M' 'o vveco io
SHOW TIME - Gino Rivieccio su "NM": "Tra Manganiello e Don Manganiello"
08.02.2021 17:21 di Napoli Magazine

NAPOLI - Resto dell’idea che il calcio è fatto di episodi. Se l’altra sera il Napoli avesse vinto (e senza i due pali e il rigore sacrosanto negato al 93’ oltre ai 24 tiri in porta rispetto ai due del Genoa, la vittoria ci poteva stare), oggi tutti starebbero ad esaltare il 4-3-3 di Gattuso e una prestazione esaltante degli azzurri. Gli episodi sfortunati e una sorte malevola che ormai ci accompagna da settimane, hanno fatto il resto. Certo, rimane il disappunto per gli errori difensivi marchiani, per le assenze troppo pesanti dei big, per un gioco che spesso lascia a desiderare. Ma addossare le colpe della settima sconfitta a Gattuso, francamente mi sembra un esercizio stucchevole e pregiudizievole. Piuttosto mi soffermerei per il gravissimo fallo da rigore non fischiato dal signor Manganiello. Dalle nostre parti Manganiello evoca un eccezionale prete anticamorra di Scampia che fa della lotta alla criminalità e al male il suo credo quotidiano nel difficile territorio che ha dato popolarità  a Saviano. Il Manganiello dell’altra sera invece è sembrato ai più piuttosto che un prete anticamorra, o un sacerdote antiPalazzo, un simbolo antiazzurro, viste le decisioni prese sempre in un solo senso, sia in occasione del secondo gol di Pandev (fallo su Di Lorenzo da cui è scaturito il gol rossoblu) sia nel non aver estratto il secondo giallo a carico di Badelj. Ma è al 93’, quando Mario Rui viene scaraventato a terra da Scamacca, che il Manganiello anti-Napoli ha dato il meglio di sé. Né gli sono stati d’aiuto i quattro amici al Var che probabilmente alla stessa ora erano più interessati a vedere “C’è Posta per te”. A questo punto di fronte al silenzio dei giocatori e della panchina e ai reiterati errori a nostro danno, è legittimo pensare che per una regola non scritta,  il Var non debba mai intervenire quando c’è di mezzo il Napoli. Vediamo allora quali sono i casi in cui può essere decretato un calcio di rigore a favore della squadra azzurra.


- Se contemporaneamente Petagna, Politano e Mertens in area e Insigne nell’area piccola, vengono feriti con coltelli o lame da taglio dai difensori 
- Se l’avversario trattiene in area per un minuto la palla con le mani. Non è sufficiente se la tocca soltanto anche a braccia aperte
- Se Luigi Di Maio diventa presidente del Napoli
- Se Osimhen viene ferito con un colpo d’arma da fuoco di spalle anche fuori area.
- Se Llorente segna 10 gol con l’Udinese.
- Se De Laurentiis s’inginocchia davanti a Nicchi e chiede scusa per tutte le invettive fatte in precedenza contro l’apparato arbitrale. 


In tutti gli altri casi l’arbitro non è autorizzato a intervenire. E dopo la positività di Koulibaly non resta che affidarci alla Madonna di Montevergine. Eh sì, perché a questa squadra anche una benedizione della Vergine non guasterebbe. E visti i giorni difficili che ci aspettano, prima della partenza per Bergamo, già prenoterei per domani un pranzo salvifico in Irpinia. 

 

 

Gino Rivieccio

 

Napoli Magazine
 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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08/02/2024 - 17:21

NAPOLI - Resto dell’idea che il calcio è fatto di episodi. Se l’altra sera il Napoli avesse vinto (e senza i due pali e il rigore sacrosanto negato al 93’ oltre ai 24 tiri in porta rispetto ai due del Genoa, la vittoria ci poteva stare), oggi tutti starebbero ad esaltare il 4-3-3 di Gattuso e una prestazione esaltante degli azzurri. Gli episodi sfortunati e una sorte malevola che ormai ci accompagna da settimane, hanno fatto il resto. Certo, rimane il disappunto per gli errori difensivi marchiani, per le assenze troppo pesanti dei big, per un gioco che spesso lascia a desiderare. Ma addossare le colpe della settima sconfitta a Gattuso, francamente mi sembra un esercizio stucchevole e pregiudizievole. Piuttosto mi soffermerei per il gravissimo fallo da rigore non fischiato dal signor Manganiello. Dalle nostre parti Manganiello evoca un eccezionale prete anticamorra di Scampia che fa della lotta alla criminalità e al male il suo credo quotidiano nel difficile territorio che ha dato popolarità  a Saviano. Il Manganiello dell’altra sera invece è sembrato ai più piuttosto che un prete anticamorra, o un sacerdote antiPalazzo, un simbolo antiazzurro, viste le decisioni prese sempre in un solo senso, sia in occasione del secondo gol di Pandev (fallo su Di Lorenzo da cui è scaturito il gol rossoblu) sia nel non aver estratto il secondo giallo a carico di Badelj. Ma è al 93’, quando Mario Rui viene scaraventato a terra da Scamacca, che il Manganiello anti-Napoli ha dato il meglio di sé. Né gli sono stati d’aiuto i quattro amici al Var che probabilmente alla stessa ora erano più interessati a vedere “C’è Posta per te”. A questo punto di fronte al silenzio dei giocatori e della panchina e ai reiterati errori a nostro danno, è legittimo pensare che per una regola non scritta,  il Var non debba mai intervenire quando c’è di mezzo il Napoli. Vediamo allora quali sono i casi in cui può essere decretato un calcio di rigore a favore della squadra azzurra.


- Se contemporaneamente Petagna, Politano e Mertens in area e Insigne nell’area piccola, vengono feriti con coltelli o lame da taglio dai difensori 
- Se l’avversario trattiene in area per un minuto la palla con le mani. Non è sufficiente se la tocca soltanto anche a braccia aperte
- Se Luigi Di Maio diventa presidente del Napoli
- Se Osimhen viene ferito con un colpo d’arma da fuoco di spalle anche fuori area.
- Se Llorente segna 10 gol con l’Udinese.
- Se De Laurentiis s’inginocchia davanti a Nicchi e chiede scusa per tutte le invettive fatte in precedenza contro l’apparato arbitrale. 


In tutti gli altri casi l’arbitro non è autorizzato a intervenire. E dopo la positività di Koulibaly non resta che affidarci alla Madonna di Montevergine. Eh sì, perché a questa squadra anche una benedizione della Vergine non guasterebbe. E visti i giorni difficili che ci aspettano, prima della partenza per Bergamo, già prenoterei per domani un pranzo salvifico in Irpinia. 

 

 

Gino Rivieccio

 

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