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L'INTERVISTA - Marcello Lippi a "Napoli Magazine": "Napoli nel cuore, ma basta club, Benitez ha nostalgia di casa? Come dice lui, ci può stare"
01.04.2015 23:02 di Napoli Magazine

NAPOLI - Quell’indimenticabile caciucco nella sua Viareggio sta stampato anche nella sua memoria. Marcello Lippi lo ricorda bene, come noi. Aveva appena vinto il suo secondo scudetto (consecutivo) sulla panchina della Juve. Ne ha vinti cinque in bianconero, ma quello lo celebrò invitando un piccolo gruppetto di inviati delle testate nazionali sulla sua riviera, a Viareggio, dove lui è a casa. Davanti a quel caciucco, quella zuppa di pesce toscana, l’ex cittì si sciolse e si confidò.

Pochi giorni prima, chi scrive era appena andato anche a raccontare lo scudetto 2006 a Torino, dove a fare gli onori di casa c’era l’Avvocato, Gianni Agnelli, che ci disse che per lui Viareggio aveva dato due cose belle all’Italia: una era Stefania Sandrelli (nei cinema era appena uscita ‘La Chiave’) e l’altra appunto Marcello Lippi, fresco scudettato. “Ci sta una bella differenza”, commentò… sornione; lui, il capostipite della dinastia, era veramente un grande, il più grande.

Lippi ha appena chiuso la sua avventura tecnica in Cina, dove ha vinto tre scudetti di fila sulla panchina del Guangzhou (’12-’13 e ’14). Ora è stanco, ha mollato la squadra a Fabio Cannavaro. Ha fatto per un po’ il direttore tecnico, per instradare appunto Cannavaro. Ora è tornato a casa, a Viareggio, e proprio da lì ha concesso a “NapoliMagazine.Com” la seguente intervista.

 

- Che le è rimasto di cinese sulla pelle e nel cuore? Tutto già in archivio?

 

“Assolutamente no, che archivio. Tecnicamente non potevano darmi niente, ovvio. Loro sono indietro. Diciamo che è stato un completamento, più umano che altro. Ora però basta, mi hanno proposto un altro triennale, ma ho rinunciato. Mi mancava troppo l’Italia, la mia gente, la famiglia.  Lì ero troppo lontano, ogni volta era un giorno di viaggio. Tre anni va bene, tre anni passano, ma di più no. Sarebbe stato troppo. Ora ho un’età… Così ho chiamato Cannavaro, sono rimasto con lui un paio di mesi per spiegargli le cose, e abbiamo fatto il passaggio”.

 

- Discorso in qualche modo simile a quello che sta facendo Benitez a Napoli: vuol tornare a Liverpool, dove ha la famiglia…

 

“Ci sta, ci sta, credetemi, anzi come dice Benitez, ci può stare”.

 

- Sabato c’è Roma-Napoli, come la vede?

 

“Per il secondo posto per me il discorso è ancora aperto, ci sono tante partite e ci sono anche la Lazio, la Fiorentina. E’ fondamentale, non decisiva ma determinante sì”.

 

- Con le panchine ha proprio chiuso davvero? Nessun ripensamento?

 

“Con quelle di club sì, finito. Ora mi faccio le vacanze, poi al rientro se capita un’offerta da una nazionale, con un bel progetto, si vedrà. O anche di club ma in un altro ruolo, che so, direttore tecnico…”.

 

- Fa venire in mente Sacchi: si ricorda lo stress, quando smise?

 

“Lo ricordo, lo ricordo, come lo ricorda tutto il calcio d’Italia. Ma no, la mia non è una questione di stress, ma proprio di lontananza, di chilometri e di tempo. Lo stress non è solo negativo: c’è il campo, la classifica, l’adrenalina, quella legata a queste cose è ancora bella da provare”.

 

- Il Napoli soffre sempre quando è attaccato in forze.

 

La cosa determinante è l’equilibrio tra le componenti”.

 

- Difatti è la cosa che manca al Napoli, l’equilibrio.

 

“Tutte le squadre che adottano il 4-2-3-1 hanno questo problema, a livello europeo. Chi gioca col 4-2-3-1 ha gli stessi guai tattici. Finché stai bene fisicamente il modulo funziona. Appena cedi un pò però dietro concedi”.

 

- Non trova che la determinazione, la convinzione a giocare sempre in un solo modo, non sia una forza ma una debolezza di Benitez? Il dubbio spesso è sano.

 

“Se hai una squadra forte davanti, come lo è il Napoli, tu allenatore pensi che alla fine ti basterà sfruttare quello, fare un gol in più…”.

 

- Già, ma l’equilibrio spesso significa mediare, trovare un bilanciamento, non è così che si diventa top-tecnici?

 

“Sono d’accordo, ma se ti guardi in giro non ce ne sono molti capaci di, come dice, mediare tra le componenti. Non è giusto che Napoli se la prenda con Benitez”.

 

- A meno che sulla panchina non arrivi Lippi…

 

“No, no, sono legato a Napoli e ai napoletani, ma non mi metta in bocca parole che non ho detto. Per ora ho chiuso con i club. L’ho detto e lo confermo”.

 

Insistiamo: a meno che… Lippi sembra davvero convinto della posizione annunciata più volte, anche in questa intervista. Ma lasciateci un dubbio, un piccolissimo dubbio. Napoli la sente vicina. E anche lui, al di là del virgolettato, lo lascia capire. Ma chissà, chissà…

 

 

Paolo Prestisimone

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com 

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L'INTERVISTA - Marcello Lippi a "Napoli Magazine": "Napoli nel cuore, ma basta club, Benitez ha nostalgia di casa? Come dice lui, ci può stare"

di Napoli Magazine

01/04/2024 - 23:02

NAPOLI - Quell’indimenticabile caciucco nella sua Viareggio sta stampato anche nella sua memoria. Marcello Lippi lo ricorda bene, come noi. Aveva appena vinto il suo secondo scudetto (consecutivo) sulla panchina della Juve. Ne ha vinti cinque in bianconero, ma quello lo celebrò invitando un piccolo gruppetto di inviati delle testate nazionali sulla sua riviera, a Viareggio, dove lui è a casa. Davanti a quel caciucco, quella zuppa di pesce toscana, l’ex cittì si sciolse e si confidò.

Pochi giorni prima, chi scrive era appena andato anche a raccontare lo scudetto 2006 a Torino, dove a fare gli onori di casa c’era l’Avvocato, Gianni Agnelli, che ci disse che per lui Viareggio aveva dato due cose belle all’Italia: una era Stefania Sandrelli (nei cinema era appena uscita ‘La Chiave’) e l’altra appunto Marcello Lippi, fresco scudettato. “Ci sta una bella differenza”, commentò… sornione; lui, il capostipite della dinastia, era veramente un grande, il più grande.

Lippi ha appena chiuso la sua avventura tecnica in Cina, dove ha vinto tre scudetti di fila sulla panchina del Guangzhou (’12-’13 e ’14). Ora è stanco, ha mollato la squadra a Fabio Cannavaro. Ha fatto per un po’ il direttore tecnico, per instradare appunto Cannavaro. Ora è tornato a casa, a Viareggio, e proprio da lì ha concesso a “NapoliMagazine.Com” la seguente intervista.

 

- Che le è rimasto di cinese sulla pelle e nel cuore? Tutto già in archivio?

 

“Assolutamente no, che archivio. Tecnicamente non potevano darmi niente, ovvio. Loro sono indietro. Diciamo che è stato un completamento, più umano che altro. Ora però basta, mi hanno proposto un altro triennale, ma ho rinunciato. Mi mancava troppo l’Italia, la mia gente, la famiglia.  Lì ero troppo lontano, ogni volta era un giorno di viaggio. Tre anni va bene, tre anni passano, ma di più no. Sarebbe stato troppo. Ora ho un’età… Così ho chiamato Cannavaro, sono rimasto con lui un paio di mesi per spiegargli le cose, e abbiamo fatto il passaggio”.

 

- Discorso in qualche modo simile a quello che sta facendo Benitez a Napoli: vuol tornare a Liverpool, dove ha la famiglia…

 

“Ci sta, ci sta, credetemi, anzi come dice Benitez, ci può stare”.

 

- Sabato c’è Roma-Napoli, come la vede?

 

“Per il secondo posto per me il discorso è ancora aperto, ci sono tante partite e ci sono anche la Lazio, la Fiorentina. E’ fondamentale, non decisiva ma determinante sì”.

 

- Con le panchine ha proprio chiuso davvero? Nessun ripensamento?

 

“Con quelle di club sì, finito. Ora mi faccio le vacanze, poi al rientro se capita un’offerta da una nazionale, con un bel progetto, si vedrà. O anche di club ma in un altro ruolo, che so, direttore tecnico…”.

 

- Fa venire in mente Sacchi: si ricorda lo stress, quando smise?

 

“Lo ricordo, lo ricordo, come lo ricorda tutto il calcio d’Italia. Ma no, la mia non è una questione di stress, ma proprio di lontananza, di chilometri e di tempo. Lo stress non è solo negativo: c’è il campo, la classifica, l’adrenalina, quella legata a queste cose è ancora bella da provare”.

 

- Il Napoli soffre sempre quando è attaccato in forze.

 

La cosa determinante è l’equilibrio tra le componenti”.

 

- Difatti è la cosa che manca al Napoli, l’equilibrio.

 

“Tutte le squadre che adottano il 4-2-3-1 hanno questo problema, a livello europeo. Chi gioca col 4-2-3-1 ha gli stessi guai tattici. Finché stai bene fisicamente il modulo funziona. Appena cedi un pò però dietro concedi”.

 

- Non trova che la determinazione, la convinzione a giocare sempre in un solo modo, non sia una forza ma una debolezza di Benitez? Il dubbio spesso è sano.

 

“Se hai una squadra forte davanti, come lo è il Napoli, tu allenatore pensi che alla fine ti basterà sfruttare quello, fare un gol in più…”.

 

- Già, ma l’equilibrio spesso significa mediare, trovare un bilanciamento, non è così che si diventa top-tecnici?

 

“Sono d’accordo, ma se ti guardi in giro non ce ne sono molti capaci di, come dice, mediare tra le componenti. Non è giusto che Napoli se la prenda con Benitez”.

 

- A meno che sulla panchina non arrivi Lippi…

 

“No, no, sono legato a Napoli e ai napoletani, ma non mi metta in bocca parole che non ho detto. Per ora ho chiuso con i club. L’ho detto e lo confermo”.

 

Insistiamo: a meno che… Lippi sembra davvero convinto della posizione annunciata più volte, anche in questa intervista. Ma lasciateci un dubbio, un piccolissimo dubbio. Napoli la sente vicina. E anche lui, al di là del virgolettato, lo lascia capire. Ma chissà, chissà…

 

 

Paolo Prestisimone

 

Napoli Magazine

 

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