NAPOLI - Il Pocho Lavezzi è rientrato in città! L'attaccante argentino ha pubblicato sul social network Twitter una foto col panorama sul mare di Napoli visto da una terrazza con piscina ed ha scritto: "Dopo un lungo viaggio, sono arrivato a casa e mi trovo con una bellissima giornata!! Che bella Napoli!".
Lavezzi ha anche rilasciato un'intervista al quotidiano argentino Olè Clarin. Ecco la traduzione di "Napoli Magazine".
IL FIGLIO TOMAS - "Ha sei anni. Lo vedo poco durante l'anno, per questo quando sono in Argentina cerco di trascorrere più tempo possibile con lui, andiamo al mare o giochiamo a calcio insieme. Vive a Rosario e gioca con bambini più grandi di lui di sei anni. Dice che vuole diventare un attaccante, ma io non pretendo che diventi un calciatore. A questa età deve solo divertirsi e stare con gli amici".
L'INFANZIA - "Quando si hanno problemi finanziari, non puoi permetterti di avere dei regali, nonostante ciò la mia infanzia è stata bella e felice. Mia madre (Doris, ndr), per diversi motivi si separo' da mio padre,è stata lei che ci ha cresciuti, non ci ha fatto mai mancare nulla. Se ho mai patito la fame? Diciamo.. non proprio. Tutto costava tanto, mia mamma ha fatto grandi sacrifici per non farci soffrire".
IL PRIMO PALLONE - "Chi mi regalo' il primo pallone? Non lo so. Ricordo che il regalo di Natale o per il mio compleanno era sempre un pallone. Cercavo di farlo durare più possibile".
IL PRIMO STIPENDIO - "Nell'Estudiantes, in serie B. Mi pagavano 100 pesos al mese. E' stato un periodo difficile, perché non avevo un contratto. Il mio agente mi copriva tutti i costi. Poi quando sono passato al Genoa comprai la prima casa e dissi a mia mamma che non avrebbe dovuto più lavorare".
IL LAVORO NOBILITA L'UOMO - "Grazie al calcio, sono cresciuto sotto tantissimi aspetti. Non solo economico, ma anche culturalmente. Essere circondato da altre persone, parlare lingue diverse, viaggiare da un Paese all'altro, doversi adattare, ti fa crescere. Cerco di trarre il meglio da ogni esperienza di vita".
L'ASSOCIAZIONE ANSUR - "E 'sempre stato un mio desiderio aiutare coloro che soffrono, mi rivedo nella loro situazione. Oggi la realtà della strada è più dura rispetto alla mia adolescenza . Gira molta più droga. Vorrei dare a questi bambini un'altra possibilità di vita"
CHAMPIONS - "Il Chelsea? "E' una grande squadra, ma noi quando siamo in serata siamo difficili da battere".
MARADONA - "Se Napoli resta la città di Diego o e' la città del Pocho? No, sarà sempre la città di Diego. Sono solo un giocatore. Se gioco la gente è felice, apprezzo tutto l'amore che mi danno. Per come il grande affetto dei tifosi, purtroppo, non sono ancora riuscito a vedere alcuni posti della città. Vivo praticamente chiuso in casa. Vado a mangiare negli stessi posti, non giro in centro. Una volta sono andato in centro per comprare vestiti e ho trascorso tre ore per lasciare il negozio. Il traffico è andato in tilt, è dovuta intervenire la polizia. Per me questa situazione è diventata normalità".
LE STRANEZZE - "Dopo un gol a Milano, un tifoso è venuto da me e mi ha regalato un cavallo da corsa. Ricordo anche quando mi sono nascosto nel bagagliaio dell'auto per accedere agli allenamenti. L'unica cosa che so è che in nessun altro posto del mondo potrei ricevere un amore così".
di Napoli Magazine
06/04/2012 - 04:47
NAPOLI - Il Pocho Lavezzi è rientrato in città! L'attaccante argentino ha pubblicato sul social network Twitter una foto col panorama sul mare di Napoli visto da una terrazza con piscina ed ha scritto: "Dopo un lungo viaggio, sono arrivato a casa e mi trovo con una bellissima giornata!! Che bella Napoli!".
Lavezzi ha anche rilasciato un'intervista al quotidiano argentino Olè Clarin. Ecco la traduzione di "Napoli Magazine".
IL FIGLIO TOMAS - "Ha sei anni. Lo vedo poco durante l'anno, per questo quando sono in Argentina cerco di trascorrere più tempo possibile con lui, andiamo al mare o giochiamo a calcio insieme. Vive a Rosario e gioca con bambini più grandi di lui di sei anni. Dice che vuole diventare un attaccante, ma io non pretendo che diventi un calciatore. A questa età deve solo divertirsi e stare con gli amici".
L'INFANZIA - "Quando si hanno problemi finanziari, non puoi permetterti di avere dei regali, nonostante ciò la mia infanzia è stata bella e felice. Mia madre (Doris, ndr), per diversi motivi si separo' da mio padre,è stata lei che ci ha cresciuti, non ci ha fatto mai mancare nulla. Se ho mai patito la fame? Diciamo.. non proprio. Tutto costava tanto, mia mamma ha fatto grandi sacrifici per non farci soffrire".
IL PRIMO PALLONE - "Chi mi regalo' il primo pallone? Non lo so. Ricordo che il regalo di Natale o per il mio compleanno era sempre un pallone. Cercavo di farlo durare più possibile".
IL PRIMO STIPENDIO - "Nell'Estudiantes, in serie B. Mi pagavano 100 pesos al mese. E' stato un periodo difficile, perché non avevo un contratto. Il mio agente mi copriva tutti i costi. Poi quando sono passato al Genoa comprai la prima casa e dissi a mia mamma che non avrebbe dovuto più lavorare".
IL LAVORO NOBILITA L'UOMO - "Grazie al calcio, sono cresciuto sotto tantissimi aspetti. Non solo economico, ma anche culturalmente. Essere circondato da altre persone, parlare lingue diverse, viaggiare da un Paese all'altro, doversi adattare, ti fa crescere. Cerco di trarre il meglio da ogni esperienza di vita".
L'ASSOCIAZIONE ANSUR - "E 'sempre stato un mio desiderio aiutare coloro che soffrono, mi rivedo nella loro situazione. Oggi la realtà della strada è più dura rispetto alla mia adolescenza . Gira molta più droga. Vorrei dare a questi bambini un'altra possibilità di vita"
CHAMPIONS - "Il Chelsea? "E' una grande squadra, ma noi quando siamo in serata siamo difficili da battere".
MARADONA - "Se Napoli resta la città di Diego o e' la città del Pocho? No, sarà sempre la città di Diego. Sono solo un giocatore. Se gioco la gente è felice, apprezzo tutto l'amore che mi danno. Per come il grande affetto dei tifosi, purtroppo, non sono ancora riuscito a vedere alcuni posti della città. Vivo praticamente chiuso in casa. Vado a mangiare negli stessi posti, non giro in centro. Una volta sono andato in centro per comprare vestiti e ho trascorso tre ore per lasciare il negozio. Il traffico è andato in tilt, è dovuta intervenire la polizia. Per me questa situazione è diventata normalità".
LE STRANEZZE - "Dopo un gol a Milano, un tifoso è venuto da me e mi ha regalato un cavallo da corsa. Ricordo anche quando mi sono nascosto nel bagagliaio dell'auto per accedere agli allenamenti. L'unica cosa che so è che in nessun altro posto del mondo potrei ricevere un amore così".