Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Gattuso? Lo chiamai con Totti, avevo pensato ad un film con loro due. Ci eravamo rivisti al compleanno di Ancelotti a Capri. Una tavolata di 40 metri, aveva invitato il mondo, sembrava un matrimonio. Ho scoperto un grande conversatore. Ci siamo intrattenuti per tre ore. Dopo il disguido del ritiro-non-ritiro gli ho telefonato e gli ho detto: "Rino, stai calmo, non prendere decisioni se ti chiama qualcuno, stai fermo". Confermato? Che domanda è, gli avevo fatto un contratto di un anno e mezzo con via di fuga per entrambi, non abbiamo avuto bisogno di ricorrervi. Se facciamo bene nelle coppe e recuperiamo qualche posizione, gli do appuntamento a fine agosto a Capri per parlare di un allungamento di 3-4 anni. Verdone è con me da 20 anni in esclusiva, tra persone che si stimano i contratti hanno un valore relativo, contano le motivazioni, ognuno deve essere libero di decidere se proseguire o meno. Poi Koulibaly e Fabian non sono un problema, sul mercato valgono 100 milioni a testa. Se si presentassero City, United o Psg con 100 milioni, ci penserei ed è probabile che partirebbero, sempre se la loro volontà è di andarsene. Un’offerta di 60 non la prendo in considerazione. Sarri? Nemesi storica (ride, ndr). Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare ed aveva ancora due anni di contratto. A febbraio mi invitò a pranzo in Toscana, a due passi da casa sua, organizzò la moglie, non accennò a chiusure, mi portò fino al giorno che precedette l'ultima partita creando incertezze alla società. Tre stagioni indimenticabili? Il deus ex machina, ma anche nel calcio sono necessari un ottimo regista ed un ottimo produttore. Naturale che l'imprenditore dia delle indicazioni e che gli sia riconosciuta una parte del merito, non solo la colpa della sconfitta. Chi ha preso Cavani? Il sottoscritto. E Mazzarri? E Benitez? E Higuain, Sarri? Quando lo scelsi tappezzarono la città di striscioni contro di me. Ancelotti? Mi ricordava mio padre, un filosofo ed un uomo dolcissimo. Scelsi la sua serenità, tranquillità. Ma prendendo lui non so se feci la cosa giusta per il Napoli. Dopo la prima stagione, potendo ricorrere alla clausola rescissoria del contratto, avrei dovuto dirgli 'Carlo, per me non sei fatto per il tipo di calcio che vogliono a Napoli, conserviamo la grande amicizia, ma a Napoli il calcio è un'altra cosa. Hai conosciuto una città che adesso ami spassionatamente, meglio finirla qui'. Invece sbagliai una seconda volta, Mertens è proprio speciale. E' uno scugnizzo. Ci siamo visti a colazione sei mesi fa, ho scoperto un uomo speciale, cazzuto, uno sfa**imm'. Rinnovare un trentatreenne non rientra nelle nostre abitudini, con Mertens è stato semplice. Quando avrà smesso mi farebbe piacere trovargli un ruolo per proseguire la collaborazione. Callejon? A settembre, o ottobre non ricordo bene, ci siamo parlati e gli ho chiarito le nostre intenzioni, devo avergli ritoccato il contratto pure di 100-200mila euro. Il suo manager non ci ha fatto sapere più nulla. Basta, lui le condizioni le conosce. Non ho mai pensato di vendere il Napoli. Ho ricevuto tre offerte, una da 700 milioni, una da 800 e l’altro ieri si è palesato uno che però non ha fatto cifre. Il Napoli rappresenta sedici anni della mia vita. Nel 2004 produssi il mio ultimo film americano, Sky Captain and the World of Tomorrow; non fu un grande successo ma guadagnai 90 milioni di dollari. Se avessi proseguito oggi mi ritroverei con 3-4 billions. Ho messo il calcio davanti a tutto. Decine di riunioni per non decidere nulla! Ho detto a Paolo (Dal Pino, ndr): “Visto che la pandemia ci ha fatto scoprire le video-assemblee in conference call, mi spieghi perché io non dovrei confrontarmi direttamente con gli azionisti, con chi i soldi ce li mette? Meno incontri, ma più efficaci e risolutivi. Perché posso parlare con Agnelli e non con gli altri? Perché posso discutere con Lotito e non con gli altri? Perché Zhang non torna dalla Cina?”. Ci ritroviamo continuamente con gente che moltiplica i rinvii perché deve riferire all’azionista: ma al di là di questo, manca in generale una visione industriale del calcio. Si pensa soltanto ai diritti televisivi. Noi dovremmo cominciare a produrre le partite indipendentemente e autonomamente e licenziarle a Netflix, Amazon, Tim, Disney Plus, Sky eccetera, lasciando loro il 5% della raccolta e mettendo gli abbonamenti a 300 euro l’anno. Quello delle pay è diventato un mondo di piagnoni che non hanno una visione del futuro. Io a 71 anni mi sento ancora giovanissimo perché sono proiettato verso un mondo di contenuti in continua trasformazione. Servirebbe una riforma del sistema calcio, perché i 37 milioni di tifosi potrebbero costituire il partito più importante d’Italia. Gravina è un grand’uomo, coraggioso, acculturato, ha una coscienza cristallina, è un dirigente responsabile e in grado di avviare la riforma del calcio. La C deve diventare sempre più come la D, non è più sostenibile, in C si perdono milioni che finiscono nella spazzatura. Le dieci puntate di “The Last Dance” ci hanno mostrato il valore del sistema Nba che produce spettacolo, passione, fidelizzazione. E ricchezza. Sessantacinquemila spettatori in un palazzetto, ve lo immaginate? Un’energia indescrivibile". In chiusura De Laurentiis lancia la proposta di una lega proprio in stile NBA: "Perché non istituire un Élite del calcio con 10-12 squadre? Con garanzie bancarie inattaccabili, senza promozioni, né retrocessioni, per dare potenza e sviluppo alle partecipanti. Calendario più snello, eventi di alto livello, azzeramento delle partite prive di appeal. Ci si dimentica spesso che nel ’96, sotto il governo Prodi, Veltroni trasformò i club in società per azioni con scopo di lucro, il Fair Play Finanziario di Platini ha fatto il resto interessando solo pochissime realtà. La Lega calcio è tenuta in piedi da 7 società, le altre 13 fanno contorno, ma hanno diritto di voto e molto spesso condizionano lo sviluppo di una forte e imprescindibile vision".
di Napoli Magazine
15/06/2020 - 09:15
Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Gattuso? Lo chiamai con Totti, avevo pensato ad un film con loro due. Ci eravamo rivisti al compleanno di Ancelotti a Capri. Una tavolata di 40 metri, aveva invitato il mondo, sembrava un matrimonio. Ho scoperto un grande conversatore. Ci siamo intrattenuti per tre ore. Dopo il disguido del ritiro-non-ritiro gli ho telefonato e gli ho detto: "Rino, stai calmo, non prendere decisioni se ti chiama qualcuno, stai fermo". Confermato? Che domanda è, gli avevo fatto un contratto di un anno e mezzo con via di fuga per entrambi, non abbiamo avuto bisogno di ricorrervi. Se facciamo bene nelle coppe e recuperiamo qualche posizione, gli do appuntamento a fine agosto a Capri per parlare di un allungamento di 3-4 anni. Verdone è con me da 20 anni in esclusiva, tra persone che si stimano i contratti hanno un valore relativo, contano le motivazioni, ognuno deve essere libero di decidere se proseguire o meno. Poi Koulibaly e Fabian non sono un problema, sul mercato valgono 100 milioni a testa. Se si presentassero City, United o Psg con 100 milioni, ci penserei ed è probabile che partirebbero, sempre se la loro volontà è di andarsene. Un’offerta di 60 non la prendo in considerazione. Sarri? Nemesi storica (ride, ndr). Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare ed aveva ancora due anni di contratto. A febbraio mi invitò a pranzo in Toscana, a due passi da casa sua, organizzò la moglie, non accennò a chiusure, mi portò fino al giorno che precedette l'ultima partita creando incertezze alla società. Tre stagioni indimenticabili? Il deus ex machina, ma anche nel calcio sono necessari un ottimo regista ed un ottimo produttore. Naturale che l'imprenditore dia delle indicazioni e che gli sia riconosciuta una parte del merito, non solo la colpa della sconfitta. Chi ha preso Cavani? Il sottoscritto. E Mazzarri? E Benitez? E Higuain, Sarri? Quando lo scelsi tappezzarono la città di striscioni contro di me. Ancelotti? Mi ricordava mio padre, un filosofo ed un uomo dolcissimo. Scelsi la sua serenità, tranquillità. Ma prendendo lui non so se feci la cosa giusta per il Napoli. Dopo la prima stagione, potendo ricorrere alla clausola rescissoria del contratto, avrei dovuto dirgli 'Carlo, per me non sei fatto per il tipo di calcio che vogliono a Napoli, conserviamo la grande amicizia, ma a Napoli il calcio è un'altra cosa. Hai conosciuto una città che adesso ami spassionatamente, meglio finirla qui'. Invece sbagliai una seconda volta, Mertens è proprio speciale. E' uno scugnizzo. Ci siamo visti a colazione sei mesi fa, ho scoperto un uomo speciale, cazzuto, uno sfa**imm'. Rinnovare un trentatreenne non rientra nelle nostre abitudini, con Mertens è stato semplice. Quando avrà smesso mi farebbe piacere trovargli un ruolo per proseguire la collaborazione. Callejon? A settembre, o ottobre non ricordo bene, ci siamo parlati e gli ho chiarito le nostre intenzioni, devo avergli ritoccato il contratto pure di 100-200mila euro. Il suo manager non ci ha fatto sapere più nulla. Basta, lui le condizioni le conosce. Non ho mai pensato di vendere il Napoli. Ho ricevuto tre offerte, una da 700 milioni, una da 800 e l’altro ieri si è palesato uno che però non ha fatto cifre. Il Napoli rappresenta sedici anni della mia vita. Nel 2004 produssi il mio ultimo film americano, Sky Captain and the World of Tomorrow; non fu un grande successo ma guadagnai 90 milioni di dollari. Se avessi proseguito oggi mi ritroverei con 3-4 billions. Ho messo il calcio davanti a tutto. Decine di riunioni per non decidere nulla! Ho detto a Paolo (Dal Pino, ndr): “Visto che la pandemia ci ha fatto scoprire le video-assemblee in conference call, mi spieghi perché io non dovrei confrontarmi direttamente con gli azionisti, con chi i soldi ce li mette? Meno incontri, ma più efficaci e risolutivi. Perché posso parlare con Agnelli e non con gli altri? Perché posso discutere con Lotito e non con gli altri? Perché Zhang non torna dalla Cina?”. Ci ritroviamo continuamente con gente che moltiplica i rinvii perché deve riferire all’azionista: ma al di là di questo, manca in generale una visione industriale del calcio. Si pensa soltanto ai diritti televisivi. Noi dovremmo cominciare a produrre le partite indipendentemente e autonomamente e licenziarle a Netflix, Amazon, Tim, Disney Plus, Sky eccetera, lasciando loro il 5% della raccolta e mettendo gli abbonamenti a 300 euro l’anno. Quello delle pay è diventato un mondo di piagnoni che non hanno una visione del futuro. Io a 71 anni mi sento ancora giovanissimo perché sono proiettato verso un mondo di contenuti in continua trasformazione. Servirebbe una riforma del sistema calcio, perché i 37 milioni di tifosi potrebbero costituire il partito più importante d’Italia. Gravina è un grand’uomo, coraggioso, acculturato, ha una coscienza cristallina, è un dirigente responsabile e in grado di avviare la riforma del calcio. La C deve diventare sempre più come la D, non è più sostenibile, in C si perdono milioni che finiscono nella spazzatura. Le dieci puntate di “The Last Dance” ci hanno mostrato il valore del sistema Nba che produce spettacolo, passione, fidelizzazione. E ricchezza. Sessantacinquemila spettatori in un palazzetto, ve lo immaginate? Un’energia indescrivibile". In chiusura De Laurentiis lancia la proposta di una lega proprio in stile NBA: "Perché non istituire un Élite del calcio con 10-12 squadre? Con garanzie bancarie inattaccabili, senza promozioni, né retrocessioni, per dare potenza e sviluppo alle partecipanti. Calendario più snello, eventi di alto livello, azzeramento delle partite prive di appeal. Ci si dimentica spesso che nel ’96, sotto il governo Prodi, Veltroni trasformò i club in società per azioni con scopo di lucro, il Fair Play Finanziario di Platini ha fatto il resto interessando solo pochissime realtà. La Lega calcio è tenuta in piedi da 7 società, le altre 13 fanno contorno, ma hanno diritto di voto e molto spesso condizionano lo sviluppo di una forte e imprescindibile vision".