NAPOLI - Caro SuperMario, credo che ancora una volta tu sia stato poco Super e molto Mario. Io non so se sia un caso che ogni qualvolta tu dica o faccia qualcosa scoppino delle polemiche, ma in un tweet a dir poco scriteriato a proposito della partita della Nazionale in una terra da sempre martoriata da questa associazione criminale, hai avuto una giocata infelice. Ma come si fa a non pensare per un attimo all’eccezionale assist che ti è piovuto in area? Bastava un po’ di buon senso, una piccola pausa in più e invece di aggredire verbalmente un reporter alla stazione, avresti potuto mettere a segno il gol della tua qualificazione morale, il passaggio al turno successivo della maturità umana. Ma tu sai che vuol dire giocare contro la camorra? Vuol dire scendere in campo quotidianamente per combattere collusioni, corruzioni, adescamenti politici, scambi elettorali. Vuol dire non farsi intimidire quando si alza la saracinesca di un negozio o quando si chiude alla spalle un portone di casa. Vuol dire, come si fa col portiere, guardare negli occhi l’avversario e realizzare il rigore della legalità, sfidare il nemico che hai in casa non senza paura, superarlo in velocità, dribblarlo con fermezza. Vuol dire boicottare certi prodotti commerciali, o disertare locali dentro i quali c’è puzza di riciclaggio, declinare una promessa sospetta di un posto di lavoro oppure avere il coraggio di allontanarsi da facili guadagni. O ancora vuol dire far capire ai bambini che la camorra è una piovra maledetta, è un arbitro che falsa le gare, che ti espelle dai sogni e ti manda anzitempo negli spogliatoi impedendoti di giocare la partita più importante: quella della vita. Se si dovessero giocare le “scommesse” contro la camorra, si dovrebbe sempre segnarne la sconfitta, mai il suo pareggio o addirittura la vittoria. Mi sono augurato che con il tuo tweet facessi gol contro questo cancro perché sono certo che nella tua bolletta morale lo dai perdente. E così, a mio figlio che ha soli 9 anni e ti vede come un idolo, un esempio da imitare, ieri sera ho dovuto spiegare che ti sei espresso male, che non sei stato capito, che non volevi offendere nessuno e che tu giochi tutti i giorni contro la camorra: a cena come a colazione, a San Siro come a Manchester, in Champions, in amichevole, in Coppa Italia, in Europa League, al Subbuteo, al biliardino, a Fifa 14, giochi sempre contro la camorra. Che è una squadra molto forte, assolutamente da battere e che si può sconfiggere, ma solo con la consapevolezza che si è più forti. E tu lo sai che sei più forte, non solo sul campo, ma anche mediaticamente. Da te mi aspetto una tripletta da dedicare a Giancarlo Siani, a Simonetta Lamberti, don Giuseppe Diana, Annalisa Durante, Angelo Vassallo, Gigi e Paolo, Lino Romano, Silvia Ruotolo e alle tante, troppe vittime innocenti che tu potresti ricordare sotto la maglietta tutte le volte che scenderai in campo dalle mie parti. Caro SuperMario, potrei essere tuo fratello, forse tuo padre ma con lo stesso affetto ti direi: ripara ad una buona occasione perduta per dimostrare che sei cresciuto e sei diventato più Super e meno Mario.
Gino Rivieccio
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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di Napoli Magazine
16/10/2024 - 22:12
NAPOLI - Caro SuperMario, credo che ancora una volta tu sia stato poco Super e molto Mario. Io non so se sia un caso che ogni qualvolta tu dica o faccia qualcosa scoppino delle polemiche, ma in un tweet a dir poco scriteriato a proposito della partita della Nazionale in una terra da sempre martoriata da questa associazione criminale, hai avuto una giocata infelice. Ma come si fa a non pensare per un attimo all’eccezionale assist che ti è piovuto in area? Bastava un po’ di buon senso, una piccola pausa in più e invece di aggredire verbalmente un reporter alla stazione, avresti potuto mettere a segno il gol della tua qualificazione morale, il passaggio al turno successivo della maturità umana. Ma tu sai che vuol dire giocare contro la camorra? Vuol dire scendere in campo quotidianamente per combattere collusioni, corruzioni, adescamenti politici, scambi elettorali. Vuol dire non farsi intimidire quando si alza la saracinesca di un negozio o quando si chiude alla spalle un portone di casa. Vuol dire, come si fa col portiere, guardare negli occhi l’avversario e realizzare il rigore della legalità, sfidare il nemico che hai in casa non senza paura, superarlo in velocità, dribblarlo con fermezza. Vuol dire boicottare certi prodotti commerciali, o disertare locali dentro i quali c’è puzza di riciclaggio, declinare una promessa sospetta di un posto di lavoro oppure avere il coraggio di allontanarsi da facili guadagni. O ancora vuol dire far capire ai bambini che la camorra è una piovra maledetta, è un arbitro che falsa le gare, che ti espelle dai sogni e ti manda anzitempo negli spogliatoi impedendoti di giocare la partita più importante: quella della vita. Se si dovessero giocare le “scommesse” contro la camorra, si dovrebbe sempre segnarne la sconfitta, mai il suo pareggio o addirittura la vittoria. Mi sono augurato che con il tuo tweet facessi gol contro questo cancro perché sono certo che nella tua bolletta morale lo dai perdente. E così, a mio figlio che ha soli 9 anni e ti vede come un idolo, un esempio da imitare, ieri sera ho dovuto spiegare che ti sei espresso male, che non sei stato capito, che non volevi offendere nessuno e che tu giochi tutti i giorni contro la camorra: a cena come a colazione, a San Siro come a Manchester, in Champions, in amichevole, in Coppa Italia, in Europa League, al Subbuteo, al biliardino, a Fifa 14, giochi sempre contro la camorra. Che è una squadra molto forte, assolutamente da battere e che si può sconfiggere, ma solo con la consapevolezza che si è più forti. E tu lo sai che sei più forte, non solo sul campo, ma anche mediaticamente. Da te mi aspetto una tripletta da dedicare a Giancarlo Siani, a Simonetta Lamberti, don Giuseppe Diana, Annalisa Durante, Angelo Vassallo, Gigi e Paolo, Lino Romano, Silvia Ruotolo e alle tante, troppe vittime innocenti che tu potresti ricordare sotto la maglietta tutte le volte che scenderai in campo dalle mie parti. Caro SuperMario, potrei essere tuo fratello, forse tuo padre ma con lo stesso affetto ti direi: ripara ad una buona occasione perduta per dimostrare che sei cresciuto e sei diventato più Super e meno Mario.
Gino Rivieccio
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