L'Angolo
LA LETTERINA - Caro Babbo Natale, basta Torino, voglio tornare a Napoli, firmato il tricolore...
13.12.2014 19:27 di Napoli Magazine

NAPOLI - Gianni Puca, autore teatrale di Gino Rivieccio, ha scritto una bellissima letterina di Natale per i lettori di "NapoliMagazine.Com":



Caro Babbo Natale, vengo io con questa mia addirvi una parola.



Ho deciso: mi voglio cambiare!



La faccia mia sotto ai piedi vostri e potete anche muovervi, ma io a Torino non ci voglio andare più. E nemmeno a Milano...



Voi lo sapete, a Milano ci sono stato diversi anni, ormai. Babbonatà, a me questi longobardi non mi danno soddisfazione. Quelli di un lato sono troppo intertristi, quelli dell’altro lato fanno altri tipi di festini. E ci siamo capiti...



E non ne parliamo proprio di Torino. Ci sono stato due anni consecutivi.  Tre persone a festeggiarmi per strada, ma lì ci stava la nebbia equando ci sta la nebbia non si vede.



Io lo so, dovrei essere imparziale, ma non voglio andare nemmeno a Roma, tanto a Ferilli spugliata l’aggio vista già.



Io voglio tornare a Napoli. Ci manco da più di vent’anni. Quasi trenta. Ci sono stato due volte solamente in quella città, ma me ne sono innamorato. Voi non avete idea la festa che mi hanno fatto la prima volta. Me lo ricordo come se fosse ieri quel dieci maggio.



Non si era vista piangere dalla commozione tanta gente, da quando, a Lourdes, la Madonna di Fatima ha restituito la vista ad una comitiva di falsi invalidi di Pompei.



Babbonatà, me lo ricordo come se fosse oggi: quando segnò Carnevale su passaggio di Giordano, ci fu un boato tale che le vele di Secondigliano le ritrovarono nel porto di Mergellina. Il portiere del mio palazzo si ritrovò al settimo piano senza piglià ‘ascensore. Dal cimitero di Poggioreale partì un urlo sovrumano che il Vesuvio si eruttò sotto dalla paura.   



Dopo il fischio di Pairetto, la statua di Garibaldi si mise a correre sul motorino dal Rettifilo fino a Piazza Trieste e Trento. Il Maschio Angioino si ritrovò completamente bardato di azzurro, peggio di un ultrà. A San Gennaro si squagliò il sangue nell’ampolla, anche se non era il suo onomastico.



Babbonatà, io voglio tornare a Napoli, voglio vedere un’altra volta la gente con le macchine e i motorini che corrono per via Caracciolo, pure se è ZTL, voglio vedere un’altra volta i morti che scrivono vicino ai muri del camposanto, voglio vedere il cielo di nuovo a tinta unita, tutto azzurro.



Però ci dovete portare un portiere, uno stoppèrr, tre esterni, due bassi e uno alto, un mediano, un regista e un attaccante.



Babbonatà, io qua non ci voglio stare. Questa città è triste, come quegli alberghi a due stelle che ne dichiarano tre.



. ; . ; Abbondantis adbondantum. Ma sì, facciamo vedere che abbondiamo, sennò dicono che siamo provinciali, che siamo tirati.



Salutandovi indistintamente



Senza nulla a pretendere.



Io vi aspetto, venitemi a prendere.



Firmato



Lo scudetto


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NAPOLI - Gianni Puca, autore teatrale di Gino Rivieccio, ha scritto una bellissima letterina di Natale per i lettori di "NapoliMagazine.Com":



Caro Babbo Natale, vengo io con questa mia addirvi una parola.



Ho deciso: mi voglio cambiare!



La faccia mia sotto ai piedi vostri e potete anche muovervi, ma io a Torino non ci voglio andare più. E nemmeno a Milano...



Voi lo sapete, a Milano ci sono stato diversi anni, ormai. Babbonatà, a me questi longobardi non mi danno soddisfazione. Quelli di un lato sono troppo intertristi, quelli dell’altro lato fanno altri tipi di festini. E ci siamo capiti...



E non ne parliamo proprio di Torino. Ci sono stato due anni consecutivi.  Tre persone a festeggiarmi per strada, ma lì ci stava la nebbia equando ci sta la nebbia non si vede.



Io lo so, dovrei essere imparziale, ma non voglio andare nemmeno a Roma, tanto a Ferilli spugliata l’aggio vista già.



Io voglio tornare a Napoli. Ci manco da più di vent’anni. Quasi trenta. Ci sono stato due volte solamente in quella città, ma me ne sono innamorato. Voi non avete idea la festa che mi hanno fatto la prima volta. Me lo ricordo come se fosse ieri quel dieci maggio.



Non si era vista piangere dalla commozione tanta gente, da quando, a Lourdes, la Madonna di Fatima ha restituito la vista ad una comitiva di falsi invalidi di Pompei.



Babbonatà, me lo ricordo come se fosse oggi: quando segnò Carnevale su passaggio di Giordano, ci fu un boato tale che le vele di Secondigliano le ritrovarono nel porto di Mergellina. Il portiere del mio palazzo si ritrovò al settimo piano senza piglià ‘ascensore. Dal cimitero di Poggioreale partì un urlo sovrumano che il Vesuvio si eruttò sotto dalla paura.   



Dopo il fischio di Pairetto, la statua di Garibaldi si mise a correre sul motorino dal Rettifilo fino a Piazza Trieste e Trento. Il Maschio Angioino si ritrovò completamente bardato di azzurro, peggio di un ultrà. A San Gennaro si squagliò il sangue nell’ampolla, anche se non era il suo onomastico.



Babbonatà, io voglio tornare a Napoli, voglio vedere un’altra volta la gente con le macchine e i motorini che corrono per via Caracciolo, pure se è ZTL, voglio vedere un’altra volta i morti che scrivono vicino ai muri del camposanto, voglio vedere il cielo di nuovo a tinta unita, tutto azzurro.



Però ci dovete portare un portiere, uno stoppèrr, tre esterni, due bassi e uno alto, un mediano, un regista e un attaccante.



Babbonatà, io qua non ci voglio stare. Questa città è triste, come quegli alberghi a due stelle che ne dichiarano tre.



. ; . ; Abbondantis adbondantum. Ma sì, facciamo vedere che abbondiamo, sennò dicono che siamo provinciali, che siamo tirati.



Salutandovi indistintamente



Senza nulla a pretendere.



Io vi aspetto, venitemi a prendere.



Firmato



Lo scudetto