L'Angolo
L'ANEDDOTO - Bianchi racconta: "Così ho battuto Maradona nella gara dei palleggi col limone"
10.12.2016 13:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - Ottavio Bianchi, ex allenatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Maradona aveva una capacità di palleggio individuale fuori dal mondo. Quando andavamo negli spogliatoi portavano il cestino con i limoni e lui cominciava a palleggiare con il limone. A me piaceva sfotterlo. Andiamo a San Siro e lui comincia a palleggiare e io dico vabbè, sono sempre le solite cose da circo che fai. La competizione per lui è la vita e allora mi ha sfidato. Io non potevo tirarmi indietro. Lui comincia a palleggiare e fa volare quel maledetto limone un numero impossibile, per noi umani, di volte. Io allora prendo questo limone e ho la fortuna che nella caduta gli do un tiro giusto e comincio a colpire sotto e poi continuo bene.. Intanto i giocatori contavano i miei palleggi e alla fine, non so davvero come, ho battuto Maradona nella gara del limone. Allora ho fatto lo spavaldo, ho gettato lontano l'ultimo limone e gli ho detto "vedi, cominci a perdere con me". Non l'avessi mai detto. Rivincita. Per anni mi ha sempre chiesto la rivincita. Con la rivincita avrei perso con lui cento volte su cento. Non gliel'ho mai concessa. Come mi giravo, lui dalla rabbia palleggiava il limone perfino con il tacco. E io facevo finta di non guardare. Perchè lasciai Napoli? I comportamenti di alcuni giocatori erano dei comportamenti molto particolari, dissi ai dirigenti "va bene io faccio l'allenatore, voi fate i dirigenti. Li chiamate, magari davanti a me, e chiedete spiegazioni". Loro non vollero farlo. Io non posso condannare giocatori se non ho le prove ma solo per sentito dire e allora decisi di togliere il disturbo perchè non ero più in grado di allenare come volevo, di far rispettare quelle regole che ci avevano portato a vincere per la prima volta nella storia di quella squadra e di quella città... Avevo la sensazione che la cosa mi stesse sfuggendo di mano anche perchè le chiacchiere su certi giocatori erano molto pesanti. Non volevo condannare dei giocatori senza prove e allo stesso tempo non volevo vivere nell'incertezza".

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di Napoli Magazine

10/12/2024 - 13:00

NAPOLI - Ottavio Bianchi, ex allenatore del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere dello Sport: "Maradona aveva una capacità di palleggio individuale fuori dal mondo. Quando andavamo negli spogliatoi portavano il cestino con i limoni e lui cominciava a palleggiare con il limone. A me piaceva sfotterlo. Andiamo a San Siro e lui comincia a palleggiare e io dico vabbè, sono sempre le solite cose da circo che fai. La competizione per lui è la vita e allora mi ha sfidato. Io non potevo tirarmi indietro. Lui comincia a palleggiare e fa volare quel maledetto limone un numero impossibile, per noi umani, di volte. Io allora prendo questo limone e ho la fortuna che nella caduta gli do un tiro giusto e comincio a colpire sotto e poi continuo bene.. Intanto i giocatori contavano i miei palleggi e alla fine, non so davvero come, ho battuto Maradona nella gara del limone. Allora ho fatto lo spavaldo, ho gettato lontano l'ultimo limone e gli ho detto "vedi, cominci a perdere con me". Non l'avessi mai detto. Rivincita. Per anni mi ha sempre chiesto la rivincita. Con la rivincita avrei perso con lui cento volte su cento. Non gliel'ho mai concessa. Come mi giravo, lui dalla rabbia palleggiava il limone perfino con il tacco. E io facevo finta di non guardare. Perchè lasciai Napoli? I comportamenti di alcuni giocatori erano dei comportamenti molto particolari, dissi ai dirigenti "va bene io faccio l'allenatore, voi fate i dirigenti. Li chiamate, magari davanti a me, e chiedete spiegazioni". Loro non vollero farlo. Io non posso condannare giocatori se non ho le prove ma solo per sentito dire e allora decisi di togliere il disturbo perchè non ero più in grado di allenare come volevo, di far rispettare quelle regole che ci avevano portato a vincere per la prima volta nella storia di quella squadra e di quella città... Avevo la sensazione che la cosa mi stesse sfuggendo di mano anche perchè le chiacchiere su certi giocatori erano molto pesanti. Non volevo condannare dei giocatori senza prove e allo stesso tempo non volevo vivere nell'incertezza".