In Vetrina
GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, a Torino per ripartire!"
06.12.2023 16:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - E' come il diario del Che, l'anno in cui non siamo stati da nessuna parte. Campioni per bellezza e non per caso nello scorso anno di grazia riconosciuto dal gran Galà dei separati in sala Aurelio Primo e Luciano Spalletti più Giuntoli. Ma è anche l'anno in cui non abbiamo voluto capire che il miglior difensore del campionato, il coreano Kim, andava adeguatamente rimpiazzato, magari staccando un assegno d'oro. Si sta nel limbo del vuoto di mezzo, né carne (campioni) né pesce (scarsoni). S'è perso tempo prezioso con l'uomo famoso nel calcio per aver messo la chiesa al centro del villaggio. S'è creduto di ovviare con l'uomo dell'orologio dieci anni dopo. Un tecnico a tempo. Un traghettatore col quale difficilmente ripartirà la ricostruzione. Perché se il chierichetto diventato sergente fu giubilato dagli arabi, l'orologiaio fu fatto fuori dai sardi. Sette mesi di contratto e, intanto, otto gol incassati in tre partite: uno a Bergamo, quattro a Madrid, tre al Maradona che da lassù poco può fare. Il Napoli è una squadra a tempo, nel senso che regge - e va pure alla grande - per sessanta minuti, non di più. Spara le sue cartucce, prendi l'ultima, la traversa di Politano, poi si pianta sui garretti e lo squadrone della grande bellezza torna ad essere 'o ciuccio 'e Fichella sotto lo sguardo contrariato del presidente-allenatore-centravanti. Io sono io e voi non siete un cavolo! Teste di membro, così si rivolse durante la sua prima riunione in Lega per poi allontanarsi su una moto di un tizio che visse il suo momento di gloria. Sotto accusa la tenuta fisica, tutta colpa della preparazione decisa dai collaboratori del sergente? E' soltanto una parte della verità. Quando vinci, stravinci, come ha fatto il Napoli la scorsa stagione, è probabile che qualche idea balzana frulli nella mente dei protagonisti: siamo i più forti! Ripetersi è difficile e la storia del Napoli lo dice, anche quando c'era Lui lo scudetto vinto non fu mai bissato. E' in questi casi che conta, eccome!, la struttura societaria, il direttore generale che sappia di calcio e che riporti tutti sulla terra. Figli e generi vanno bene in casa Cupiello, non per una società che è abbracciata dall'amore di milioni di tifosi. Ho ascoltato e letto le geremiadi sulla "nascita" del gol del turco passato dai casciavit ai bauscia, del probabile rigore negato ad Osimhen. E sia, nessuno mi toglie dalla testa che i "cinesi" di Inzaghino mister spiaze avrebbero vinto lo stesso. Poi, ci sta anche il sospetto- A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina diceva Giulio Andreotti. Francamente, ho trovato fuori posto l'uscita di Aurelio Primo davanti all'Europa del calcio intero, da Madrid, contro Lega e Federcalcio. E quella sull'Italia che ha rubato la qualificazione alla fase finale degli Europei? Incredibile. Con tutti questi esami di coscienza da fare, ci si avvia in casa della Madama che è una lagna ma intanto sta lassù a due passi dalla Beneamata. Una volta era la partita che segnava il campionato degli azzurri. Ora potrebbe essere quella che segnala la ripartenza. Staremo vedere.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

ULTIMISSIME IN VETRINA
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, a Torino per ripartire!"

di Napoli Magazine

06/12/2023 - 16:00

NAPOLI - E' come il diario del Che, l'anno in cui non siamo stati da nessuna parte. Campioni per bellezza e non per caso nello scorso anno di grazia riconosciuto dal gran Galà dei separati in sala Aurelio Primo e Luciano Spalletti più Giuntoli. Ma è anche l'anno in cui non abbiamo voluto capire che il miglior difensore del campionato, il coreano Kim, andava adeguatamente rimpiazzato, magari staccando un assegno d'oro. Si sta nel limbo del vuoto di mezzo, né carne (campioni) né pesce (scarsoni). S'è perso tempo prezioso con l'uomo famoso nel calcio per aver messo la chiesa al centro del villaggio. S'è creduto di ovviare con l'uomo dell'orologio dieci anni dopo. Un tecnico a tempo. Un traghettatore col quale difficilmente ripartirà la ricostruzione. Perché se il chierichetto diventato sergente fu giubilato dagli arabi, l'orologiaio fu fatto fuori dai sardi. Sette mesi di contratto e, intanto, otto gol incassati in tre partite: uno a Bergamo, quattro a Madrid, tre al Maradona che da lassù poco può fare. Il Napoli è una squadra a tempo, nel senso che regge - e va pure alla grande - per sessanta minuti, non di più. Spara le sue cartucce, prendi l'ultima, la traversa di Politano, poi si pianta sui garretti e lo squadrone della grande bellezza torna ad essere 'o ciuccio 'e Fichella sotto lo sguardo contrariato del presidente-allenatore-centravanti. Io sono io e voi non siete un cavolo! Teste di membro, così si rivolse durante la sua prima riunione in Lega per poi allontanarsi su una moto di un tizio che visse il suo momento di gloria. Sotto accusa la tenuta fisica, tutta colpa della preparazione decisa dai collaboratori del sergente? E' soltanto una parte della verità. Quando vinci, stravinci, come ha fatto il Napoli la scorsa stagione, è probabile che qualche idea balzana frulli nella mente dei protagonisti: siamo i più forti! Ripetersi è difficile e la storia del Napoli lo dice, anche quando c'era Lui lo scudetto vinto non fu mai bissato. E' in questi casi che conta, eccome!, la struttura societaria, il direttore generale che sappia di calcio e che riporti tutti sulla terra. Figli e generi vanno bene in casa Cupiello, non per una società che è abbracciata dall'amore di milioni di tifosi. Ho ascoltato e letto le geremiadi sulla "nascita" del gol del turco passato dai casciavit ai bauscia, del probabile rigore negato ad Osimhen. E sia, nessuno mi toglie dalla testa che i "cinesi" di Inzaghino mister spiaze avrebbero vinto lo stesso. Poi, ci sta anche il sospetto- A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina diceva Giulio Andreotti. Francamente, ho trovato fuori posto l'uscita di Aurelio Primo davanti all'Europa del calcio intero, da Madrid, contro Lega e Federcalcio. E quella sull'Italia che ha rubato la qualificazione alla fase finale degli Europei? Incredibile. Con tutti questi esami di coscienza da fare, ci si avvia in casa della Madama che è una lagna ma intanto sta lassù a due passi dalla Beneamata. Una volta era la partita che segnava il campionato degli azzurri. Ora potrebbe essere quella che segnala la ripartenza. Staremo vedere.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com