L'Angolo
IL MANAGER - Guillermo Coppola: "Io, Diego e Napoli: un amore senza fine"
09.12.2012 13:34 di Napoli Magazine Fonte: Il Mattino


NAPOLI - «In questo posto ho trascorso il periodo più bello della mia vita». Guillermo tiene la mano della moglie Corinne e passeggia per via Scipione Capece. Guillermo è Guillermo Coppola, lo storico amico-fratello-manager di Diego Maradona: oggi è un piacente signore di 64 anni, che in Argentina ha scritto un libro (“Guillote”) e girato un film (“El Representante de Dios”). È a Napoli «perché malato di nostalgia e perché la tv argentina vuol girare un documentario sulla mia vita. Questa è stata la tappa più significativa da manager, dovevo tornare in un posto così magico».



Coppola non fa più il procuratore di calciatori e star dello spettacolo. È rimasto uomo di fiducia del Boca Juniors, una specie di consulente di mercato. «Poco tempo fa offrii Palacio al Napoli e Falcao alla Roma: presero Denis e Toni». Gira Napoli da una settimana un po’ da turista e un po’ da intervistatore, ha riabbracciato Corrado Ferlaino e Peppe Bruscolotti. Vorrebbe fare lo stesso con Diego. «Sono stato per 15 anni il manager del numero uno al mondo, dopo di lui non c’è stato più nessuno. Non avrebbe avuto più senso per me continuare a fare questo lavoro. Un bel giorno però Diego si sveglia e, forse perché preso dalla malattia, mi dà del ladro. Mi sono autodenunciato al processo per farlo ricredere. L’ho rivisto una sola volta, abbracci e lacrime, ci siamo ripromessi di incontrarci nuovamente. Accadrà prima o poi. Io per lui sono stato la gamba sinistra, il fratello, il manager, l’amico, il padre, il socio, il cuore che ancora gli rimaneva».



È a Napoli accompagnato dalla moglie, da Josè Alberti, da Gianni Aiello e da una troupe televisiva argentina. Venerdì è stato ospite di Canale 34, nella trasmissione “Tifosi”, prima di riaprire il libro dei ricordi. «A Napoli dicevano che fossi il diavolo, il male di Diego. In sei anni trascorsi insieme in questa città, ha vinto un mondiale, due scudetti, una coppa Uefa, una coppa Italia e una Supercoppa. Ero io così cattivo e lui tanto malato? E tutti quelli che lo circondavano e poi sono puntualmente scomparsi dopo averlo sfruttato, che fine hanno fatto?». Oggi a Napoli c’è Cavani e nel mondo c’è Messi. «Con Cavani si può tornare a vincere lo scudetto, Messi è il numero uno. Ma nessuno al mondo sarà mai come Diego».



E poi gli aneddoti. «Ne svelo due. Il primo: Milan, Real Madrid e Marsiglia volevano Maradona. Con i francesi sembrava fatta, oggi vi dico invece che non sarebbe mai andato da nessuna parte. Non è vero che vacillava, era il gioco delle parti, né Diego né Claudia avrebbero lasciato Napoli. Il secondo: Usa ‘94, gli organizzatori vennero in Argentina per convincerlo a giocare, senza di lui il mondiale sarebbe stato un flop. Alla prima partita lo portarono via dal campo…». Chi è stato Maradona per Coppola? «Il mio più grande amore».


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IL MANAGER - Guillermo Coppola: "Io, Diego e Napoli: un amore senza fine"

di Napoli Magazine

09/12/2012 - 13:34


NAPOLI - «In questo posto ho trascorso il periodo più bello della mia vita». Guillermo tiene la mano della moglie Corinne e passeggia per via Scipione Capece. Guillermo è Guillermo Coppola, lo storico amico-fratello-manager di Diego Maradona: oggi è un piacente signore di 64 anni, che in Argentina ha scritto un libro (“Guillote”) e girato un film (“El Representante de Dios”). È a Napoli «perché malato di nostalgia e perché la tv argentina vuol girare un documentario sulla mia vita. Questa è stata la tappa più significativa da manager, dovevo tornare in un posto così magico».



Coppola non fa più il procuratore di calciatori e star dello spettacolo. È rimasto uomo di fiducia del Boca Juniors, una specie di consulente di mercato. «Poco tempo fa offrii Palacio al Napoli e Falcao alla Roma: presero Denis e Toni». Gira Napoli da una settimana un po’ da turista e un po’ da intervistatore, ha riabbracciato Corrado Ferlaino e Peppe Bruscolotti. Vorrebbe fare lo stesso con Diego. «Sono stato per 15 anni il manager del numero uno al mondo, dopo di lui non c’è stato più nessuno. Non avrebbe avuto più senso per me continuare a fare questo lavoro. Un bel giorno però Diego si sveglia e, forse perché preso dalla malattia, mi dà del ladro. Mi sono autodenunciato al processo per farlo ricredere. L’ho rivisto una sola volta, abbracci e lacrime, ci siamo ripromessi di incontrarci nuovamente. Accadrà prima o poi. Io per lui sono stato la gamba sinistra, il fratello, il manager, l’amico, il padre, il socio, il cuore che ancora gli rimaneva».



È a Napoli accompagnato dalla moglie, da Josè Alberti, da Gianni Aiello e da una troupe televisiva argentina. Venerdì è stato ospite di Canale 34, nella trasmissione “Tifosi”, prima di riaprire il libro dei ricordi. «A Napoli dicevano che fossi il diavolo, il male di Diego. In sei anni trascorsi insieme in questa città, ha vinto un mondiale, due scudetti, una coppa Uefa, una coppa Italia e una Supercoppa. Ero io così cattivo e lui tanto malato? E tutti quelli che lo circondavano e poi sono puntualmente scomparsi dopo averlo sfruttato, che fine hanno fatto?». Oggi a Napoli c’è Cavani e nel mondo c’è Messi. «Con Cavani si può tornare a vincere lo scudetto, Messi è il numero uno. Ma nessuno al mondo sarà mai come Diego».



E poi gli aneddoti. «Ne svelo due. Il primo: Milan, Real Madrid e Marsiglia volevano Maradona. Con i francesi sembrava fatta, oggi vi dico invece che non sarebbe mai andato da nessuna parte. Non è vero che vacillava, era il gioco delle parti, né Diego né Claudia avrebbero lasciato Napoli. Il secondo: Usa ‘94, gli organizzatori vennero in Argentina per convincerlo a giocare, senza di lui il mondiale sarebbe stato un flop. Alla prima partita lo portarono via dal campo…». Chi è stato Maradona per Coppola? «Il mio più grande amore».


Fonte: Il Mattino