Aqui tambien tenemos huevos. La sera di Juve-Atletico 3-0, la remuntada che proietta i bianconeri nei quarti di Champions, molti hanno pensato che il tè (freddo) per sbollire, all’intervallo dovesse berlo il telecronista: Fabio Caressa, 52 anni, marito dei menù di Benedetta, romano trapiantato a Milano, erre gorgogliante e parlantina sciolta, solida gavetta nelle emittenti locali, dal 2003 celebre voce di Sky Sport. Juventino, secondo la vulgata popolare, se non altro per i 90’ della sfida allo Stadium: «Sbagliato».
Parliamone.
«Tutto già successo. La stagione del triplete ero interista. L’anno scorso, con la Roma in semifinale di Champions, giallorosso. E in una fase sono stato pure milanista».
Se le danno del romanista, però, ci azzeccano.
«Non sono tifoso. A 16 anni, quando ho cominciato, seguivo la Lazio. Poi la Roma. Sono cresciuto alla scuola di Sandro Piccinini, e non erano radiocronache di parte. La verità è che Juve-Atletico era importante per tutti: tifosi, Sky che investe sulla Champions, movimento, giornali, calcio italiano».
«Aqui tambien tenemos huevos» si poteva evitare, forse.
«L’incipit me lo scrivo prima, poi lo leggo: all’inizio è importante non sbagliare. Non lo facevo da anni, ma l’occasione era speciale. Poi, quando la partita inizia, la telecronaca è pura emozione. Il primo, il secondo, il terzo gol. Tutti di Cristiano, che aveva addosso la pressione del fallimento. Un exploit clamoroso, che va raccontato. Tornando indietro, la rifarei uguale. E poi…».
E poi?
«In telecronaca seguo due monitor, più quello della Var. In cuffia avevo Bergomi, Pirlo, il coordinamento, i bordocampisti. E secondo te sto lì a pensare per chi faccio il tifo? È lavoro!».
I social sono stati spietati.
«Non sono sui social e non li leggo. Sono lo sfogo del momento. Io non faccio il politico: non cerco il consenso».
Ha provato a fare il calciatore, perlomeno?
«Come tutti. Ala e terzino destro nelle squadrette giovanili. Ma ho capito subito che era meglio studiare».
Prima radiocronaca.
«Cesena-Lazio per i tifosi cesenati. 1988».
Prima telecronaca.
«Tottenham-Leeds, Premier, in differita. 1991».
La telecronaca più emozionante?
«Italia-Francia 5-3 dopo i rigori, finale del Mondiale 2006. La Nazionale è un altro sport. È come per un giocatore: senti la responsabilità dell’azzurro. Travolgente. Ho pianto per un giorno e mezzo. Quella partita mi ha cambiato la vita. Ho pensato: e mo’ che faccio? Più in su di così, non si può salire».
Poi è arrivato l’innamoramento per CR7. Sua moglie come l’ha presa?
«Del calcio non gliene può fregare di meno. Ci ha riso sopra e ha twittato la mia battuta: chiedo scusa a mia moglie, ma questo CR7 fa innamorare».
Se Benedetta le parlasse di tattica, le si rivolterebbe lo stomaco come a Collovati?
«Uno scivolone clamoroso, ma nella vita si può anche fare una battuta senza essere crocifissi. Detto ciò, sul Mondiale donne Sky punta tanto: sarà una grande sorpresa, vedrete gli ascolti».
Martellini, Pizzul, Ciotti, Ameri, Piccinini: Caressa è l’erede di chi?
«Nando, un signore. A Bruno ho copiato l’affabulazione, ad Ameri il ritmo. Poi ci ho aggiunto del mio. Chiellini è Chiello perché i giocatori li chiamo come nella vita. Il tè caldo d’inverno e la bevanda rinfrescante d’estate. Mina, a Germania 2006, su un giornale mi suggerì la traduzione in tedesco: erfrischendes Getränk. CR7 per me è Cristiano. Questione di fonetica sul gol. Cristianooo Ronaldooo fa schifo. Ronaldooo per me era quello dell’Inter. Cristianooo funziona».
di Napoli Magazine
15/03/2019 - 00:03
Aqui tambien tenemos huevos. La sera di Juve-Atletico 3-0, la remuntada che proietta i bianconeri nei quarti di Champions, molti hanno pensato che il tè (freddo) per sbollire, all’intervallo dovesse berlo il telecronista: Fabio Caressa, 52 anni, marito dei menù di Benedetta, romano trapiantato a Milano, erre gorgogliante e parlantina sciolta, solida gavetta nelle emittenti locali, dal 2003 celebre voce di Sky Sport. Juventino, secondo la vulgata popolare, se non altro per i 90’ della sfida allo Stadium: «Sbagliato».
Parliamone.
«Tutto già successo. La stagione del triplete ero interista. L’anno scorso, con la Roma in semifinale di Champions, giallorosso. E in una fase sono stato pure milanista».
Se le danno del romanista, però, ci azzeccano.
«Non sono tifoso. A 16 anni, quando ho cominciato, seguivo la Lazio. Poi la Roma. Sono cresciuto alla scuola di Sandro Piccinini, e non erano radiocronache di parte. La verità è che Juve-Atletico era importante per tutti: tifosi, Sky che investe sulla Champions, movimento, giornali, calcio italiano».
«Aqui tambien tenemos huevos» si poteva evitare, forse.
«L’incipit me lo scrivo prima, poi lo leggo: all’inizio è importante non sbagliare. Non lo facevo da anni, ma l’occasione era speciale. Poi, quando la partita inizia, la telecronaca è pura emozione. Il primo, il secondo, il terzo gol. Tutti di Cristiano, che aveva addosso la pressione del fallimento. Un exploit clamoroso, che va raccontato. Tornando indietro, la rifarei uguale. E poi…».
E poi?
«In telecronaca seguo due monitor, più quello della Var. In cuffia avevo Bergomi, Pirlo, il coordinamento, i bordocampisti. E secondo te sto lì a pensare per chi faccio il tifo? È lavoro!».
I social sono stati spietati.
«Non sono sui social e non li leggo. Sono lo sfogo del momento. Io non faccio il politico: non cerco il consenso».
Ha provato a fare il calciatore, perlomeno?
«Come tutti. Ala e terzino destro nelle squadrette giovanili. Ma ho capito subito che era meglio studiare».
Prima radiocronaca.
«Cesena-Lazio per i tifosi cesenati. 1988».
Prima telecronaca.
«Tottenham-Leeds, Premier, in differita. 1991».
La telecronaca più emozionante?
«Italia-Francia 5-3 dopo i rigori, finale del Mondiale 2006. La Nazionale è un altro sport. È come per un giocatore: senti la responsabilità dell’azzurro. Travolgente. Ho pianto per un giorno e mezzo. Quella partita mi ha cambiato la vita. Ho pensato: e mo’ che faccio? Più in su di così, non si può salire».
Poi è arrivato l’innamoramento per CR7. Sua moglie come l’ha presa?
«Del calcio non gliene può fregare di meno. Ci ha riso sopra e ha twittato la mia battuta: chiedo scusa a mia moglie, ma questo CR7 fa innamorare».
Se Benedetta le parlasse di tattica, le si rivolterebbe lo stomaco come a Collovati?
«Uno scivolone clamoroso, ma nella vita si può anche fare una battuta senza essere crocifissi. Detto ciò, sul Mondiale donne Sky punta tanto: sarà una grande sorpresa, vedrete gli ascolti».
Martellini, Pizzul, Ciotti, Ameri, Piccinini: Caressa è l’erede di chi?
«Nando, un signore. A Bruno ho copiato l’affabulazione, ad Ameri il ritmo. Poi ci ho aggiunto del mio. Chiellini è Chiello perché i giocatori li chiamo come nella vita. Il tè caldo d’inverno e la bevanda rinfrescante d’estate. Mina, a Germania 2006, su un giornale mi suggerì la traduzione in tedesco: erfrischendes Getränk. CR7 per me è Cristiano. Questione di fonetica sul gol. Cristianooo Ronaldooo fa schifo. Ronaldooo per me era quello dell’Inter. Cristianooo funziona».