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CDM - Ancelotti e il Napoli "sarrizzato"
09.09.2018 12:37 di Napoli Magazine Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Ha studiato, sa che utilizzando le immagini, anche dai droni, e la ripetizione continua e maniacale di pochi movimenti, tutti funzionali ad una sua idea di gioco, sarebbe riuscito, in un tempo variabile fra i due e i tre mesi, ad avere un gioco di squadra armonico, ed atleti perfettamente addestrati ad applicarlo. Nel suo staff ci sono elementi non visibili, ma estremamente utili, i neuroni specchio, che si attivano non solo compiendo l’azione ma anche guardando un altro compiere la stessa azione, velocizzandone l’apprendimento. Quanti vantaggi ad utilizzare i neuroni: azioni fatte a memoria, con naturalezza perché riconosciute come fisiologiche, meno faticose perché abituali. Tutto così bello, da accendere i riflettori su Sarri; il Chelsea lo ha voluto, l’internazionale Benitez è scivolato in provincia e il figlio dell’Italsider nei salotti londines, brain power. Ma, come in tutte le cose umane, c’è un rovescio della medaglia. Calciatori fortemente condizionati che danno il massimo solo inseriti in determinate azioni e con gli stessi compagni, la riprova è il nostro meraviglioso Insigne che in nazionale ha difficoltà. O anche Jorginho: con Sarri è un altro calciatore. Alcuni, più lenti nell’apprendimento, o più anarchici, tipo Ounas, scivolati nel dimenticatoio. In più gli allenatori italiani, i più preparati, hanno cominciato a prendere le contromisure, ad esempio cercando di interrompere le linee visive che consentivano ai calciatori del Napoli di attivare il sistema. Molti hanno cominciato a criticare Sarri, definendolo (sbagliando) un integralista. Fatto sta che per lui il turn over è una eresia. A questo punto il Presidente, che capisce di uomini e di calcio, sa che si sta consegnando ad una idea, ad una filosofia che lo renderebbe soccombente rispetto all’allenatore. Sarri avanza giuste pretese, è incerto, i due non si amano, cominciano i contatti londinesi. Aurelio è all’angolo, non gli fa piacere, ma è uomo geniale e fa, per me, la migliore mossa possibile per uscire dal Sarrismo, che per lui non era più una filosofia di gioco, ma una patologia, tipo bruxismo, gli provocava tensione, serramento. Ingaggia Ancelotti, grande calciatore, grande e vincente allenatore. E Carletto ridà entusiasmo, tira fuori dal letargo indotto dal precedente collega alcuni calciatori, riposiziona altri, comincia insomma, delicatamente perché è espertissimo, a rimescolare le carte, a dare una sua identità ad una squadra. Ma ha un nemico, il tempo. Una squadra fortemente plasmata dal punto di vista mentale richiede del tempo per assumere l’identità del nuovo allenatore, gli stessi 2-3 mesi che sono serviti per formarla. I risultati altalenanti in questa fase sono normali, ancora qualche settimana e vedremo la squadra di Ancelotti, e De Laurentiis, che conosce il calcio, dopo la sconfitta di Genova ha giustamente e con cognizione di causa difeso squadra, allenatore ed anche se stesso. Ora dobbiamo essere lucidi, capire che il lavoro del nostro Mister è faticoso, ma che certamente porterà risultati. Io dico sempre ai miei studenti che la conoscenza è mezza guarigione, se conosciamo i meccanismi mentali del sarrismo possiamo superarlo, e magari arrivare al Carlismo. Brain power...

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09/09/2024 - 12:37

Ha studiato, sa che utilizzando le immagini, anche dai droni, e la ripetizione continua e maniacale di pochi movimenti, tutti funzionali ad una sua idea di gioco, sarebbe riuscito, in un tempo variabile fra i due e i tre mesi, ad avere un gioco di squadra armonico, ed atleti perfettamente addestrati ad applicarlo. Nel suo staff ci sono elementi non visibili, ma estremamente utili, i neuroni specchio, che si attivano non solo compiendo l’azione ma anche guardando un altro compiere la stessa azione, velocizzandone l’apprendimento. Quanti vantaggi ad utilizzare i neuroni: azioni fatte a memoria, con naturalezza perché riconosciute come fisiologiche, meno faticose perché abituali. Tutto così bello, da accendere i riflettori su Sarri; il Chelsea lo ha voluto, l’internazionale Benitez è scivolato in provincia e il figlio dell’Italsider nei salotti londines, brain power. Ma, come in tutte le cose umane, c’è un rovescio della medaglia. Calciatori fortemente condizionati che danno il massimo solo inseriti in determinate azioni e con gli stessi compagni, la riprova è il nostro meraviglioso Insigne che in nazionale ha difficoltà. O anche Jorginho: con Sarri è un altro calciatore. Alcuni, più lenti nell’apprendimento, o più anarchici, tipo Ounas, scivolati nel dimenticatoio. In più gli allenatori italiani, i più preparati, hanno cominciato a prendere le contromisure, ad esempio cercando di interrompere le linee visive che consentivano ai calciatori del Napoli di attivare il sistema. Molti hanno cominciato a criticare Sarri, definendolo (sbagliando) un integralista. Fatto sta che per lui il turn over è una eresia. A questo punto il Presidente, che capisce di uomini e di calcio, sa che si sta consegnando ad una idea, ad una filosofia che lo renderebbe soccombente rispetto all’allenatore. Sarri avanza giuste pretese, è incerto, i due non si amano, cominciano i contatti londinesi. Aurelio è all’angolo, non gli fa piacere, ma è uomo geniale e fa, per me, la migliore mossa possibile per uscire dal Sarrismo, che per lui non era più una filosofia di gioco, ma una patologia, tipo bruxismo, gli provocava tensione, serramento. Ingaggia Ancelotti, grande calciatore, grande e vincente allenatore. E Carletto ridà entusiasmo, tira fuori dal letargo indotto dal precedente collega alcuni calciatori, riposiziona altri, comincia insomma, delicatamente perché è espertissimo, a rimescolare le carte, a dare una sua identità ad una squadra. Ma ha un nemico, il tempo. Una squadra fortemente plasmata dal punto di vista mentale richiede del tempo per assumere l’identità del nuovo allenatore, gli stessi 2-3 mesi che sono serviti per formarla. I risultati altalenanti in questa fase sono normali, ancora qualche settimana e vedremo la squadra di Ancelotti, e De Laurentiis, che conosce il calcio, dopo la sconfitta di Genova ha giustamente e con cognizione di causa difeso squadra, allenatore ed anche se stesso. Ora dobbiamo essere lucidi, capire che il lavoro del nostro Mister è faticoso, ma che certamente porterà risultati. Io dico sempre ai miei studenti che la conoscenza è mezza guarigione, se conosciamo i meccanismi mentali del sarrismo possiamo superarlo, e magari arrivare al Carlismo. Brain power...

Fonte: Corriere del Mezzogiorno