NAPOLI - Una delle partite meno emozionanti del 2016. Ecco a voi Napoli-Dinamo Kiev, finita a reti bianche per la non gioia dei 33.736 presenti. Per chi non l'avesse vista, lo diciamo subito: non vi siete persi un granchè. E' vero che manca l'attaccante centrale, ma possibile mai che non si sia trovato finora un sistema di gioco alternativo, non per forza bello, che porti alla via del gol? Nelle ultime dieci partite le vittorie sono state soltanto tre. A sentire Sarri nel post gara l'amarezza aumenta. Esordire in sala stampa sostenendo che il 3-3 tra Besiktas e Benfica ha condizionato la squadra a pochi minuti dal fischio d'inizio e che vincere o pareggiare era uguale la trovo una doppia affermazione abbastanza deludente, un modo per fuorviare l'attenzione e sventolare al vento un alibi che non regge, per non parlare del "siparietto" tv evitabile con Ciro Ferrara, che la mentalità vincente l'ha acquisita tra i 15 e i 36 anni a suon di trofei vinti da Maradona a Zidane. Il Napoli è il Napoli, ha una storia, ed avrebbe potuto e dovuto chiudere il discorso qualificazione in netto anticipo, per come si erano messe le cose. Ed invece? Ci ritroviamo qui, col fiato sospeso, rinviando tutto al match col Benfica. Ricapitolando: il Napoli va agli Ottavi di Champions se vince contro il Benfica, se pareggia contro il Benfica (primo se il Besiktas non vince a Kiev, altrimenti secondo) o se perde col Benfica e il Besiktas perde a Kiev. Se il Napoli dovesse malauguratamente perdere a Lisbona, al Besiktas basterebbe un pari a Kiev, ed ecco che la frase dell'allenatore partenopeo "vincere o pareggiare era lo stesso" non troverebbe grossi riscontri sotto questo punto di vista. Un finalino al cardiopalma evitabile, con un pizzico di attenzione in più. Contro la Dinamo, è mancata la cattiveria agonistica a centrocampo: su tutti Zielinski e Hamsik non hanno brillato, mentre Diawara si conferma pedina preziosa in termini di muscoli e quantità di palloni recuperati. Se il poco impegnato Pepe Reina è stato autore di una piccola "macchiolina" indolore nel finale, vanno sottolineati i meriti della difesa: con Albiol, lo stesso Koulibaly acquisisce maggiore sicurezza e lo si è visto. In attacco, belli e pomposi da vedere Insigne, Mertens e Callejon, ma un gol no? Per non parlare di Gabbiadini, entrato a gara in corso e non pervenuto. Tutto da decifrare invece l'innesto di Giaccherini a 4 minuti dal novantesimo. Tanta confusione in poche parole. A Napoli però splende il sole da qualche giorno. Toccherà al trainer dissipare le nubi, tra Sassuolo e Inter, perchè finora c'è solo un dato che fa riflettere: contro la Dinamo, il Napoli ha totalizzato 17 corner, 17 tiri, di cui solo 5 nello specchio della porta e il 51% di possesso palla. Numeri inequivocabili che possono essere letti in un solo modo: c'è stata poca convinzione in zona realizzativa. Le motivazioni le deve tirar fuori il condottiero della truppa, evitando frasi che hanno il sapore della resa o dell'alibi del tipo "eravamo condizionati dal 3-3" o "la Juventus è di un altro pianeta", pensieri e parole che possono essere considerazioni anche vere, ma che devono restare nel chiuso del tuo io se vuoi ottenere risultati dai tuoi uomini.
di Napoli Magazine
24/11/2016 - 20:45
NAPOLI - Una delle partite meno emozionanti del 2016. Ecco a voi Napoli-Dinamo Kiev, finita a reti bianche per la non gioia dei 33.736 presenti. Per chi non l'avesse vista, lo diciamo subito: non vi siete persi un granchè. E' vero che manca l'attaccante centrale, ma possibile mai che non si sia trovato finora un sistema di gioco alternativo, non per forza bello, che porti alla via del gol? Nelle ultime dieci partite le vittorie sono state soltanto tre. A sentire Sarri nel post gara l'amarezza aumenta. Esordire in sala stampa sostenendo che il 3-3 tra Besiktas e Benfica ha condizionato la squadra a pochi minuti dal fischio d'inizio e che vincere o pareggiare era uguale la trovo una doppia affermazione abbastanza deludente, un modo per fuorviare l'attenzione e sventolare al vento un alibi che non regge, per non parlare del "siparietto" tv evitabile con Ciro Ferrara, che la mentalità vincente l'ha acquisita tra i 15 e i 36 anni a suon di trofei vinti da Maradona a Zidane. Il Napoli è il Napoli, ha una storia, ed avrebbe potuto e dovuto chiudere il discorso qualificazione in netto anticipo, per come si erano messe le cose. Ed invece? Ci ritroviamo qui, col fiato sospeso, rinviando tutto al match col Benfica. Ricapitolando: il Napoli va agli Ottavi di Champions se vince contro il Benfica, se pareggia contro il Benfica (primo se il Besiktas non vince a Kiev, altrimenti secondo) o se perde col Benfica e il Besiktas perde a Kiev. Se il Napoli dovesse malauguratamente perdere a Lisbona, al Besiktas basterebbe un pari a Kiev, ed ecco che la frase dell'allenatore partenopeo "vincere o pareggiare era lo stesso" non troverebbe grossi riscontri sotto questo punto di vista. Un finalino al cardiopalma evitabile, con un pizzico di attenzione in più. Contro la Dinamo, è mancata la cattiveria agonistica a centrocampo: su tutti Zielinski e Hamsik non hanno brillato, mentre Diawara si conferma pedina preziosa in termini di muscoli e quantità di palloni recuperati. Se il poco impegnato Pepe Reina è stato autore di una piccola "macchiolina" indolore nel finale, vanno sottolineati i meriti della difesa: con Albiol, lo stesso Koulibaly acquisisce maggiore sicurezza e lo si è visto. In attacco, belli e pomposi da vedere Insigne, Mertens e Callejon, ma un gol no? Per non parlare di Gabbiadini, entrato a gara in corso e non pervenuto. Tutto da decifrare invece l'innesto di Giaccherini a 4 minuti dal novantesimo. Tanta confusione in poche parole. A Napoli però splende il sole da qualche giorno. Toccherà al trainer dissipare le nubi, tra Sassuolo e Inter, perchè finora c'è solo un dato che fa riflettere: contro la Dinamo, il Napoli ha totalizzato 17 corner, 17 tiri, di cui solo 5 nello specchio della porta e il 51% di possesso palla. Numeri inequivocabili che possono essere letti in un solo modo: c'è stata poca convinzione in zona realizzativa. Le motivazioni le deve tirar fuori il condottiero della truppa, evitando frasi che hanno il sapore della resa o dell'alibi del tipo "eravamo condizionati dal 3-3" o "la Juventus è di un altro pianeta", pensieri e parole che possono essere considerazioni anche vere, ma che devono restare nel chiuso del tuo io se vuoi ottenere risultati dai tuoi uomini.