M' 'o vveco io
L'ANALISI di GINO RIVIECCIO: "Napoli, forget London!"
03.10.2013 00:21 di Napoli Magazine

NAPOLI - Quando vedo gli azzurri entrare in campo con la maglia a chiazze in stile militare, capisco immediatamente che non è serata. Scatta subito la prima grattata, memore dei consigli del mio professore di latino che diceva “Grattatio pallorum omnia mala fugant“. Persino Higuain venendo a conoscenza della scelta della divisa decide di non giocare per evitare che il semplice risentimento femorale diventi stiramento. Intanto mentre i capitani si scambiano i gagliardetti cerco di ricordare in quali occasioni il Napoli ha indossato la stessa maglia. Contro il Chievo? No. Contro il Borussia? Nemmeno. Contro il Genoa? Non se ne parla proprio. Ah: contro il Sassuolo. Altra grattata. Non so se ci porta male Londra o questa specie di tuta mimetica che ricorda tanto il Vietnam: e un Vietnam è stato, noi nella parte degli americani subito smarriti e intrappolati per le imboscate tese dalle truppe di Wenger. Inizia il match. Tocchiamo palla dopo 65 secondi. Io me ne tocco subito due ma non basta. A stirarci dopo 7 minuti ci pensa Ozil che paga ancora le bollette della luce e del gas a Madrid ma che sembra giochi nei Gunners già da tre anni. Questo Arsenal è troppo forte per un Napoli che è rimasto ancora a Castel Volturno. Hamsik somiglia ad Angelino Alfano: non sa da che parte deve andare, Britos è il giocattolo preferito di Ramsey e Giroud, mentre Behrami, che stranamente non riesce mai ad entrare in partita, ricorda la nostra crisi di governo: non si sa cosa c’è sotto. Dopo 15 minuti siamo già in svantaggio di due gol, ma potrebbero essere anche di più. Se da un lato c’è Sagnà mi convinco che tra i nostri nessuno riuscirà a Signà, mentre col passare dei minuti spero cambi la mentalità con cui negli stadi che contano si affrontano le sfide di Champions. Anche lo scorso anno in un altro quartiere di Londra finì male, ma almeno ce la giocammo fino ai supplementari. Nel secondo tempo ci affacciamo nell’area inglese con un po’ di personalità in più ma la differenza di valori è troppo evidente e anche le sporadiche giocate di Pandev non producono niente: l’uomo della Macedonia era alla… frutta. L’unico dessert del menu dell’Emirates arriva con l’ingresso di Mertens che avrei fatto giocare sin dall’inizio. Finisce 2 a 0. Non ne facciamo un dramma, ma la commedia si poteva interpretare meglio. Ora diventano decisive le due sfide col Marsiglia. Come l’anno scorso vado a letto pensando: forget London. Sì, ma forget pure sta maglietta!





Gino Rivieccio



Napoli Magazine



Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com


ULTIMISSIME M' 'O VVECO IO
TUTTE LE ULTIMISSIME
NOTIZIE SUCCESSIVE >>>
L'ANALISI di GINO RIVIECCIO: "Napoli, forget London!"

di Napoli Magazine

03/10/2024 - 00:21

NAPOLI - Quando vedo gli azzurri entrare in campo con la maglia a chiazze in stile militare, capisco immediatamente che non è serata. Scatta subito la prima grattata, memore dei consigli del mio professore di latino che diceva “Grattatio pallorum omnia mala fugant“. Persino Higuain venendo a conoscenza della scelta della divisa decide di non giocare per evitare che il semplice risentimento femorale diventi stiramento. Intanto mentre i capitani si scambiano i gagliardetti cerco di ricordare in quali occasioni il Napoli ha indossato la stessa maglia. Contro il Chievo? No. Contro il Borussia? Nemmeno. Contro il Genoa? Non se ne parla proprio. Ah: contro il Sassuolo. Altra grattata. Non so se ci porta male Londra o questa specie di tuta mimetica che ricorda tanto il Vietnam: e un Vietnam è stato, noi nella parte degli americani subito smarriti e intrappolati per le imboscate tese dalle truppe di Wenger. Inizia il match. Tocchiamo palla dopo 65 secondi. Io me ne tocco subito due ma non basta. A stirarci dopo 7 minuti ci pensa Ozil che paga ancora le bollette della luce e del gas a Madrid ma che sembra giochi nei Gunners già da tre anni. Questo Arsenal è troppo forte per un Napoli che è rimasto ancora a Castel Volturno. Hamsik somiglia ad Angelino Alfano: non sa da che parte deve andare, Britos è il giocattolo preferito di Ramsey e Giroud, mentre Behrami, che stranamente non riesce mai ad entrare in partita, ricorda la nostra crisi di governo: non si sa cosa c’è sotto. Dopo 15 minuti siamo già in svantaggio di due gol, ma potrebbero essere anche di più. Se da un lato c’è Sagnà mi convinco che tra i nostri nessuno riuscirà a Signà, mentre col passare dei minuti spero cambi la mentalità con cui negli stadi che contano si affrontano le sfide di Champions. Anche lo scorso anno in un altro quartiere di Londra finì male, ma almeno ce la giocammo fino ai supplementari. Nel secondo tempo ci affacciamo nell’area inglese con un po’ di personalità in più ma la differenza di valori è troppo evidente e anche le sporadiche giocate di Pandev non producono niente: l’uomo della Macedonia era alla… frutta. L’unico dessert del menu dell’Emirates arriva con l’ingresso di Mertens che avrei fatto giocare sin dall’inizio. Finisce 2 a 0. Non ne facciamo un dramma, ma la commedia si poteva interpretare meglio. Ora diventano decisive le due sfide col Marsiglia. Come l’anno scorso vado a letto pensando: forget London. Sì, ma forget pure sta maglietta!





Gino Rivieccio



Napoli Magazine



Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com