In diretta a ‘Punto Nuovo Sport Show’, trasmissione su Radio Punto Nuovo, è intervenuto Mattia Grassani, avvocato del Napoli. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": “Il dogma del 30 giugno è assolutamente derogabile, mi sembra difficile concludere qualcosa entro il 30 giugno. Se la UEFA sposta l'Europeo, le finali di Champions ed Europa League a data da destinarsi, bisogna usufruire di questo assist per prorogare, ovviamente con tutta una serie di aggiustamenti normativi e negoziali con i rappresentati delle varie componenti dei lavoratori sportivi e bisogna usufruire di questo scivolo e di questo passaporto per la stagione '20-'21 con il mese di luglio e anche di agosto. Giochiamo anche a Ferragosto, non ci sono tabù in questo momento quando l'obiettivo - se il Paese prima possibile ripartirà - degli operatori del mondo sportivo è quello di far partire anche il calcio e ciò significa non arroccarsi dietro 'non si può fare', dietro 'è la prima volta'. Prendendo posizione sulla logica del rilascio o meno dei giocatori, la logica di una società per azioni che ha 40-50 dipendenti nel comparto sportivo, molti dei quali stranieri, dovrebbe avere una sola mission, cioè quella di ricominciare a giocare, di concludere regolarmente il campionato e quella di tenere i giocatori quanto più vicini alla squadra, all'allenatore, al preparatore atletico, al mental coach, e anche attraverso questi nuovi programmi che ci sono a distanza con strutture non come quelle ufficiali e canoniche utilizzate ma strutture di fortuna, palestre in casa, piccoli spazi all'aperto, dove si può comunque nel raggio di poche centinaia di metri svolgere una preparazione, questo lo si può fare solo se tutta la rosa della prima squadra rimanga a disposizione. Se gli atleti cominciassero ad andare chi in Francia, chi in sud America, chi in Africa, è ovvio che questo tipo di mantenimento di una pseudo forma che poi dovrebbe diventare sempre maggiore in prossimità dei mesi che verranno, invece andrebbe scemando. Allora io condivido appieno la critica che ha fatto il presidente De Laurentiis, tenendo presente che sono valutazioni individuali e quindi ogni società per azioni, ogni presidente, ogni proprietario si organizza come meglio crede, ma una scelta che liberi i giocatori oggi certamente non è perfettamente compatibile con una pronta e performante ripresa un domani. Gli ostacoli ci sono oggi nel condurre questi allenamenti e questa preparazione a distanza, figuriamoci se uno se ne va a tremila, cinquemila, diecimila chilometri di distanza con anche altri rischi, perchè è vero che noi siamo uno dei Paesi più colpiti ma altrove non è che se la passino tanto meglio. Stando qua hanno un protocollo, devono osservare rigorosamente le direttive della società e sono anche sotto il controllo della società perchè sono dipendenti e sono un patrimonio della società. Se questi giorni sono configurabili come giorni di ferie? Tutti i calciatori professionisti italiani hanno già completamente usufruito del periodo di ferie previsto dall'accordo collettivo di categoria, in Serie A, in Serie B e in Serie C, attraverso le settimane di Luglio 2019 ed il periodo di stop natalizio. Quello che si sta verificando adesso è qualcosa di talmente nuovo che certamente è consentito prolungare le ferie, ma siamo di fronte ad un momento emergenziale eccezionale in cui non ho svolto la prestazione nè per cattiva volontà mia nè perchè il datore di lavoro non mi ha messo in condizione e quindi ci troviamo di fronte a quell'istituto che è la impossibilità sopravvenuta della prestazione e potrebbe già essere il periodo in cui quella negoziazione di riduzione dei compensi operi. Continuare a usufruire di ferie non dovute, perchè sono terminate quelle da accordo collettivo, è nascondersi dietro una foglia di fico, rimandi il problema ma se lo stop proseguirà per tutto aprile e anche tutto maggio e non è che i calciatori possono andare in ferie 100 giorni e più. Allora che si affronti questo ulteriore tabù, questo argomento scottante, come hanno già fatto tanti altri club di altre federazioni del metterci attorno ad un tavolo e tirare la riga su ciò che è in essere ormai dai primi di marzo e non consente ai club di valorizzare i prori giocatori, anzi perdendo le prestazioni e le performance dei propri giocatori, perchè ovviamente non si stanno allenando in gruppo, e per i giocatori fare un passo indietro e consensualmene trovare un punto di incontro. Quindi più che proprogare costantemente queste ferie che tra l'altro sono già in eccesso, sarei dell'idea di mettersi al tavolo a ragionare perchè può darsi, speriamo di no, che questa situazione arrivi addirittura al 30 di giugno o addirittura a luglio, non lo sappiamo. Una volta che si stabilisce un'incidenza, una percentuale, almeno con quello si va avanti, sperando poi di poter iniziare già a metà maggio o a fine maggio. Interrompere il campionato qui? Non voglio credere che un presidente di Serie A ricorra a questo tipo di soluzione per interessi particolari o comunque senza aver fatto tutto il possibile prima per far ripartire il campionato, lo escludo nella maniera più assoluta. Secondo me anche tra i presidenti di Serie A che sono uomini di impresa non solamente calcistica, ma che hanno altre attività si stanno scontrando con una realtà che tra le varie ipotesi c'è anche quella che la diffusione e il contrasto di questo virus non siano così prossimi e allora una delle ipotesi è anche quella di fermarsi qua, poi che cosa ciò comporti, quali conseguenze sotto il profilo agonistico-sportivo provochi, rimane un mondo tutto da esplorare, però io sono convinto che in questo momento le opinioni siano ovviamente tante, acune anche contraddittorie le une dalle altre ma tutte finalizzate a dialogare e a cercare la soluzione migliore. E' ovvio che si fa sempre in tempo a dire 'non si riparte più', questa è l'ipotesi più immediata da battere. L'ipotesi più concreta da battere fino alla fine è quella di mettere in campo tutti gli strumenti e le energie per giocare, riprendere, anche facendo partite ogni tre giorni e giocando sotto il solleone di luglio e agosto. Decurtazione dello stipendio come i calciatori dei club tedeschi che si sono fatti carico del problema sociale? E' un tema che nelle prossime settimane diventerà centrale, perchè abbiamo già tantissime società non nel limbo dorato della serie A, ma in Serie B e Serie C che sono in sofferenza assoluta, molto prossimi al default, per cui credo che una presa di coscienza da parte della categoria dei lavoratori sportivi di qualunque segmento, quindi atleti, tecnici, direttori sportivi, preparatori atletici, medici, team manager, responsabili della sicurezza, una galassia molto ampia e composita, debba fare fronte comune e anche mettersi in discussione per quanto riguarda tutti quei lavoratori che non percepiscono un decimo, un centesimo del compenso di questi privilegiati. Non stiamo lavorando, siamo tutti reclusi, se non lavoro, se non vado in Tribunale e non conduco azioni legali per conto dei miei clienti, non posso essere pagato, questo è il principio. Se in casa Napoli ci sono i presupposti per andare su questa filosofia dando presupposto che si possa decurtare parte dello stipendio anche nel momento in cui un campionato viene ripreso tenendo conto quindi di questo periodo di stop eccezionale? Quando il campionato riprenderà si tratterà ancora della stagione 2019-20, il contratto che noi oggi stiamo ipotizzando di congelare o di ridurre riprenderà piena efficacia e la retribuzione, che sia tutto il mese di giugno, che sia metà del mese di giugno che ci sia anche una extension a luglio, quello dovrà essere corrisposto in forma piena. Quello che invece è oggetto di dibattito sono le mensilità, i periodi di totale inattività sotto ogni fronte, quindi preparazione, disputa di gare, ritiri, attività di formazione tecnica. In questo momento noi veniamo già da quasi tre settimane di situazione analoga, cioè stop totale, per cui, come già successo in tantissime federazioni europee, da domani, da oggi, da ieri, i club se lo vogliono possono intavolare con i lavoratori sportivi questo tipo di dialogo e arrivare nell'interesse di tutti a una soluzione condivisa, perchè pensare che si possa andare davanti ad un collegio arbitrale o a un tribunale a litigare su questo tema oggi è una cosa che offende l'intelligenza di tutti noi italiani".
di Napoli Magazine
26/03/2020 - 14:34
In diretta a ‘Punto Nuovo Sport Show’, trasmissione su Radio Punto Nuovo, è intervenuto Mattia Grassani, avvocato del Napoli. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine": “Il dogma del 30 giugno è assolutamente derogabile, mi sembra difficile concludere qualcosa entro il 30 giugno. Se la UEFA sposta l'Europeo, le finali di Champions ed Europa League a data da destinarsi, bisogna usufruire di questo assist per prorogare, ovviamente con tutta una serie di aggiustamenti normativi e negoziali con i rappresentati delle varie componenti dei lavoratori sportivi e bisogna usufruire di questo scivolo e di questo passaporto per la stagione '20-'21 con il mese di luglio e anche di agosto. Giochiamo anche a Ferragosto, non ci sono tabù in questo momento quando l'obiettivo - se il Paese prima possibile ripartirà - degli operatori del mondo sportivo è quello di far partire anche il calcio e ciò significa non arroccarsi dietro 'non si può fare', dietro 'è la prima volta'. Prendendo posizione sulla logica del rilascio o meno dei giocatori, la logica di una società per azioni che ha 40-50 dipendenti nel comparto sportivo, molti dei quali stranieri, dovrebbe avere una sola mission, cioè quella di ricominciare a giocare, di concludere regolarmente il campionato e quella di tenere i giocatori quanto più vicini alla squadra, all'allenatore, al preparatore atletico, al mental coach, e anche attraverso questi nuovi programmi che ci sono a distanza con strutture non come quelle ufficiali e canoniche utilizzate ma strutture di fortuna, palestre in casa, piccoli spazi all'aperto, dove si può comunque nel raggio di poche centinaia di metri svolgere una preparazione, questo lo si può fare solo se tutta la rosa della prima squadra rimanga a disposizione. Se gli atleti cominciassero ad andare chi in Francia, chi in sud America, chi in Africa, è ovvio che questo tipo di mantenimento di una pseudo forma che poi dovrebbe diventare sempre maggiore in prossimità dei mesi che verranno, invece andrebbe scemando. Allora io condivido appieno la critica che ha fatto il presidente De Laurentiis, tenendo presente che sono valutazioni individuali e quindi ogni società per azioni, ogni presidente, ogni proprietario si organizza come meglio crede, ma una scelta che liberi i giocatori oggi certamente non è perfettamente compatibile con una pronta e performante ripresa un domani. Gli ostacoli ci sono oggi nel condurre questi allenamenti e questa preparazione a distanza, figuriamoci se uno se ne va a tremila, cinquemila, diecimila chilometri di distanza con anche altri rischi, perchè è vero che noi siamo uno dei Paesi più colpiti ma altrove non è che se la passino tanto meglio. Stando qua hanno un protocollo, devono osservare rigorosamente le direttive della società e sono anche sotto il controllo della società perchè sono dipendenti e sono un patrimonio della società. Se questi giorni sono configurabili come giorni di ferie? Tutti i calciatori professionisti italiani hanno già completamente usufruito del periodo di ferie previsto dall'accordo collettivo di categoria, in Serie A, in Serie B e in Serie C, attraverso le settimane di Luglio 2019 ed il periodo di stop natalizio. Quello che si sta verificando adesso è qualcosa di talmente nuovo che certamente è consentito prolungare le ferie, ma siamo di fronte ad un momento emergenziale eccezionale in cui non ho svolto la prestazione nè per cattiva volontà mia nè perchè il datore di lavoro non mi ha messo in condizione e quindi ci troviamo di fronte a quell'istituto che è la impossibilità sopravvenuta della prestazione e potrebbe già essere il periodo in cui quella negoziazione di riduzione dei compensi operi. Continuare a usufruire di ferie non dovute, perchè sono terminate quelle da accordo collettivo, è nascondersi dietro una foglia di fico, rimandi il problema ma se lo stop proseguirà per tutto aprile e anche tutto maggio e non è che i calciatori possono andare in ferie 100 giorni e più. Allora che si affronti questo ulteriore tabù, questo argomento scottante, come hanno già fatto tanti altri club di altre federazioni del metterci attorno ad un tavolo e tirare la riga su ciò che è in essere ormai dai primi di marzo e non consente ai club di valorizzare i prori giocatori, anzi perdendo le prestazioni e le performance dei propri giocatori, perchè ovviamente non si stanno allenando in gruppo, e per i giocatori fare un passo indietro e consensualmene trovare un punto di incontro. Quindi più che proprogare costantemente queste ferie che tra l'altro sono già in eccesso, sarei dell'idea di mettersi al tavolo a ragionare perchè può darsi, speriamo di no, che questa situazione arrivi addirittura al 30 di giugno o addirittura a luglio, non lo sappiamo. Una volta che si stabilisce un'incidenza, una percentuale, almeno con quello si va avanti, sperando poi di poter iniziare già a metà maggio o a fine maggio. Interrompere il campionato qui? Non voglio credere che un presidente di Serie A ricorra a questo tipo di soluzione per interessi particolari o comunque senza aver fatto tutto il possibile prima per far ripartire il campionato, lo escludo nella maniera più assoluta. Secondo me anche tra i presidenti di Serie A che sono uomini di impresa non solamente calcistica, ma che hanno altre attività si stanno scontrando con una realtà che tra le varie ipotesi c'è anche quella che la diffusione e il contrasto di questo virus non siano così prossimi e allora una delle ipotesi è anche quella di fermarsi qua, poi che cosa ciò comporti, quali conseguenze sotto il profilo agonistico-sportivo provochi, rimane un mondo tutto da esplorare, però io sono convinto che in questo momento le opinioni siano ovviamente tante, acune anche contraddittorie le une dalle altre ma tutte finalizzate a dialogare e a cercare la soluzione migliore. E' ovvio che si fa sempre in tempo a dire 'non si riparte più', questa è l'ipotesi più immediata da battere. L'ipotesi più concreta da battere fino alla fine è quella di mettere in campo tutti gli strumenti e le energie per giocare, riprendere, anche facendo partite ogni tre giorni e giocando sotto il solleone di luglio e agosto. Decurtazione dello stipendio come i calciatori dei club tedeschi che si sono fatti carico del problema sociale? E' un tema che nelle prossime settimane diventerà centrale, perchè abbiamo già tantissime società non nel limbo dorato della serie A, ma in Serie B e Serie C che sono in sofferenza assoluta, molto prossimi al default, per cui credo che una presa di coscienza da parte della categoria dei lavoratori sportivi di qualunque segmento, quindi atleti, tecnici, direttori sportivi, preparatori atletici, medici, team manager, responsabili della sicurezza, una galassia molto ampia e composita, debba fare fronte comune e anche mettersi in discussione per quanto riguarda tutti quei lavoratori che non percepiscono un decimo, un centesimo del compenso di questi privilegiati. Non stiamo lavorando, siamo tutti reclusi, se non lavoro, se non vado in Tribunale e non conduco azioni legali per conto dei miei clienti, non posso essere pagato, questo è il principio. Se in casa Napoli ci sono i presupposti per andare su questa filosofia dando presupposto che si possa decurtare parte dello stipendio anche nel momento in cui un campionato viene ripreso tenendo conto quindi di questo periodo di stop eccezionale? Quando il campionato riprenderà si tratterà ancora della stagione 2019-20, il contratto che noi oggi stiamo ipotizzando di congelare o di ridurre riprenderà piena efficacia e la retribuzione, che sia tutto il mese di giugno, che sia metà del mese di giugno che ci sia anche una extension a luglio, quello dovrà essere corrisposto in forma piena. Quello che invece è oggetto di dibattito sono le mensilità, i periodi di totale inattività sotto ogni fronte, quindi preparazione, disputa di gare, ritiri, attività di formazione tecnica. In questo momento noi veniamo già da quasi tre settimane di situazione analoga, cioè stop totale, per cui, come già successo in tantissime federazioni europee, da domani, da oggi, da ieri, i club se lo vogliono possono intavolare con i lavoratori sportivi questo tipo di dialogo e arrivare nell'interesse di tutti a una soluzione condivisa, perchè pensare che si possa andare davanti ad un collegio arbitrale o a un tribunale a litigare su questo tema oggi è una cosa che offende l'intelligenza di tutti noi italiani".