa bene a monitorare Darwin Núñez del Liverpool piuttosto che Lorenzo Lucca dell’Udinese?
“È tutto un altro discorso. Il Napoli, ovvio, deve guardare a profili di livello globale. Voglio vedere l’Inter e la Juventus giocare ancora per il campionato tra un mese, con i carichi attuali. Ci sono stati troppi infortuni. Oggi le squadre hanno bisogno di 30 giocatori per far fronte alla stagione. È ovvio che chi ha più fortuna va avanti. Ma la verità è che serve programmazione, e le grandi squadre che vanno per la maggiore sono quelle che ce l’hanno davvero.”
di Napoli Magazine
03/07/2025 - 12:17
A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Beppe Galli, agente Fifa. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Galli, ritiene che il Bologna continuerà a mantenere una posizione rigida nella trattativa con il Napoli per i suoi due talenti, Sam Beukema e Dan Ndoye? Per il difensore la richiesta è di 35 milioni di euro, per l’esterno di 45. Secondo lei il club emiliano abbasserà leggermente le pretese?
“Stai facendo un campionato normale? Allora è un conto. Ma se oggi giochi le coppe, quando vai a trattare per i giocatori ti chiedono cifre importanti. Secondo me, il Bologna otterrà le somme che sta chiedendo. A queste cifre ci si arriva, indipendentemente da tutto. Poi ci sono dei momenti in cui forse le richieste scendono un po’. Ma se avessero vinto qualcosa di più, quei due ragazzi sarebbero già del Napoli. Il Bologna ha fatto bene, ha alzato il proprio livello, e ora legittimamente pretende cifre da giocatori importanti. È un principio che vale per tutti.”
Qualche estate fa si ironizzava sul campionato turco definendolo “il cimitero degli elefanti”. Ora però il gap con Premier League e altri top club europei sta rimodulando anche la pianificazione della Serie A. Stanno arrivando giocatori sempre più esperti, mentre il player trading e la costruzione di instant team stanno diventando la norma.
“Oggi invece vediamo tanti giovani stranieri andare in giro per il mondo. E questa è una mancanza nostra. In Italia arrivano tanti stranieri, ma pochi partono. E questo ha una spiegazione: all’estero si pagano meno tasse, non ci sono vincoli, e i costi sono più bassi. In Italia, se spendi 30 milioni, devi considerare anche la riduzione per la tassazione. Così è tutto più complicato. Il nostro sistema penalizza i giovani italiani.”
I casi di Ruggeri all’Atletico Madrid e Coppola al Brighton sono però due ottime notizie per il calcio italiano. Sono esempi virtuosi?
“Sì, sono contento che siano andati via. Anche perché Coppola veniva preso con un po’ di scetticismo. Il problema è che nel calcio qualcuno pensa ancora che due più due faccia cinque. E invece no: due più due non fa sempre quattro…”
Parliamo dell’Inter. Negli ultimi due mesi, secondo lei, i nerazzurri erano arrivati alla fine di un ciclo e non se ne erano ancora accorti?
“Sì, secondo me è esattamente così. Quando si parla di soldi, è un conto. Ma in campo, se non hai più benzina, puoi avere tutti i milioni che vuoi, ma finisci lo stesso. L’Inter, secondo me, era finita. Avevano finito la benzina. E hanno fatto un miracolo arrivando dove sono arrivati. Se uno guarda la partita contro il Barcellona, ci si rende conto che non c’erano più energie.”
Tornando ai giovani: l’Italia Under 21 ha fatto un’ottima figura agli Europei, pur venendo eliminata. Quale sarà il futuro dei protagonisti di questo ciclo?
“Abbiamo fatto i complimenti ai ragazzi, e li meritavano. Io dico che l’Italia aveva tutti i mezzi per vincere questo Europeo, forse anche più di altre edizioni. Se vai a vedere i giocatori degli altri anni, oggi abbiamo perso contro squadre che avevano due elementi più forti, ma non di tanto. E poi non è una critica, ma se giochi senza una vera punta, diventa difficile. Lo dico sempre: se uno gioca dietro per convenzione e non per scelta, si sbaglia. A livello emotivo e di impegno, però, il gruppo ha costruito qualcosa di importante. Era una squadra vera, dove ognuno aiutava l’altro. Una bellissima dimostrazione di compattezza. Un peccato, perché quest’anno davvero si poteva vincere.”
Qual è, secondo lei, il vero problema del calcio italiano?
“Il problema è che ci sono giocatori che all’estero vengono venduti a 60 milioni, e da noi uno simile lo consideriamo uno scarto. Però è l’allenatore che decide, ed è giusto così. Però dico anche che, se un giocatore non è all’altezza della Serie A, bisogna ammetterlo. Il sistema è sbagliato: ci sono regole che permettono di tenere tre fuori lista, ma poi ne schieri altri perché hanno più minutaggio. In Serie C non si vive con i minutaggi imposti. Ci sono società che campano su quello, ma non è così che si cresce.”
Tornando agli attaccanti, lei ha detto che uno dei problemi dell’Italia è proprio la mancanza di punte. Allora il Napoli fa bene a monitorare Darwin Núñez del Liverpool piuttosto che Lorenzo Lucca dell’Udinese?
“È tutto un altro discorso. Il Napoli, ovvio, deve guardare a profili di livello globale. Voglio vedere l’Inter e la Juventus giocare ancora per il campionato tra un mese, con i carichi attuali. Ci sono stati troppi infortuni. Oggi le squadre hanno bisogno di 30 giocatori per far fronte alla stagione. È ovvio che chi ha più fortuna va avanti. Ma la verità è che serve programmazione, e le grandi squadre che vanno per la maggiore sono quelle che ce l’hanno davvero.”