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L'EX - Allan: "Ammutinamento? Si sono dette tante bugie, il gruppo era tutto con Ancelotti"
30.05.2022 09:20 di Napoli Magazine

Allan, ex centrocampista del Napoli e attualmente all'Everton, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport in cui ha ricordato la sua esperienza in azzurro:

 

E' la città dello Scudetto perduto.

 

"Di un dolore che ricompare ogni volta che ci penso. Giocavamo un calcio raffinato, come nessun’altra squadra sapeva fare. In genere, nel calcio, viene ricordato chi vince; invece, fateci caso, se si cerca un riferimento tecnico del recente passato, spesso si cita quel Napoli. Una sintonia unica, la squadra più bella".

 

A Firenze, bruciaste un sogno.

 

"Accadde alla vigilia, davanti alla tv, nel momento in cui ci rendemmo conto che era finita, perché la Juventus, che vinse in casa dell'Inter, a quel punto aveva un calendario agevolissimo. Capimmo, in quella serata, quanto sia difficile vincere il campionato in Italia. E fu sotto gli occhi di tutti. Noi ci trovammo senza energia, eravamo distrutti, quel risultato divenne per noi frustrazione".

 

Andiamo per ordine: a un certo punto, gennaio 2019, lei sta per andare al Psg...

 

"Diciamo che era fatta..."

 

Si può dire che fu una delusione? "

"Si può dire. E va spiegata. Io a Napoli ero e sono felice anche adesso che ci torno. Ma quella diventata una opportunità grossa e una esperienza - anche di vita - nuova".

 

Il suo procuratore incontra a Roma, in un albergo, insieme a Giuntoli, il management del Psg.

 

"Pareva un’operazione utile a chiunque ma venne fuori una richiesta ritenuta esagerata".

 

E poi si arriva all’ammutinamento: 5 novembre 2019, al termine di Napoli-Salisburgo.

 

"Vicenda triste, sulla quale sono state riportate inesattezze. Ma io non vorrei adesso starne qui a parlare. E comunque la verità non si è mai saputa".

 

Ci dica la sua.

 

"Intanto, sgombero il campo da una falsità: che i calciatori fossero contro Ancelotti".

 

Lei passò uno dei promotori.

 

"Ruolo che mi venne incollato addosso e ho dovuto condividere con un paio di miei compagni, con Lorenzo ad esempio. Mentre, invece, quella fu una scelta di gruppo e il Napoli sapeva che ritenevamo ingiusto andare in ritiro".

 

Fu una serata assai turbolenta, con picchi di nervosismo nei quali venne coinvolto lei.

 

"Passai, con Insigne, come uno dei capi. Io che ero infortunato e che potevo non essere lì, che non giocai quella volta, scoprii di essere ritenuto un ideologo della sommossa. C’è chi aggiunse che ce l’avevo con Carlo, la persona più speciale che abbia incontrato e che mesi dopo mi avrebbe voluto con lui all’Everton. Ci furono malintesi che si sarebbero potuti chiarire, ma venne imposto il silenzio stampa e quindi fu impossibile parlarne".

 

Cosa avreste detto, se aveste potuto?

 

"Che noi eravamo tutti con Carlo. Punto".

 

In quel momento, si ruppe (ovviamente) qualcosa. Ma quando arriva Gattuso a, sorpresa, squilla il suo telefono...

 

"Ho avuto ottimi rapporti anche con lui, che da calciatore è stato un modello. Fu diretto, mi riteneva importante, e la società mi propose il rinnovo. Però volevo andar via, volevo sorridere, la mia immagine era uscita macchiata mentre io sono una persona seria".

 

Andò all’Everton e si lasciò alle spalle un bel po’ di non detto.

 

"Scrissi un messaggio a De Laurentiis, per ringraziarlo dell’opportunità che mi aveva dato e per cinque anni, di vivere a Napoli, di far parte di un pezzo della Storia del club. Non portavo rancore per ciò che era successo, si stava chiudendo un ciclo e una relazione. Peccato non abbia mai ricevuto risposta".

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di Napoli Magazine

30/05/2024 - 09:20

Allan, ex centrocampista del Napoli e attualmente all'Everton, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport in cui ha ricordato la sua esperienza in azzurro:

 

E' la città dello Scudetto perduto.

 

"Di un dolore che ricompare ogni volta che ci penso. Giocavamo un calcio raffinato, come nessun’altra squadra sapeva fare. In genere, nel calcio, viene ricordato chi vince; invece, fateci caso, se si cerca un riferimento tecnico del recente passato, spesso si cita quel Napoli. Una sintonia unica, la squadra più bella".

 

A Firenze, bruciaste un sogno.

 

"Accadde alla vigilia, davanti alla tv, nel momento in cui ci rendemmo conto che era finita, perché la Juventus, che vinse in casa dell'Inter, a quel punto aveva un calendario agevolissimo. Capimmo, in quella serata, quanto sia difficile vincere il campionato in Italia. E fu sotto gli occhi di tutti. Noi ci trovammo senza energia, eravamo distrutti, quel risultato divenne per noi frustrazione".

 

Andiamo per ordine: a un certo punto, gennaio 2019, lei sta per andare al Psg...

 

"Diciamo che era fatta..."

 

Si può dire che fu una delusione? "

"Si può dire. E va spiegata. Io a Napoli ero e sono felice anche adesso che ci torno. Ma quella diventata una opportunità grossa e una esperienza - anche di vita - nuova".

 

Il suo procuratore incontra a Roma, in un albergo, insieme a Giuntoli, il management del Psg.

 

"Pareva un’operazione utile a chiunque ma venne fuori una richiesta ritenuta esagerata".

 

E poi si arriva all’ammutinamento: 5 novembre 2019, al termine di Napoli-Salisburgo.

 

"Vicenda triste, sulla quale sono state riportate inesattezze. Ma io non vorrei adesso starne qui a parlare. E comunque la verità non si è mai saputa".

 

Ci dica la sua.

 

"Intanto, sgombero il campo da una falsità: che i calciatori fossero contro Ancelotti".

 

Lei passò uno dei promotori.

 

"Ruolo che mi venne incollato addosso e ho dovuto condividere con un paio di miei compagni, con Lorenzo ad esempio. Mentre, invece, quella fu una scelta di gruppo e il Napoli sapeva che ritenevamo ingiusto andare in ritiro".

 

Fu una serata assai turbolenta, con picchi di nervosismo nei quali venne coinvolto lei.

 

"Passai, con Insigne, come uno dei capi. Io che ero infortunato e che potevo non essere lì, che non giocai quella volta, scoprii di essere ritenuto un ideologo della sommossa. C’è chi aggiunse che ce l’avevo con Carlo, la persona più speciale che abbia incontrato e che mesi dopo mi avrebbe voluto con lui all’Everton. Ci furono malintesi che si sarebbero potuti chiarire, ma venne imposto il silenzio stampa e quindi fu impossibile parlarne".

 

Cosa avreste detto, se aveste potuto?

 

"Che noi eravamo tutti con Carlo. Punto".

 

In quel momento, si ruppe (ovviamente) qualcosa. Ma quando arriva Gattuso a, sorpresa, squilla il suo telefono...

 

"Ho avuto ottimi rapporti anche con lui, che da calciatore è stato un modello. Fu diretto, mi riteneva importante, e la società mi propose il rinnovo. Però volevo andar via, volevo sorridere, la mia immagine era uscita macchiata mentre io sono una persona seria".

 

Andò all’Everton e si lasciò alle spalle un bel po’ di non detto.

 

"Scrissi un messaggio a De Laurentiis, per ringraziarlo dell’opportunità che mi aveva dato e per cinque anni, di vivere a Napoli, di far parte di un pezzo della Storia del club. Non portavo rancore per ciò che era successo, si stava chiudendo un ciclo e una relazione. Peccato non abbia mai ricevuto risposta".