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MR Z - Sia chiaro: il ciclo Ancelotti non è il prosieguo di quello di Sarri e poi troppe critiche feroci ad Ospina!
04.09.2018 19:27 di Napoli Magazine

NAPOLI - Mettiamo il caso che ci sia un grande giornale, un periodico nel pieno del successo editoriale grazie a una redazione di giornalisti in gamba che conoscono molto bene il proprio mestiere, guidati da un direttore bravissimo, una grande firma nel panorama nazionale. E mettiamo che un bel giorno l'editore di questo giornale decida di cambiare il direttore della testata e al nuovo responsabile dia carta bianca, per la serie mi fido ciecamente di te, fai quello che ritieni più opportuno. E mettiamo, infine, che il nuovo direttore convochi la redazione e dica ai giornalisti: da oggi si cambia, non produrremo più un settimanale, faremo un quotidiano. Che cosa pensate che possa accadere? Ritenete che quella redazione di ottimi giornalisti, abituata a dare ai propri articoli un taglio specialistico, da approfondimento sia in grado da un giorno all'altro di dar vita a un quotidiano che abbia lo stesso livello qualitativo? Non pensate che occorra un tempo medio-lungo di riconversione e di adattamento? Lo stesso sta accadendo al Napoli. In questo caso non parliamo di giornalisti ma di calciatori, non di un direttore ma di un allenatore. Ma la situazione non cambia. Il peggiore errore che si possa fare è quello di ritenere che il Napoli poiché lo scorso anno è arrivato secondo tenendo testa alla Juventus fino alla fine, non essendo cambiata la rosa, quest'anno debba per forza ripetere lo stesso cammino. La verità è che con l'addio di Sarri si è chiuso un ciclo e che con l'arrivo di Ancelotti se ne è aperto un altro. Quando Sarri debuttò in campionato, avendo preso in mano una squadra che per due anni era stata guidata da Benitez, nelle prime tre giornate di campionato mise assieme la miseria di una sconfitta a Sassuolo, un pareggio al San Paolo con la Sampdoria e un pareggio a Empoli. Nessuno se ne meravigliò. Tutti ritenemmo che questo inizio stentato fosse scontato e che concordammo sul fatto che dar vita a un  nuovo corso nel calcio non è mai cosa facile. Oggi la situazione è più o meno la stessa. Il manico è cambiato. Sono mutati gli scenari tattici, Ancelotti chiede ai suoi uomini cose diverse rispetto a quelle che chiedeva Sarri. Una squadra di calcio non funziona come un juke-box, infilo il gettone e ascolto la canzone che mi piace. Ci vuole tempo, ci vuole pazienza e c'è poco da lamentarsi per questo inizio di campionato in cui, nonostante tutto, la squadra, sia pure con qualche affanno, ha saputo trovare due vittorie consecutive contro avversarie di notevole caratura. E poi vediamo quanti altri riusciranno a far punti a Marassi con la Samp dove lo scorso anno la Juve affondò con lo stesso identico punteggio subito domenica dal Napoli. Insomma lasciamo in pace Ancelotti e la squadra. Lasciamoli lavorare con calma e serenità, tenendo sempre ben presente che un ciclo calcistico, per compiersi - da un primo livello di partenza, ad una successiva evoluzione, fino al raggiungimento di uno standard ottimale - ha bisogno di tempi medio-lunghi. Se alla fine di questo periodo assisteremo ancora a prestazioni come quella di domenica sera a Genova, allora potremo lamentarci. Per ora diamo fiducia a Ancelotti che ha spiegato chiaramente di non essere venuto a Napoli per pettinare le bambole. E con il pedigree che si ritrova, vorrei proprio vedere... P.S.: leggo critiche feroci a Ospina. Vorrei sottolineare che il poverino in due partite non ha avuto ancora modo di fare una sola parata. Con il Milan, due tiri, due gol; con la Samp, tre tiri, tre gol. I cinque gol subiti li valuto tutti imparabili, compreso il secondo del Milan, con la palla calciata con violenza da Calabria che passa rasoterra tra le gambe di Koulibaly a due metri dalla linea di porta. E allora, per cortesia, non emettiamo sentenze azzardate.

 
 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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04/09/2024 - 19:27

NAPOLI - Mettiamo il caso che ci sia un grande giornale, un periodico nel pieno del successo editoriale grazie a una redazione di giornalisti in gamba che conoscono molto bene il proprio mestiere, guidati da un direttore bravissimo, una grande firma nel panorama nazionale. E mettiamo che un bel giorno l'editore di questo giornale decida di cambiare il direttore della testata e al nuovo responsabile dia carta bianca, per la serie mi fido ciecamente di te, fai quello che ritieni più opportuno. E mettiamo, infine, che il nuovo direttore convochi la redazione e dica ai giornalisti: da oggi si cambia, non produrremo più un settimanale, faremo un quotidiano. Che cosa pensate che possa accadere? Ritenete che quella redazione di ottimi giornalisti, abituata a dare ai propri articoli un taglio specialistico, da approfondimento sia in grado da un giorno all'altro di dar vita a un quotidiano che abbia lo stesso livello qualitativo? Non pensate che occorra un tempo medio-lungo di riconversione e di adattamento? Lo stesso sta accadendo al Napoli. In questo caso non parliamo di giornalisti ma di calciatori, non di un direttore ma di un allenatore. Ma la situazione non cambia. Il peggiore errore che si possa fare è quello di ritenere che il Napoli poiché lo scorso anno è arrivato secondo tenendo testa alla Juventus fino alla fine, non essendo cambiata la rosa, quest'anno debba per forza ripetere lo stesso cammino. La verità è che con l'addio di Sarri si è chiuso un ciclo e che con l'arrivo di Ancelotti se ne è aperto un altro. Quando Sarri debuttò in campionato, avendo preso in mano una squadra che per due anni era stata guidata da Benitez, nelle prime tre giornate di campionato mise assieme la miseria di una sconfitta a Sassuolo, un pareggio al San Paolo con la Sampdoria e un pareggio a Empoli. Nessuno se ne meravigliò. Tutti ritenemmo che questo inizio stentato fosse scontato e che concordammo sul fatto che dar vita a un  nuovo corso nel calcio non è mai cosa facile. Oggi la situazione è più o meno la stessa. Il manico è cambiato. Sono mutati gli scenari tattici, Ancelotti chiede ai suoi uomini cose diverse rispetto a quelle che chiedeva Sarri. Una squadra di calcio non funziona come un juke-box, infilo il gettone e ascolto la canzone che mi piace. Ci vuole tempo, ci vuole pazienza e c'è poco da lamentarsi per questo inizio di campionato in cui, nonostante tutto, la squadra, sia pure con qualche affanno, ha saputo trovare due vittorie consecutive contro avversarie di notevole caratura. E poi vediamo quanti altri riusciranno a far punti a Marassi con la Samp dove lo scorso anno la Juve affondò con lo stesso identico punteggio subito domenica dal Napoli. Insomma lasciamo in pace Ancelotti e la squadra. Lasciamoli lavorare con calma e serenità, tenendo sempre ben presente che un ciclo calcistico, per compiersi - da un primo livello di partenza, ad una successiva evoluzione, fino al raggiungimento di uno standard ottimale - ha bisogno di tempi medio-lunghi. Se alla fine di questo periodo assisteremo ancora a prestazioni come quella di domenica sera a Genova, allora potremo lamentarci. Per ora diamo fiducia a Ancelotti che ha spiegato chiaramente di non essere venuto a Napoli per pettinare le bambole. E con il pedigree che si ritrova, vorrei proprio vedere... P.S.: leggo critiche feroci a Ospina. Vorrei sottolineare che il poverino in due partite non ha avuto ancora modo di fare una sola parata. Con il Milan, due tiri, due gol; con la Samp, tre tiri, tre gol. I cinque gol subiti li valuto tutti imparabili, compreso il secondo del Milan, con la palla calciata con violenza da Calabria che passa rasoterra tra le gambe di Koulibaly a due metri dalla linea di porta. E allora, per cortesia, non emettiamo sentenze azzardate.

 
 

 

Mario Zaccaria

 

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