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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Napoli, una giornata davvero particolare"
03.05.2023 12:15 di Napoli Magazine

NAPOLI - Nell'ultimo giorno di un aprile freddo e incostante, maledetta primavera, l'ultimo atto non è andato in scena. E' stata la mano di Dia, il piede in verità. La festa ch'era appena cominciata era già finita (Sergio Endrigo e Roberto Carlos), vabbè rimandata, sospesa come un caffè al bar per gli amici. La giornata era stata davvero particolare e Scola non c'entra. Nessun ragù era stato lasciato a pipitiare nelle pentole di terracotta nelle case con balconi e finestre illustrate dalle immagini iconiche degli eroi del pallone. Si era per strada come marinai a trovare il vento giusto per far gonfiare i vessilli e con il pensiero a Milano, che lavora e opera, dove la Lazio dell'ex comandante affrontava la squadra delle scatole cinesi con debiti riposti un po' qua un po' là. Ed era andata più che bene la mattinata della giornata particolare. Perché Mister Spiaze, l'Inzaghino di tutti i piagnistei possibili aveva sdoganato Lautaro Martinez detto il toro che aveva contribuito a ribaltare la Lazio diventata di punto in bianco Lazietta, senza aquile a volteggiarle sul capo, ch'era passata in vantaggio con un gol samba di Felipe Anderson, brasiliano, of course. Il tempio di Diego era stracolmo e vociante, sicuro di sé e canterino. Chi era fuori, tutt'intorno, e nelle piazze e nei vicoli e nelle strade, era in trepidante attesa del biblico annuncio, l'urlo del gol. Dagli altoparlanti usciva il possente Vincerò della Turandot di Puccini. Ora, non restava altro da fare che ridurre alla ragione, nel derby della Campania Felix, i cugini granata, famigliari serpenti e figli di Arechi il duca longobardo. Bastava questo e il popolo azzurro avrebbe sciamato felice. E invece Dia avrebbe risposto a Olivera, uruguayano di garra charrua e niente. Urli sospesi. Agli azzurri, stanchi per il tempo sospeso a rincorrere l'ultimo sigillo per lo scudetto, toccherà ricomporsi nella terra furlana, abitata da gente storicamente tosta e l'anomala giornata di un giovedì qualsiasi. Recondita armonia. Sempre Giacomino (il mio Puccini), che Dio l'abbia in gloria.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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GOLAZO - Mollichelli su "NM": "Napoli, una giornata davvero particolare"

di Napoli Magazine

03/05/2024 - 12:15

NAPOLI - Nell'ultimo giorno di un aprile freddo e incostante, maledetta primavera, l'ultimo atto non è andato in scena. E' stata la mano di Dia, il piede in verità. La festa ch'era appena cominciata era già finita (Sergio Endrigo e Roberto Carlos), vabbè rimandata, sospesa come un caffè al bar per gli amici. La giornata era stata davvero particolare e Scola non c'entra. Nessun ragù era stato lasciato a pipitiare nelle pentole di terracotta nelle case con balconi e finestre illustrate dalle immagini iconiche degli eroi del pallone. Si era per strada come marinai a trovare il vento giusto per far gonfiare i vessilli e con il pensiero a Milano, che lavora e opera, dove la Lazio dell'ex comandante affrontava la squadra delle scatole cinesi con debiti riposti un po' qua un po' là. Ed era andata più che bene la mattinata della giornata particolare. Perché Mister Spiaze, l'Inzaghino di tutti i piagnistei possibili aveva sdoganato Lautaro Martinez detto il toro che aveva contribuito a ribaltare la Lazio diventata di punto in bianco Lazietta, senza aquile a volteggiarle sul capo, ch'era passata in vantaggio con un gol samba di Felipe Anderson, brasiliano, of course. Il tempio di Diego era stracolmo e vociante, sicuro di sé e canterino. Chi era fuori, tutt'intorno, e nelle piazze e nei vicoli e nelle strade, era in trepidante attesa del biblico annuncio, l'urlo del gol. Dagli altoparlanti usciva il possente Vincerò della Turandot di Puccini. Ora, non restava altro da fare che ridurre alla ragione, nel derby della Campania Felix, i cugini granata, famigliari serpenti e figli di Arechi il duca longobardo. Bastava questo e il popolo azzurro avrebbe sciamato felice. E invece Dia avrebbe risposto a Olivera, uruguayano di garra charrua e niente. Urli sospesi. Agli azzurri, stanchi per il tempo sospeso a rincorrere l'ultimo sigillo per lo scudetto, toccherà ricomporsi nella terra furlana, abitata da gente storicamente tosta e l'anomala giornata di un giovedì qualsiasi. Recondita armonia. Sempre Giacomino (il mio Puccini), che Dio l'abbia in gloria.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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