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VIDEO - De Laurentiis in Senato: "Il Governo deve ridurre il numero delle squadre in Serie A, il campionato è portato avanti da 6-8 squadre, bisogna avere un "cleaning" delle tifoserie e leggi sui procuratori"
22.05.2024 14:10 di Napoli Magazine

NAPOLI - Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha fatto il punto sullo stato di salute del calcio italiano in Senato. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine":  "Mi spiace far notare che i politici in generale credono che il Governo non debba interessarsi in termini economici del settore del calcio. O meglio che non possa il Governo stesso creare le condizioni che possano eliminare i miliardi di debiti che il calcio accumula ogni anno. Non chiediamo soldi, ma modifiche legislative che permettano al nostro settore di recuperare energie economiche e finanziarie. Nel lontano 1996, il Governo trasformò i club in società di capitali, quindi in società per azioni e società di capitali con finalità lucrative, concetti ribaditi e riconfermati dalla Uefa. In parallelo, non si preoccupò minimamente di creare i presupposti per una sana economia di mercato. Non ci siamo liberati, se non ultimamente, ma in maniera completamente inadeguata della 91 dell'81, 43 anni fa, immaginate, e ancora esiste. Poi, la Melandri, la malattia e un coacervo di danni inimmaginabili allo sviluppo del calcio italiano in riferimento al resto del calcio europeo. Noi abbiamo permesso un caos totale nel passare dal 1986 per la Serie A da 16 squadre a 18 e poi a 20. Ma le partite passarono e passeranno, fino al nuovo campionato, da 45 a 75/80. Quindi, i giocatori verranno usurati perché, per chi dovesse arrivare fino alla fine di tutte le partite da affrontare, ci sarà un’usura tale per cui quel campione l’anno successivo probabilmente dovrà stare in pensione e non poter partecipare con la stessa fisicità, preparazione e mente preparata al successivo campionato. Di conseguenza, le entrate non saranno commisurate a questa quantità di energia sprecata dove soltanto le Istituzioni calcistiche porteranno a casa un risultato economico sulle nostre spalle e sui nostri investimenti. Cosa fare dunque? La Lega di Serie A non avrà mai la forza di ridurre il numero delle squadre, lo deve fare il Governo che deve prendere atto che dai prossimi campionati le squadre devono essere X e non Y, perché non ci sono i fatturati possibili per giustificarne l’esistenza. Questo campionato è portato avanti da 6, massimo 8 società, tutto il resto è fuffa, allora anche qui bisogna uscire allo scoperto. O lo sport calcistico, per quanto attiene alla Serie A è veramente da considerarsi un'industria oltre che uno sport o no, perchè c'è questa commistione mai separatasi per la quale poi si creano le dovute incongruenze. Noi, per esempio, vorremmo che il Governo stabilisse un voto ponderale a favore delle 6-8 società che sono determinanti per la costituzione di un campionato, perché altrimenti il campionato non si reggerebbe in piedi. Non possiamo continuare le 6-8 società ad accumulare debiti. Noi del Napoli abbiamo chiuso il bilancio con un utile di 83 milioni, ma con quale fatica? Non potendo investire sull’impiantistica, sui vivai, dovendo esistere in un coacervo politico difficile come quello del Sud, non certo aiutato dai fratelli del Nord. Allora, bisogna creare questo voto ponderale perchè attraverso di esso le 6 società che avrebbero la maggioranza, creerebbero quei presupposti di maggiore economicità della quale beneficerebbero anche le squadre minori che però si devono fidare, perché altrimenti loro creano sempre l'ostacolo per prendersi una mollica in più e non per prendersi un primo, un secondo, un terzo e un dolce come meriterebbero. Poi, bisogna guardare alla classifica. La classifica è divisa in parte a sinistra e in parte a destra, nella parte di sinistra ci sono dieci squadre che lottano per entrare in Europa, per vincere uno scudetto. Da gennaio in poi, sulla parte di destra ci sono delle squadre che lottano per non retrocedere. Voi credete che questo interessi il mondo di chi investe, come sono le piattaforme? Noi abbiamo uno stadio reale e uno stadio virtuale. Nello stadio reale non vengono più i tifosi  quando già capiscono che quelle partite non portano più da nessuna parte. Dalla parte dello stadio virtuale, cioè le piattaforme, le televisioni, se hanno un audience bassissimo, non hanno nessun interesse ad investire. Allora bisognerebbe determinare quali sono i criteri di ammissibilità per stare nella Serie A, che non possono che essere determinati  dal bacino di utenza, perchè se il bacino di utenza è minimale, vuol dire che anche da un punto di vista della virtualizzazione di quelle partite non ci sarà alcun interesse. Problemi: gli stadi. Si è lamentato che noi non abbiamo le infrastrutture, non abbiamo gli stadi. Bene, si è fatta una legge che finalmente accelera queste opportunità, ma è tutto da vedere perché poi quando siamo in mano alla politica locale, diventa sempre il burocratese la guida di tutti i problemi. Per investire negli stadi, bisogna vedere anche un ‘cleaning' delle tifoserie. In Inghilterra questo problema è stato risolto ormai da tanti anni, gli hooligans sono stati messi fuori. Da noi in Italia abbiamo tifoserie condizionanti che possono dettare leggi limitative sul piano della frequentabilità dello stadio. Quando ho posto il problema a molti politici, e sono rimasto basito, ma credo non sia un problema del Governo attuale, ma dei Governi passati, mi è stato detto: 'Guardi, noi i tifosi che vanno allo stadio non li possiamo governare perché rappresentano voti' e questo è gravissimo, è un’ammissione di debolezza totale da parte dello Stato, significa ammettere anche la delinquenza all'interno degli stadi, tant’è che i tifosi che vanno allo stadio considerano gli stadi terra libera, di nessuno, perchè gli appartiene. Questo non va bene, è assolutamente inconcepibile. Poi, bisognerebbe eliminare i ricatti dei procuratori che sono la vera problematica del sistema calcio per l’indebitamento, perchè sono coloro i quali fanno innalzare e lievitare i costi dei vari giocatori. Come si combattono? In due modi: allungando per legge la possibilità di fare contratti lunghi almeno 8 anni, in modo tale che dopo i primi due anni il procuratore non va da altri club per far innalzare il salario concepito precedentemente per quel determinato calciatore. E non bisognerebbe nemmeno limitare la possibilità ai club di essere procuratori dei calciatori. Allora il problema si risolverebbe da sè e quindi non ci sarebbero problemi anche illegali, di cui sentiamo parlare senza prove concrete, di problematiche che si svolgono estero su estero. La liceità fiscale deve guidare eticamente il calcio italiano. Dobbiamo ragionare in termini anche di equità partecipativa. Se mi mette una serie di società che spendono dai 400 ai 500 milioni all'anno con una società che ne spende solo 40, mi crea una incapacità competitiva alla pari. E' chiaro che c'è un divario sul quale bisogna aprire un dibattito. Se sono appartenente ad una realtà minore per bacino di utenza e quindi di possibilità di fatturabilità devo garantire con patrimoni personali la equità comparativa di competizione, perchè altrimenti accade che alcune società non intervengono sul mercato, perchè non c'è solo un problema di vivai, c'è anche un problema di intervento e di dire: 'mi presti per cortesia quel calciatore? Me ne paghi per cortesia il 50% del suo salario?'. E questo non va bene, perchè le altre società non possono fare lemadri delle società minori, dovrebbe essere escluso questo concetto. Abbiamo visto che il City Group che fa capo al Manchester City e che fa capo ad un emirato detiene la proprietà di 15 società calcistiche in giro per l'Europa e per il mondo. In Italia è stato contestato, il buon Lotito ha dovuto svendere e rimetterci anche molti soldi per la Salernitana. Dov'è la Salernitana? Sta retrocedendo. Allora qui, al di là del tifo che ognuno di noi può fare per la propria città, a prescindere da uno spirito calcistico, ma bisogna levare di mezzo un momento la democraticità del sistema, perchè o è un sistema di merito, economico, finanziario, di bacino di utenza, o altrimenti non ci sarà mai una equa competitività tra le parti. Prima Setti lamentava di non essere d'accordo con me, ma il Verona è di per sè una entità economica straordinaria, perchè il Verona, da Shakespeare in poi, ha attraverso la sua arena una competenza mondiale, internazionale. Il Venezia, cos'è più famoso al mondo di Venezia? Allora uno poi deve sapere da imprenditore investire per tirar fuori tutte quelle opportunità che il Verona non ha solo attraverso l'Arena, bisogna riuscire a capire come combinare i fattori della produzione affinchè produttivamente rendano meno pesante quel gap che se lo esaminiamo solo sul piano sportivo potrebbe esistere. Due: lei crede che io sia un antesignano provocatore della innovazione, no, io sono costretto a farvi notare che voi avete purtroppo condizionato il calcio invecchiandolo a dismisura. Se voi pensate che noi ancora oggi siamo obbligati non ad osservare la liberalità che un imprenditore dovrebbe avere ma a dover fare per assegnare i diritti dei bandi assurdi, dove addirittura determinate persone giuridiche che hanno santi e amici in Parlamento condizionano la redditività del calcio italiano. Noi nei prossimi cinque anni saremo costretti a scomparire ulteriormente dalla competitività perchè ci sono delle piattaforme che vivono ad uso e consumo del calcio italiano senza produrre effetti positivi. Ci si è offerto un 50% sui revenues? Falso! Abbiamo fatto i calcoli, non esiste produttività assoluta nei prossimi cinque anni, quindi siamo stati gabbati un'altra volta. Voi tutti questi problemi non li conoscete e quindi stiamo lì correttamente sintonizzati sui vivai, su questo, su quest'altro, ma vi rendete conto che nella serie B e nella serie C se non intervengono grossi gruppi e fondi stranieri ci sarebbe il disastro più totale? Eppure, se a noi fosse stata data, cosa che è stata levata a Lotito,  e che è stata limitata grazie ad un mio intervento fino al 2028, la possibilità per la stessa famiglia di detenere due gruppi di calcio in campionati diversi, cosa che invece dovrebbe essere possibile perchè lo fanno per il City Group, poter addirittura stare nello stesso campionato, a noi ci è stato detto: 'no, non è possibile'. E cosa farà quella società calcistica una volta che la famiglia De Laurentiis si sarà stancata e ne sarà probabilmente uscita nel 2028, - prima non se ne parla- se non viene modificata la legge? Probabilmente sarà destinata a rimanere dov'è o a fallire a meno che ci siano dei gruppi, stranieri o italiani che possano intervenire poderosamente".

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22/05/2024 - 14:10

NAPOLI - Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha fatto il punto sullo stato di salute del calcio italiano in Senato. Ecco quanto evidenziato da "Napoli Magazine":  "Mi spiace far notare che i politici in generale credono che il Governo non debba interessarsi in termini economici del settore del calcio. O meglio che non possa il Governo stesso creare le condizioni che possano eliminare i miliardi di debiti che il calcio accumula ogni anno. Non chiediamo soldi, ma modifiche legislative che permettano al nostro settore di recuperare energie economiche e finanziarie. Nel lontano 1996, il Governo trasformò i club in società di capitali, quindi in società per azioni e società di capitali con finalità lucrative, concetti ribaditi e riconfermati dalla Uefa. In parallelo, non si preoccupò minimamente di creare i presupposti per una sana economia di mercato. Non ci siamo liberati, se non ultimamente, ma in maniera completamente inadeguata della 91 dell'81, 43 anni fa, immaginate, e ancora esiste. Poi, la Melandri, la malattia e un coacervo di danni inimmaginabili allo sviluppo del calcio italiano in riferimento al resto del calcio europeo. Noi abbiamo permesso un caos totale nel passare dal 1986 per la Serie A da 16 squadre a 18 e poi a 20. Ma le partite passarono e passeranno, fino al nuovo campionato, da 45 a 75/80. Quindi, i giocatori verranno usurati perché, per chi dovesse arrivare fino alla fine di tutte le partite da affrontare, ci sarà un’usura tale per cui quel campione l’anno successivo probabilmente dovrà stare in pensione e non poter partecipare con la stessa fisicità, preparazione e mente preparata al successivo campionato. Di conseguenza, le entrate non saranno commisurate a questa quantità di energia sprecata dove soltanto le Istituzioni calcistiche porteranno a casa un risultato economico sulle nostre spalle e sui nostri investimenti. Cosa fare dunque? La Lega di Serie A non avrà mai la forza di ridurre il numero delle squadre, lo deve fare il Governo che deve prendere atto che dai prossimi campionati le squadre devono essere X e non Y, perché non ci sono i fatturati possibili per giustificarne l’esistenza. Questo campionato è portato avanti da 6, massimo 8 società, tutto il resto è fuffa, allora anche qui bisogna uscire allo scoperto. O lo sport calcistico, per quanto attiene alla Serie A è veramente da considerarsi un'industria oltre che uno sport o no, perchè c'è questa commistione mai separatasi per la quale poi si creano le dovute incongruenze. Noi, per esempio, vorremmo che il Governo stabilisse un voto ponderale a favore delle 6-8 società che sono determinanti per la costituzione di un campionato, perché altrimenti il campionato non si reggerebbe in piedi. Non possiamo continuare le 6-8 società ad accumulare debiti. Noi del Napoli abbiamo chiuso il bilancio con un utile di 83 milioni, ma con quale fatica? Non potendo investire sull’impiantistica, sui vivai, dovendo esistere in un coacervo politico difficile come quello del Sud, non certo aiutato dai fratelli del Nord. Allora, bisogna creare questo voto ponderale perchè attraverso di esso le 6 società che avrebbero la maggioranza, creerebbero quei presupposti di maggiore economicità della quale beneficerebbero anche le squadre minori che però si devono fidare, perché altrimenti loro creano sempre l'ostacolo per prendersi una mollica in più e non per prendersi un primo, un secondo, un terzo e un dolce come meriterebbero. Poi, bisogna guardare alla classifica. La classifica è divisa in parte a sinistra e in parte a destra, nella parte di sinistra ci sono dieci squadre che lottano per entrare in Europa, per vincere uno scudetto. Da gennaio in poi, sulla parte di destra ci sono delle squadre che lottano per non retrocedere. Voi credete che questo interessi il mondo di chi investe, come sono le piattaforme? Noi abbiamo uno stadio reale e uno stadio virtuale. Nello stadio reale non vengono più i tifosi  quando già capiscono che quelle partite non portano più da nessuna parte. Dalla parte dello stadio virtuale, cioè le piattaforme, le televisioni, se hanno un audience bassissimo, non hanno nessun interesse ad investire. Allora bisognerebbe determinare quali sono i criteri di ammissibilità per stare nella Serie A, che non possono che essere determinati  dal bacino di utenza, perchè se il bacino di utenza è minimale, vuol dire che anche da un punto di vista della virtualizzazione di quelle partite non ci sarà alcun interesse. Problemi: gli stadi. Si è lamentato che noi non abbiamo le infrastrutture, non abbiamo gli stadi. Bene, si è fatta una legge che finalmente accelera queste opportunità, ma è tutto da vedere perché poi quando siamo in mano alla politica locale, diventa sempre il burocratese la guida di tutti i problemi. Per investire negli stadi, bisogna vedere anche un ‘cleaning' delle tifoserie. In Inghilterra questo problema è stato risolto ormai da tanti anni, gli hooligans sono stati messi fuori. Da noi in Italia abbiamo tifoserie condizionanti che possono dettare leggi limitative sul piano della frequentabilità dello stadio. Quando ho posto il problema a molti politici, e sono rimasto basito, ma credo non sia un problema del Governo attuale, ma dei Governi passati, mi è stato detto: 'Guardi, noi i tifosi che vanno allo stadio non li possiamo governare perché rappresentano voti' e questo è gravissimo, è un’ammissione di debolezza totale da parte dello Stato, significa ammettere anche la delinquenza all'interno degli stadi, tant’è che i tifosi che vanno allo stadio considerano gli stadi terra libera, di nessuno, perchè gli appartiene. Questo non va bene, è assolutamente inconcepibile. Poi, bisognerebbe eliminare i ricatti dei procuratori che sono la vera problematica del sistema calcio per l’indebitamento, perchè sono coloro i quali fanno innalzare e lievitare i costi dei vari giocatori. Come si combattono? In due modi: allungando per legge la possibilità di fare contratti lunghi almeno 8 anni, in modo tale che dopo i primi due anni il procuratore non va da altri club per far innalzare il salario concepito precedentemente per quel determinato calciatore. E non bisognerebbe nemmeno limitare la possibilità ai club di essere procuratori dei calciatori. Allora il problema si risolverebbe da sè e quindi non ci sarebbero problemi anche illegali, di cui sentiamo parlare senza prove concrete, di problematiche che si svolgono estero su estero. La liceità fiscale deve guidare eticamente il calcio italiano. Dobbiamo ragionare in termini anche di equità partecipativa. Se mi mette una serie di società che spendono dai 400 ai 500 milioni all'anno con una società che ne spende solo 40, mi crea una incapacità competitiva alla pari. E' chiaro che c'è un divario sul quale bisogna aprire un dibattito. Se sono appartenente ad una realtà minore per bacino di utenza e quindi di possibilità di fatturabilità devo garantire con patrimoni personali la equità comparativa di competizione, perchè altrimenti accade che alcune società non intervengono sul mercato, perchè non c'è solo un problema di vivai, c'è anche un problema di intervento e di dire: 'mi presti per cortesia quel calciatore? Me ne paghi per cortesia il 50% del suo salario?'. E questo non va bene, perchè le altre società non possono fare lemadri delle società minori, dovrebbe essere escluso questo concetto. Abbiamo visto che il City Group che fa capo al Manchester City e che fa capo ad un emirato detiene la proprietà di 15 società calcistiche in giro per l'Europa e per il mondo. In Italia è stato contestato, il buon Lotito ha dovuto svendere e rimetterci anche molti soldi per la Salernitana. Dov'è la Salernitana? Sta retrocedendo. Allora qui, al di là del tifo che ognuno di noi può fare per la propria città, a prescindere da uno spirito calcistico, ma bisogna levare di mezzo un momento la democraticità del sistema, perchè o è un sistema di merito, economico, finanziario, di bacino di utenza, o altrimenti non ci sarà mai una equa competitività tra le parti. Prima Setti lamentava di non essere d'accordo con me, ma il Verona è di per sè una entità economica straordinaria, perchè il Verona, da Shakespeare in poi, ha attraverso la sua arena una competenza mondiale, internazionale. Il Venezia, cos'è più famoso al mondo di Venezia? Allora uno poi deve sapere da imprenditore investire per tirar fuori tutte quelle opportunità che il Verona non ha solo attraverso l'Arena, bisogna riuscire a capire come combinare i fattori della produzione affinchè produttivamente rendano meno pesante quel gap che se lo esaminiamo solo sul piano sportivo potrebbe esistere. Due: lei crede che io sia un antesignano provocatore della innovazione, no, io sono costretto a farvi notare che voi avete purtroppo condizionato il calcio invecchiandolo a dismisura. Se voi pensate che noi ancora oggi siamo obbligati non ad osservare la liberalità che un imprenditore dovrebbe avere ma a dover fare per assegnare i diritti dei bandi assurdi, dove addirittura determinate persone giuridiche che hanno santi e amici in Parlamento condizionano la redditività del calcio italiano. Noi nei prossimi cinque anni saremo costretti a scomparire ulteriormente dalla competitività perchè ci sono delle piattaforme che vivono ad uso e consumo del calcio italiano senza produrre effetti positivi. Ci si è offerto un 50% sui revenues? Falso! Abbiamo fatto i calcoli, non esiste produttività assoluta nei prossimi cinque anni, quindi siamo stati gabbati un'altra volta. Voi tutti questi problemi non li conoscete e quindi stiamo lì correttamente sintonizzati sui vivai, su questo, su quest'altro, ma vi rendete conto che nella serie B e nella serie C se non intervengono grossi gruppi e fondi stranieri ci sarebbe il disastro più totale? Eppure, se a noi fosse stata data, cosa che è stata levata a Lotito,  e che è stata limitata grazie ad un mio intervento fino al 2028, la possibilità per la stessa famiglia di detenere due gruppi di calcio in campionati diversi, cosa che invece dovrebbe essere possibile perchè lo fanno per il City Group, poter addirittura stare nello stesso campionato, a noi ci è stato detto: 'no, non è possibile'. E cosa farà quella società calcistica una volta che la famiglia De Laurentiis si sarà stancata e ne sarà probabilmente uscita nel 2028, - prima non se ne parla- se non viene modificata la legge? Probabilmente sarà destinata a rimanere dov'è o a fallire a meno che ci siano dei gruppi, stranieri o italiani che possano intervenire poderosamente".