L'Angolo
IL PENSIERO - Fabio Cannavaro: "Napoli? Nulla di concreto, spero che Gattuso resti a lungo, mi auguro un giorno di allenare in Italia, Napoli mi manca, Maradona? E' andato via troppo presto"
17.04.2021 09:15 di Napoli Magazine

L'ex campione del mondo Fabio Cannavaro, attuale allenatore del Guangzhou Evergrande, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera, eccone alcuni passaggi.

 

Togliamoci subito il pensiero, Fabio Cannavaro tornerà a Napoli come allenatore?

 

«So che gira questa voce, mi hanno inondato di messaggi. Ma no, non c’è niente di concreto. E il Napoli ha già un buonissimo allenatore».

 

Tutti danno Gattuso in partenza, però.

 

«Io spero che Rino resti a lungo. Poi, l’ho sempre detto, mi auguro un giorno di allenare in Italia. Mi sento napoletano e tifoso del Napoli, sono andato via giovanissimo, e non per mia scelta. Napoli me la porto nel cuore, e mi manca, mi manca soprattutto il mare di Napoli. Ma che dobbiamo fare? Guidare in futuro la squadra della mia città sarebbe il massimo. Ma per il momento faccio il mio percorso. Qui in Cina ho ancora due anni di contratto».

 

L’ex ragazzo di Fuorigrotta, capitano degli azzurri a Berlino, oggi ha 47 anni e ogni mattina macina chilometri in bici nella provincia cantonese. Risponde al telefono, dall’altra parte del mondo, dove è appena terminato l’allenamento del suo Guangzhou, squadra che ha portato allo scudetto nel 2019 e in finale l’anno successivo. Martedì si ricomincia, nuovo campionato e squadra rinnovata anche per effetto del tetto imposto agli ingaggi.

 

«Da quando sono qui, stiamo ringiovanendo la rosa. Peraltro, una generazione gloriosa: ha vinto 8 scudetti e 2 Champions asiatiche».

 

Il Napoli domenica affronta l’Inter nella sfida clou della giornata, con l’attacco al completo.

 

«Da quando ha recuperato i suoi uomini migliori, viaggia a ritmi sostenuti ed esprime un gioco moderno e propositivo. Ma dall’altra parte c’è l’Inter di Conte, che ha numeri straordinari». 

 

Una squadra forse più pragmatica che spettacolare.

 

«Alla fine contano i risultati, un allenatore deve rispondere di quelli. Certo, ci sono varie filosofie, c’è chi prova a vincere proponendo un calcio offensivo, con un approccio più cauto. Ma poi, di che parliamo, l’Inter quanti gol ha fatto?».

 

Con 69 reti ha il secondo attacco del campionato.

 

«Ecco, come si fa a dire che è una squadra difensivista se segna così tanto? È come criticare Cristiano Ronaldo, come qualcuno ha fatto recentemente, sebbene il portoghese abbia già realizzato 25 gol in 27 partite. La verità è che il catenaccio non lo fa più nessuno, e che le partite si interpretano a seconda degli avversari e delle forze disponibili».

 

(...)

 

Com’è stato vivere la stagione del Covid in Cina, dove tutto è cominciato? «Oggi qui il virus non c’è più, o se c’è, noi non ce ne accorgiamo. I casi sono pochissimi, per strada giriamo senza mascherina. È tutto aperto: cinema, teatri, negozi. Ma abbiamo trascorso un anno durissimo, per me anche di più, separato dalla famiglia».

 

L’anno in cui abbiamo perso anche Maradona. «Diego è andato via troppo presto, un vuoto enorme. Ma ci ha lasciato anche tante cose belle, immagini fantastiche che mi porto dentro, da tifoso del Napoli e da amico».

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di Napoli Magazine

17/04/2024 - 09:15

L'ex campione del mondo Fabio Cannavaro, attuale allenatore del Guangzhou Evergrande, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera, eccone alcuni passaggi.

 

Togliamoci subito il pensiero, Fabio Cannavaro tornerà a Napoli come allenatore?

 

«So che gira questa voce, mi hanno inondato di messaggi. Ma no, non c’è niente di concreto. E il Napoli ha già un buonissimo allenatore».

 

Tutti danno Gattuso in partenza, però.

 

«Io spero che Rino resti a lungo. Poi, l’ho sempre detto, mi auguro un giorno di allenare in Italia. Mi sento napoletano e tifoso del Napoli, sono andato via giovanissimo, e non per mia scelta. Napoli me la porto nel cuore, e mi manca, mi manca soprattutto il mare di Napoli. Ma che dobbiamo fare? Guidare in futuro la squadra della mia città sarebbe il massimo. Ma per il momento faccio il mio percorso. Qui in Cina ho ancora due anni di contratto».

 

L’ex ragazzo di Fuorigrotta, capitano degli azzurri a Berlino, oggi ha 47 anni e ogni mattina macina chilometri in bici nella provincia cantonese. Risponde al telefono, dall’altra parte del mondo, dove è appena terminato l’allenamento del suo Guangzhou, squadra che ha portato allo scudetto nel 2019 e in finale l’anno successivo. Martedì si ricomincia, nuovo campionato e squadra rinnovata anche per effetto del tetto imposto agli ingaggi.

 

«Da quando sono qui, stiamo ringiovanendo la rosa. Peraltro, una generazione gloriosa: ha vinto 8 scudetti e 2 Champions asiatiche».

 

Il Napoli domenica affronta l’Inter nella sfida clou della giornata, con l’attacco al completo.

 

«Da quando ha recuperato i suoi uomini migliori, viaggia a ritmi sostenuti ed esprime un gioco moderno e propositivo. Ma dall’altra parte c’è l’Inter di Conte, che ha numeri straordinari». 

 

Una squadra forse più pragmatica che spettacolare.

 

«Alla fine contano i risultati, un allenatore deve rispondere di quelli. Certo, ci sono varie filosofie, c’è chi prova a vincere proponendo un calcio offensivo, con un approccio più cauto. Ma poi, di che parliamo, l’Inter quanti gol ha fatto?».

 

Con 69 reti ha il secondo attacco del campionato.

 

«Ecco, come si fa a dire che è una squadra difensivista se segna così tanto? È come criticare Cristiano Ronaldo, come qualcuno ha fatto recentemente, sebbene il portoghese abbia già realizzato 25 gol in 27 partite. La verità è che il catenaccio non lo fa più nessuno, e che le partite si interpretano a seconda degli avversari e delle forze disponibili».

 

(...)

 

Com’è stato vivere la stagione del Covid in Cina, dove tutto è cominciato? «Oggi qui il virus non c’è più, o se c’è, noi non ce ne accorgiamo. I casi sono pochissimi, per strada giriamo senza mascherina. È tutto aperto: cinema, teatri, negozi. Ma abbiamo trascorso un anno durissimo, per me anche di più, separato dalla famiglia».

 

L’anno in cui abbiamo perso anche Maradona. «Diego è andato via troppo presto, un vuoto enorme. Ma ci ha lasciato anche tante cose belle, immagini fantastiche che mi porto dentro, da tifoso del Napoli e da amico».