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MR Z - Napoli, calma e sorrisi
13.09.2022 10:20 di Napoli Magazine

NAPOLI - Per quanti sforzi di comprensione io possa fare, non capisco certi atteggiamenti di Spalletti e la vis polemica che anima talune sue conferenze stampa del prima e del dopo gara. Il riferimento così marcato alla questione del turnover e dei cambi dei calciatori (responsabilità e scelta che è inequivocabilmente solo sua) mi è sembrato spiacevole e fuori luogo. Chi mai potrebbe contestare a un allenatore di una squadra (e non solo di calcio) che le scelte sugli uomini da impiegare in gara dipendono esclusivamente da come lui stesso vede le cose e pensa di agire, facendolo ovviamente per il bene della squadra, della società e dei tifosi? Sarebbe follia pensare che in questo campo chicchessia possa avere ingerenze. Diverso, però, è il discorso che riguarda da un lato il diritto di critica di chi (come i giornalisti) lo fa per mestiere e di chi (come i tifosi) lo fa per diritto acquisito. Per non parlare del presidente della Società! De Laurentiis è colui il quale, nel bene e nel male, mette a rischio capitali, investe, spende e non potrebbe mettere bocca in nulla, neppure per chiedere a un suo dipendente i motivi di una scelta piuttosto che un’altra? E’ come se il proprietario di una fabbrica non potesse chiedere conto – è ovvio, con garbo e con educazione - a un capo reparto di una certa decisione di quest’ultimo che riguarda l’organizzazione del lavoro degli operai. Non condivido pertanto questo modo di Spalletti di esternare troppo spesso un po’ sopra le righe, soprattutto quando le puntigliose precisazioni non servono a nulla o addirittura sono controproducenti. Credo che tra i doveri di un allenatore di calcio di massimo livello, peraltro molto ben retribuito, ci sia anche quello di rispettare le opinioni altrui, pur rimanendo fermo il diritto di applicare le proprie idee. Può accadere che le valutazioni fatte dalla critica (cioè i giornalisti) o dai tifosi o dal presidente della Società siano sbagliate, come può accadere che siano giuste e fondate. In ogni caso non mi sembra che sia il caso ogni volta di sparare a palle incatenate. Altrimenti quando una critica fatta all’allenatore si rivelasse fondata, che dovremmo fare anche noi giornalisti, una conferenza stampa per sottolineare che avevamo ragione? Ogni tanto sento dire in giro che affinché il Napoli ottenga i migliori risultati è necessario che tutti (stampa compresa) remino dalla stessa parte. Il lavoro dei giornalisti consiste esclusivamente nel raccontare ciò che vedono e ciò che sentono con l’obbligo di farlo sempre con onestà morale e intellettuale perché c’è una deontologia professionale da rispettare. Tuttavia è chiaro che ciascuno di noi ha una sua squadra del cuore ed è altrettanto e inevitabilmente chiaro che i giornalisti napoletani sono anche, diciamo così… molto vicini alla squadra della loro città. Ma per tenere l’ambiente unito c’è come prima cosa bisogno che i protagonisti del calcio conservino la calma, possibilmente anche il buonumore e non si lascino sopraffare dalla rabbia e dal risentimento anche se sono convinti di essere nella ragione e ritengono di aver subito critiche ingiuste. Le proprie ragioni si possono sempre far valere anche con il sorriso sulle labbra. Questo vale per tutti: per i giornalisti, per i dirigenti della società, per l’allenatore, per i giocatori e per i tifosi.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine 

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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13/09/2024 - 10:20

NAPOLI - Per quanti sforzi di comprensione io possa fare, non capisco certi atteggiamenti di Spalletti e la vis polemica che anima talune sue conferenze stampa del prima e del dopo gara. Il riferimento così marcato alla questione del turnover e dei cambi dei calciatori (responsabilità e scelta che è inequivocabilmente solo sua) mi è sembrato spiacevole e fuori luogo. Chi mai potrebbe contestare a un allenatore di una squadra (e non solo di calcio) che le scelte sugli uomini da impiegare in gara dipendono esclusivamente da come lui stesso vede le cose e pensa di agire, facendolo ovviamente per il bene della squadra, della società e dei tifosi? Sarebbe follia pensare che in questo campo chicchessia possa avere ingerenze. Diverso, però, è il discorso che riguarda da un lato il diritto di critica di chi (come i giornalisti) lo fa per mestiere e di chi (come i tifosi) lo fa per diritto acquisito. Per non parlare del presidente della Società! De Laurentiis è colui il quale, nel bene e nel male, mette a rischio capitali, investe, spende e non potrebbe mettere bocca in nulla, neppure per chiedere a un suo dipendente i motivi di una scelta piuttosto che un’altra? E’ come se il proprietario di una fabbrica non potesse chiedere conto – è ovvio, con garbo e con educazione - a un capo reparto di una certa decisione di quest’ultimo che riguarda l’organizzazione del lavoro degli operai. Non condivido pertanto questo modo di Spalletti di esternare troppo spesso un po’ sopra le righe, soprattutto quando le puntigliose precisazioni non servono a nulla o addirittura sono controproducenti. Credo che tra i doveri di un allenatore di calcio di massimo livello, peraltro molto ben retribuito, ci sia anche quello di rispettare le opinioni altrui, pur rimanendo fermo il diritto di applicare le proprie idee. Può accadere che le valutazioni fatte dalla critica (cioè i giornalisti) o dai tifosi o dal presidente della Società siano sbagliate, come può accadere che siano giuste e fondate. In ogni caso non mi sembra che sia il caso ogni volta di sparare a palle incatenate. Altrimenti quando una critica fatta all’allenatore si rivelasse fondata, che dovremmo fare anche noi giornalisti, una conferenza stampa per sottolineare che avevamo ragione? Ogni tanto sento dire in giro che affinché il Napoli ottenga i migliori risultati è necessario che tutti (stampa compresa) remino dalla stessa parte. Il lavoro dei giornalisti consiste esclusivamente nel raccontare ciò che vedono e ciò che sentono con l’obbligo di farlo sempre con onestà morale e intellettuale perché c’è una deontologia professionale da rispettare. Tuttavia è chiaro che ciascuno di noi ha una sua squadra del cuore ed è altrettanto e inevitabilmente chiaro che i giornalisti napoletani sono anche, diciamo così… molto vicini alla squadra della loro città. Ma per tenere l’ambiente unito c’è come prima cosa bisogno che i protagonisti del calcio conservino la calma, possibilmente anche il buonumore e non si lascino sopraffare dalla rabbia e dal risentimento anche se sono convinti di essere nella ragione e ritengono di aver subito critiche ingiuste. Le proprie ragioni si possono sempre far valere anche con il sorriso sulle labbra. Questo vale per tutti: per i giornalisti, per i dirigenti della società, per l’allenatore, per i giocatori e per i tifosi.

 

 

Mario Zaccaria

 

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