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VIDEO - Convegno al Jambo1, ADL: "L'Italia non è un Paese razzista, ci sono focolai di intolleranza, futuro? Decisivi i prossimi 10 giorni", Juan Jesus: "Acerbi? Stendo un velo pietoso, vado avanti, devo essere un esempio per i miei figli", Trombetti: "La stella polare è l'equità"
27.05.2024 10:32 di Napoli Magazine

NAPOLI - “L'Italia è un Paese razzista?” è il tema del convegno che si è svolto al centro congressi Jambo1 di Trentola Ducenta. All’incontro hanno partecipato Mimma D'Amico, responsabile centro sociale ex Canapificio di Caserta, Mamadou Kouassi, cui è ispirato il film “Io Capitano” che ha vinto il David di Donatello, Juan Jesus, calciatore SSC Napoli e Aurelio De Laurentiis, presidente SSC Napoli. E' intervenuto in collegamento il regista Matteo Garrone. Ha moderato i lavori il professor Guido Trombetti, già Rettore della Federico II. Ecco le video dirette di "Napoli Magazine".

 

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "L'Italia non è un Paese razzista. Ci sono focolai di intolleranza, su colore, razza, religione, la religione è una cultura ancestrale che segna il bisogno dell'uomo. La religione è un bisogno dell'uomo stesso e va rispettata mentre viene strumentalizzata per contrapporre gli uni agli altri e i politici ne sono responsabili. In questo Paese si dibatte troppo, non è un paese del fare, se lo fosse avrebbe una impronta troppo destrorsa. Si rischia di dilatare nel tempo soluzioni che sarebbero semplicissime da attuare. L'episodio tra Juan Jesus e un altro calciatore è stato determinato da frustrazioni personali, bisognerebbe avere il concetto dell'accoglienza, che si dovrebbe estendere al concetto dell' 'è successo, passiamoci sopra' perchè la superiorità esperenziale fa sì che uno debba anche accondiscendere all'accettazione di certi sgarbi che uno deve subire in nome della libertà e della assoluta trasparenza. Il problema è il sistema, c'è un sistema che non funziona alla base di certi accadimenti, è lì che uno dovrebbe mettere mano. In questi giorni che si è celebrato i 30 anni dalla morte di Falcone e di Borsellino non si è parlato anche dell'esistenza di un doppio Stato? Se questa è la nostra natura snaturata, è difficile poi educare le persone, quello che mi preme dire è che i bambini di razzismo non hanno nulla, sono in classi miste dove c'è l'accoglienza totale e il saper giocare con gli altri, poi man mano che si cresce il bullismo è conseguenza in qualche modo di razzismo all'interno della frequentazione di simili anagraficamente parlando. Alla base c'è uno Stato che non ha funzionato e non sta funzionando, un problema nelle famiglie che devono laorare per portare un doppio stipendio a casa e non possono tutelare con la loro presenza la crescita dei loro pargoli che ne risentono perchè la scuola non basta, non è adeguata, ha dei professori che probabilmente non sono in grando di educare secondo una evoluzione moderna i nostri ragazzi e i problemi sono molteplici, è facile criticare, il problema è trovare cosa fare per non poter più criticare. Non va bene il 'tira a campare'. L'equità la raggiungi se c'è rispetto. Non dirò nulla su quella cosa? (Il nuovo allenatore del Napoli, ndr) Non posso dire nulla, i prossimi 10 giorni saranno decisivi dopo aver fatto tutte le opportune e necessarie obiettive valutazioni, non deve vincere il tifo ma la equità del regionamento".

 

Juan Jesus, difensore del Napoli, ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "Grazie dell'invito, per me essere qua è un onore e un piacere. Acerbi? Ho provato ad essere superiore, appena finita la partita ho pensato di lasciar stare e di dover essere superiore a lui. Siccome la mia carriera parla da sè, mi sono sempre comportato bene, ho una carriera pulita, non ho mai fatto problemi su niente, a differenza di lui che ci sono tanti episodi che hanno fatto pensare diversamente. Purtroppo dopo ho avuto una storia diversa e mi voleva smentire nonostante avessi tutelato lui e avessi detto ' è finita qua' ma  passare da bugiardo mi è sembrato un po' esagerato. Quello che posso fare oggi è stendere un velo pietoso su questa situazione, devo andare avanti, devo essere intelligente, devo essere un esempio anche per i miei figli e per i ragazzi, che se un domani succede, dobbiamo essere superiori, parlare del fatto che che è successo però non che possono accadere,  stiamo nel 2024 e stiamo ancora parlandodi cose che secondo me non contano, siamo tutti uguali, per religione, colore e qualsiasi cosa sia".

Il professor Guido Trombetti ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "L'Italia non è un paese razzista, Napoli non è razzista, non ce l'ha nel dna. Ci sono problemi enormi perchè esistono i delinquenti, i cretini, la forma più fastidiosa di presenza, mascalzoni di ogni risma ma essere un Paese razzista significa avere la cultura della sopraffazione dei deboli e questo nel nostro Paese e ancora di più nella nostra città non c'è, sono fiero della capacità della nostra città di accogliere. La camorra si accanisce sui deboli a prescindere dal colore della pelle, si accanisce sui deboli perchè sono più facili da asservire. Rivendico con orgoglio l'assenza della cultura razzista sul territorio italiano, anche se ci sono giganteschi problemi su cui ci dobbiamo impegnare. Juan Jesus è una persona stupenda. Parla perfettamente italiano, è una persona colta e lo apprezzo molto a parte che come calciatore. Non penso che Acerbi sia razzista, non so se è uno scostumato, un volgaraccio, ha fatto come ho fatto io 100mila volte nella vita di usare espressioni irripetibili e inopportune. Un conto è il razzismo, un conto è l'utilizzare espressioni razziste al fine di offendere perchè significa che chi le adopera è cosciente di quale strumento sta andando a mettere in campo, che si tratta di un nervo scoperto. Perchè farlo? Le motiazioni sono 100mila, compreso lo stress agonistico. Jesus ha avuto coraggio a porre la questione e da questo punto di vista merita tutta la nostra ammirazione. Il sistema ha difeso Acerbi, questa è la cosa più triste e squallida che è accaduta. Ci danno tutti i giorni lezioni di sportività e superiorità, avrebbero dovuto tacere, quando hanno parlato non si è avuto un moto di indignazione e non perchè il Paese è razzista ma è pagnottista, va dove sta chi comanda e dove ci sono le risorse. Vorrei ricordare a tutti che noi viviamo nella parte del mondo dove vige un sistema democratico ed è l'8% del Pianeta, le garanzie e le certezze che ci sono in questa terra con tutti i sui difetti sono da non perdere mai di vista. In questi convegni si rischia sempre di descrivere la città del sole che non esiste, la realtà è complessa. La convivenza si racchiude in un coacervo di pulsioni. La stella polare è l'equità. Il minimo comune denominatore di questi problemi è la mancanza di equità. Tutti possono fare qualcosa, la somma di piccoli contributi è indispensabile, anche il calcio, singoli e strutture, il calcio ha tanti di quei problemi al suo interno va stimolato, vanno portate proposte. Esaminiamo una gamma infinita di iniquità. Tutti possono fare qualcosa, anche un piccolo contributo può essere importante, è una questione culturale. Confido nella scuola, è il luogo in cui si può seminare. Quando io ero ragazzo, non c'era una sensibilità ambientale, anche solo 30 anni fa quando già ero adulto. Ad indicarmi la strada sono stati i miei nipotini che facevano la scuola elementare. Mi hanno detto 'nonno non fumare, fa male, ce lo ha detto la maestra'. Loro sono nati con la sensibilità ambientale, quello che io ho dovuto costruire in maniera artificiale. Come con il computer. Il fenomeno delle varie espressioni di razzismo è  come il fenomeno dell'ambiente, va educata la sensibilità sin da bambino, è un punto chiave sulla centralità della scuola che è il posto dove i bambini imparano, poi vengono a casa e insegnano. Io l'ho vissuto come esperienza personale. Non c'è la cultura del razzismo nel nostro Paese, ognuno di noi deve contribuire. Diverso è il problema della sopraffazione dei deboli, che riguarda i deboli, non ebrei o cattolici, bianchi, gialli o rossi, c'è un pezzo di società che lucra sfruttando i deboli e in questo ragionamento serve l'alleanza delle persone per fronteggiare gli abusi dei criminali, la cosa più terribile. Anche un contributo minimo può portare a un risultato".

Mamadou Kouassi, cui è ispirato il film “Io Capitano” ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "Sognavo di diventare un giocatore di calcio, la mia presenza qui oggi vale molto. Come denominatore comune ci vuole l'equità, quando non c'è, c'è iniquità e siamo costretti a fare viaggi nel deserto, affrontare la morte, con l'equità si può combattere le ingiustizie. L'Italia non è un Paese razzista, ma ricordo episodi razzisti con Balotelli, Koulibaly, Juan Jesus. In passato creammo una squadra antirazzista di basket per lottare contro il razzismo, anche in Africa c'è il razzismo, è una piaga che rovina la società, dobbiamo pian pian riuscire a far sì che le persone vivano in sinergia. Il Napoli calcio può aiutare anche attraverso calcio e scuole, è importante parlare nelle scuole. E' un dato di fatto che vogliamo che non accada più nè nel calcio, nè nelle scuole, sui treni, ovunque. Lo viviamo sulla nostra pelle e dobbiamo far sì  di poter vivere in un mondo libero pieno di equità"

Il regista Matteo Garrone è intervenuto in collegamento ed ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "In 'Io Capitano' abbiamo parlato di chi affronta un viaggio di morte per combattere per la vita, ci sono eroi contemporanei che affrontano queste imprese e noi sappiamo solo la parte finale, quando arrivano con la conta dei vivi e dei morti. il film racconta di queste persone e del razzismo tra connazionali africani, che di solito viene raccontato meno. E' un viaggio attraverso l'Africa, dove si trovano a superare mille difficoltà, il razzismo esiste ovunque, esiste in Italia tra nord e sud, tra bianchi e neri, tra tutte le persone, bisogna combatterlo, il modo migliore è cercare di aprirsi all'altro e non chiudersi".

Rosa Petrazzuolo

Napoli Magazine

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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di Napoli Magazine

27/05/2024 - 10:32

NAPOLI - “L'Italia è un Paese razzista?” è il tema del convegno che si è svolto al centro congressi Jambo1 di Trentola Ducenta. All’incontro hanno partecipato Mimma D'Amico, responsabile centro sociale ex Canapificio di Caserta, Mamadou Kouassi, cui è ispirato il film “Io Capitano” che ha vinto il David di Donatello, Juan Jesus, calciatore SSC Napoli e Aurelio De Laurentiis, presidente SSC Napoli. E' intervenuto in collegamento il regista Matteo Garrone. Ha moderato i lavori il professor Guido Trombetti, già Rettore della Federico II. Ecco le video dirette di "Napoli Magazine".

 

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "L'Italia non è un Paese razzista. Ci sono focolai di intolleranza, su colore, razza, religione, la religione è una cultura ancestrale che segna il bisogno dell'uomo. La religione è un bisogno dell'uomo stesso e va rispettata mentre viene strumentalizzata per contrapporre gli uni agli altri e i politici ne sono responsabili. In questo Paese si dibatte troppo, non è un paese del fare, se lo fosse avrebbe una impronta troppo destrorsa. Si rischia di dilatare nel tempo soluzioni che sarebbero semplicissime da attuare. L'episodio tra Juan Jesus e un altro calciatore è stato determinato da frustrazioni personali, bisognerebbe avere il concetto dell'accoglienza, che si dovrebbe estendere al concetto dell' 'è successo, passiamoci sopra' perchè la superiorità esperenziale fa sì che uno debba anche accondiscendere all'accettazione di certi sgarbi che uno deve subire in nome della libertà e della assoluta trasparenza. Il problema è il sistema, c'è un sistema che non funziona alla base di certi accadimenti, è lì che uno dovrebbe mettere mano. In questi giorni che si è celebrato i 30 anni dalla morte di Falcone e di Borsellino non si è parlato anche dell'esistenza di un doppio Stato? Se questa è la nostra natura snaturata, è difficile poi educare le persone, quello che mi preme dire è che i bambini di razzismo non hanno nulla, sono in classi miste dove c'è l'accoglienza totale e il saper giocare con gli altri, poi man mano che si cresce il bullismo è conseguenza in qualche modo di razzismo all'interno della frequentazione di simili anagraficamente parlando. Alla base c'è uno Stato che non ha funzionato e non sta funzionando, un problema nelle famiglie che devono laorare per portare un doppio stipendio a casa e non possono tutelare con la loro presenza la crescita dei loro pargoli che ne risentono perchè la scuola non basta, non è adeguata, ha dei professori che probabilmente non sono in grando di educare secondo una evoluzione moderna i nostri ragazzi e i problemi sono molteplici, è facile criticare, il problema è trovare cosa fare per non poter più criticare. Non va bene il 'tira a campare'. L'equità la raggiungi se c'è rispetto. Non dirò nulla su quella cosa? (Il nuovo allenatore del Napoli, ndr) Non posso dire nulla, i prossimi 10 giorni saranno decisivi dopo aver fatto tutte le opportune e necessarie obiettive valutazioni, non deve vincere il tifo ma la equità del regionamento".

 

Juan Jesus, difensore del Napoli, ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "Grazie dell'invito, per me essere qua è un onore e un piacere. Acerbi? Ho provato ad essere superiore, appena finita la partita ho pensato di lasciar stare e di dover essere superiore a lui. Siccome la mia carriera parla da sè, mi sono sempre comportato bene, ho una carriera pulita, non ho mai fatto problemi su niente, a differenza di lui che ci sono tanti episodi che hanno fatto pensare diversamente. Purtroppo dopo ho avuto una storia diversa e mi voleva smentire nonostante avessi tutelato lui e avessi detto ' è finita qua' ma  passare da bugiardo mi è sembrato un po' esagerato. Quello che posso fare oggi è stendere un velo pietoso su questa situazione, devo andare avanti, devo essere intelligente, devo essere un esempio anche per i miei figli e per i ragazzi, che se un domani succede, dobbiamo essere superiori, parlare del fatto che che è successo però non che possono accadere,  stiamo nel 2024 e stiamo ancora parlandodi cose che secondo me non contano, siamo tutti uguali, per religione, colore e qualsiasi cosa sia".

Il professor Guido Trombetti ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "L'Italia non è un paese razzista, Napoli non è razzista, non ce l'ha nel dna. Ci sono problemi enormi perchè esistono i delinquenti, i cretini, la forma più fastidiosa di presenza, mascalzoni di ogni risma ma essere un Paese razzista significa avere la cultura della sopraffazione dei deboli e questo nel nostro Paese e ancora di più nella nostra città non c'è, sono fiero della capacità della nostra città di accogliere. La camorra si accanisce sui deboli a prescindere dal colore della pelle, si accanisce sui deboli perchè sono più facili da asservire. Rivendico con orgoglio l'assenza della cultura razzista sul territorio italiano, anche se ci sono giganteschi problemi su cui ci dobbiamo impegnare. Juan Jesus è una persona stupenda. Parla perfettamente italiano, è una persona colta e lo apprezzo molto a parte che come calciatore. Non penso che Acerbi sia razzista, non so se è uno scostumato, un volgaraccio, ha fatto come ho fatto io 100mila volte nella vita di usare espressioni irripetibili e inopportune. Un conto è il razzismo, un conto è l'utilizzare espressioni razziste al fine di offendere perchè significa che chi le adopera è cosciente di quale strumento sta andando a mettere in campo, che si tratta di un nervo scoperto. Perchè farlo? Le motiazioni sono 100mila, compreso lo stress agonistico. Jesus ha avuto coraggio a porre la questione e da questo punto di vista merita tutta la nostra ammirazione. Il sistema ha difeso Acerbi, questa è la cosa più triste e squallida che è accaduta. Ci danno tutti i giorni lezioni di sportività e superiorità, avrebbero dovuto tacere, quando hanno parlato non si è avuto un moto di indignazione e non perchè il Paese è razzista ma è pagnottista, va dove sta chi comanda e dove ci sono le risorse. Vorrei ricordare a tutti che noi viviamo nella parte del mondo dove vige un sistema democratico ed è l'8% del Pianeta, le garanzie e le certezze che ci sono in questa terra con tutti i sui difetti sono da non perdere mai di vista. In questi convegni si rischia sempre di descrivere la città del sole che non esiste, la realtà è complessa. La convivenza si racchiude in un coacervo di pulsioni. La stella polare è l'equità. Il minimo comune denominatore di questi problemi è la mancanza di equità. Tutti possono fare qualcosa, la somma di piccoli contributi è indispensabile, anche il calcio, singoli e strutture, il calcio ha tanti di quei problemi al suo interno va stimolato, vanno portate proposte. Esaminiamo una gamma infinita di iniquità. Tutti possono fare qualcosa, anche un piccolo contributo può essere importante, è una questione culturale. Confido nella scuola, è il luogo in cui si può seminare. Quando io ero ragazzo, non c'era una sensibilità ambientale, anche solo 30 anni fa quando già ero adulto. Ad indicarmi la strada sono stati i miei nipotini che facevano la scuola elementare. Mi hanno detto 'nonno non fumare, fa male, ce lo ha detto la maestra'. Loro sono nati con la sensibilità ambientale, quello che io ho dovuto costruire in maniera artificiale. Come con il computer. Il fenomeno delle varie espressioni di razzismo è  come il fenomeno dell'ambiente, va educata la sensibilità sin da bambino, è un punto chiave sulla centralità della scuola che è il posto dove i bambini imparano, poi vengono a casa e insegnano. Io l'ho vissuto come esperienza personale. Non c'è la cultura del razzismo nel nostro Paese, ognuno di noi deve contribuire. Diverso è il problema della sopraffazione dei deboli, che riguarda i deboli, non ebrei o cattolici, bianchi, gialli o rossi, c'è un pezzo di società che lucra sfruttando i deboli e in questo ragionamento serve l'alleanza delle persone per fronteggiare gli abusi dei criminali, la cosa più terribile. Anche un contributo minimo può portare a un risultato".

Mamadou Kouassi, cui è ispirato il film “Io Capitano” ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "Sognavo di diventare un giocatore di calcio, la mia presenza qui oggi vale molto. Come denominatore comune ci vuole l'equità, quando non c'è, c'è iniquità e siamo costretti a fare viaggi nel deserto, affrontare la morte, con l'equità si può combattere le ingiustizie. L'Italia non è un Paese razzista, ma ricordo episodi razzisti con Balotelli, Koulibaly, Juan Jesus. In passato creammo una squadra antirazzista di basket per lottare contro il razzismo, anche in Africa c'è il razzismo, è una piaga che rovina la società, dobbiamo pian pian riuscire a far sì che le persone vivano in sinergia. Il Napoli calcio può aiutare anche attraverso calcio e scuole, è importante parlare nelle scuole. E' un dato di fatto che vogliamo che non accada più nè nel calcio, nè nelle scuole, sui treni, ovunque. Lo viviamo sulla nostra pelle e dobbiamo far sì  di poter vivere in un mondo libero pieno di equità"

Il regista Matteo Garrone è intervenuto in collegamento ed ha affermato, come evidenziato da "Napoli Magazine": "In 'Io Capitano' abbiamo parlato di chi affronta un viaggio di morte per combattere per la vita, ci sono eroi contemporanei che affrontano queste imprese e noi sappiamo solo la parte finale, quando arrivano con la conta dei vivi e dei morti. il film racconta di queste persone e del razzismo tra connazionali africani, che di solito viene raccontato meno. E' un viaggio attraverso l'Africa, dove si trovano a superare mille difficoltà, il razzismo esiste ovunque, esiste in Italia tra nord e sud, tra bianchi e neri, tra tutte le persone, bisogna combatterlo, il modo migliore è cercare di aprirsi all'altro e non chiudersi".

Rosa Petrazzuolo

Napoli Magazine

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