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MR Z - Napoli, negati rigori in 11 gare!
11.02.2020 19:45 di Napoli Magazine

NAPOLI - Sembrava che le cose si stessero mettendo bene per il Napoli, ma la sconfitta dolorosissima subita con il Lecce al San Paolo ha fatto di nuovo precipitare gli azzurri in un inferno che non conosce ormai più limiti e confini. Le considerazioni da fare dopo questa ennesima batosta sono tante e non tutte riguardano la squadra e la conduzione tecnica della stessa. Molte e gravi sono infatti anche le responsabilità dell'arbitro, il 32enne Giua, colui il quale due anni fa il presidente dell'AIA, Marcello Nicchi aveva definito un vero e proprio fenomeno e che per la verità, almeno fino a questo momento, non ha dato di sé spunti indimenticabili. Cominciamo dalla squadra e dalla conduzione tecnica. Il Napoli contro il Lecce è precipitato nuovamente in quella forma di abulica astenia che ne aveva caratterizzato tante partite, prima del triplice successo con Lazio in Coppa Italia e con Juventus e Sampdoria in campionato. E' come se i calciatori fossero tutti sotto la malefica influenza di un male oscuro che li attanaglia all'improvviso, privandoli completamente dello spirito combattivo, della forza e della lucidità. Da che cosa ciò possa dipendere è quasi impossibile da capire. Fino alla fine del 2019 i motivi venivano in massima individuati nella scarsa qualità dell'organico. Una rosa carente e squilibrata sembrava essere alla base di tutti i mali della squadra. Poi però sono arrivati Demme, Lobotka e Politano e le lacune sembravano in qualche modo essere state colmate. Ieri, inopinatamente, il passo indietro, come nell'andatura del gambero. E allora? E' possibile che questa squadra non riesca a giocare 90 minuti con il coltello tra i denti, con quell'ardore agonistico che, vista la situazione in cui si trova, sarebbe indispensabile oltre che auspicabile? E veniamo ai problemi della conduzione tecnica. Gattuso, con la onestà morale che lo contraddistingue, sicuramente si sarà egli stesso reso conto di aver commesso domenica scorsa alcuni errori francamente abbastanza evitabili. Innanzitutto la scelta di mandare in campo assieme, dopo oltre due mesi di assenza, Maksimovic e Koulibaly. Per quanto negli allenamenti infrasettimanli gli possano essere sembrati abili ed arruolabili, in campo si è vista chiaramente la disabitudine alla partita. Entrambi sono apparsi lenti di riflessi, spaesati, spesso fuori posizione e fuori tempo nelle giocate, incapaci di sovrastare gli avversari nei momenti importanti della gara. Meglio avrebbe fatto dunque l'allenatore a gestirne il rientro in campo con maggiore prudenza, schierandone prima uno e poi l'altro al fianco o di Manolas o dello stesso Di Lorenzo che negli ultimi tempi aveva dimostrato di avere ormai digerito il nuovo ruolo di difensore centrale. Ma non è solo questo l'errore commesso da Gattuso. L'aver trasformato il 4-3-3 in un 4-2-3-1 era una mossa giusta all'inizio del secondo tempo, quando il Napoli aveva necessità di recuperare dallo svantaggio. Appena ottenuto il pareggio, però, sarebbe stato più giudizioso e prudente riportare la squadra a quell'equilibrio soprattutto a centrocampo che il 4-3-3 offre sicuramente più nel 4-2-3-1. Gattuso, invece, probabilmente con la speranza di chiudere la partita, non lo ha fatto. Altra scelta difficilmente condivisibile è stata poi quella di sostituire Insigne con Lozano, un giocatore che ha dimostrato di poter essere utile alla squadra soltanto nei momenti in cui è necessario sfruttare le ripartenze in velocità. Il Lecce aveva costantemente 11 uomini dietro la linea e in quelle condizioni difficilmente Il messicano è in grado di incidere. Sarebbe stato dunque molto meglio tentare di sfruttare l'altezza e la prestanza fisica a centro area di Llorente da affiancare a Milik. Un discorso a sè merita poi l’ostinazione con la quale l'allenatore dimostra di preferire Ospina a Meret. Che cosa abbia il portiere colombiano più di quello friulano rimane un mistero. Quando ha giocato - e negli ultimi tempi è avvenuto molto spesso - Ospina non ha dato mai grandi prove di sé, apparendo spesso insicuro, intervenendo più di una volta fuori tempo, ed evidenziando una scarsa attitudine alle uscite fuori dai pali. Meret, è vero, ha fatto anch'egli qualche errore. Peccati di gioventù, come in occasione delle partite con il Sassuolo e con l'Inter. Complessivamente, però, la sicurezza che il portiere italiano riesce a dare è molto maggiore di quella di Ospina. E non ci si venga ancora una volta a parlare di maggiore abilità nel gioco con i piedi. Gattuso lo vada a raccontare a qualcun altro. Il portiere è importante che sappia utilizzare le mani, riguardo ai piedi se ne può fare anche a meno. E veniamo infine a Giua e a quanto è riuscito a combinare durante Napoli-Lecce quando il risultato era sull’ 1-2 e un pareggio degli azzurri li avrebbe potuti lanciare anche verso la vittoria. La mancata cncessione del rigore, accompagnata addirittura da una ammonizione per una presunta simulazione, a Milik grida vendetta. L'arbitro giovane e inesperto si è comportato come un professionista a fine carriera, un concetto Lo Bello dei bei tempi. "Ho visto io” ha continuato a ripetere ai giocatori del Napoli che protestavano per la decisione, ritenendosi evidentemente infallibile e rifiutandosi anche di verificare al video che cosa fosse realmente accaduto, come ovviamente gli stava suggerendo il Var dalla sala controllo. Il Napoli nel corso del campionato ha usufruito solo di due calci di rigore: il primo all'esordio a Firenze, il secondo In occasione della partita di andata Lecce-Napoli per un fallo di mano di Tachtsidis, in questo caso confermato dopo controllo al video. Da quel momento in poi - era il 22 settembre 2019, è trascorso un intero girone - il Napoli non ha mai più calciato un rigore. Le immagini televisive hanno però dimostrato che in ben 11 partite successive agli azzurri sono stati negati rigori. Le gare in questione sono Napoli-Cagliari, Napoli-Brescia, Torino-Napoli, Napoli-Verona, Spal-Napoli, Napoli-Atalanta, Napoli-Genoa, Napoli-Bologna, Napoli-Juventus, Sampdoria-Napoli e Napoli Lecce. E' difficile stimare quanti punti in più il Napoli avrebbe avuto se quei rigori fossero stati concessi. Si parla di sei punti, ma probabilmente avrebbero potuto essere anche di più. Il 24 agosto 2019, In occasione della partita di esordio con la Fiorentina, agli azzurri fu concesso un calcio di rigore per un presunto fallo su Mertens che le immagini televisive dimostrarono essere inesistente. Si trattò di una chiara simulazione. Il 30 ottobre 2019, al termine di Napoli-Atalanta, criticando le decisioni dell'arbitro Giacomelli, il presidente De Laurentiis disse riferendosi alla classe arbitrale: ”Siamo noi a finanziare il calcio, senza di noi questa gente andrebbe a pelare le patate”.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

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11/02/2024 - 19:45

NAPOLI - Sembrava che le cose si stessero mettendo bene per il Napoli, ma la sconfitta dolorosissima subita con il Lecce al San Paolo ha fatto di nuovo precipitare gli azzurri in un inferno che non conosce ormai più limiti e confini. Le considerazioni da fare dopo questa ennesima batosta sono tante e non tutte riguardano la squadra e la conduzione tecnica della stessa. Molte e gravi sono infatti anche le responsabilità dell'arbitro, il 32enne Giua, colui il quale due anni fa il presidente dell'AIA, Marcello Nicchi aveva definito un vero e proprio fenomeno e che per la verità, almeno fino a questo momento, non ha dato di sé spunti indimenticabili. Cominciamo dalla squadra e dalla conduzione tecnica. Il Napoli contro il Lecce è precipitato nuovamente in quella forma di abulica astenia che ne aveva caratterizzato tante partite, prima del triplice successo con Lazio in Coppa Italia e con Juventus e Sampdoria in campionato. E' come se i calciatori fossero tutti sotto la malefica influenza di un male oscuro che li attanaglia all'improvviso, privandoli completamente dello spirito combattivo, della forza e della lucidità. Da che cosa ciò possa dipendere è quasi impossibile da capire. Fino alla fine del 2019 i motivi venivano in massima individuati nella scarsa qualità dell'organico. Una rosa carente e squilibrata sembrava essere alla base di tutti i mali della squadra. Poi però sono arrivati Demme, Lobotka e Politano e le lacune sembravano in qualche modo essere state colmate. Ieri, inopinatamente, il passo indietro, come nell'andatura del gambero. E allora? E' possibile che questa squadra non riesca a giocare 90 minuti con il coltello tra i denti, con quell'ardore agonistico che, vista la situazione in cui si trova, sarebbe indispensabile oltre che auspicabile? E veniamo ai problemi della conduzione tecnica. Gattuso, con la onestà morale che lo contraddistingue, sicuramente si sarà egli stesso reso conto di aver commesso domenica scorsa alcuni errori francamente abbastanza evitabili. Innanzitutto la scelta di mandare in campo assieme, dopo oltre due mesi di assenza, Maksimovic e Koulibaly. Per quanto negli allenamenti infrasettimanli gli possano essere sembrati abili ed arruolabili, in campo si è vista chiaramente la disabitudine alla partita. Entrambi sono apparsi lenti di riflessi, spaesati, spesso fuori posizione e fuori tempo nelle giocate, incapaci di sovrastare gli avversari nei momenti importanti della gara. Meglio avrebbe fatto dunque l'allenatore a gestirne il rientro in campo con maggiore prudenza, schierandone prima uno e poi l'altro al fianco o di Manolas o dello stesso Di Lorenzo che negli ultimi tempi aveva dimostrato di avere ormai digerito il nuovo ruolo di difensore centrale. Ma non è solo questo l'errore commesso da Gattuso. L'aver trasformato il 4-3-3 in un 4-2-3-1 era una mossa giusta all'inizio del secondo tempo, quando il Napoli aveva necessità di recuperare dallo svantaggio. Appena ottenuto il pareggio, però, sarebbe stato più giudizioso e prudente riportare la squadra a quell'equilibrio soprattutto a centrocampo che il 4-3-3 offre sicuramente più nel 4-2-3-1. Gattuso, invece, probabilmente con la speranza di chiudere la partita, non lo ha fatto. Altra scelta difficilmente condivisibile è stata poi quella di sostituire Insigne con Lozano, un giocatore che ha dimostrato di poter essere utile alla squadra soltanto nei momenti in cui è necessario sfruttare le ripartenze in velocità. Il Lecce aveva costantemente 11 uomini dietro la linea e in quelle condizioni difficilmente Il messicano è in grado di incidere. Sarebbe stato dunque molto meglio tentare di sfruttare l'altezza e la prestanza fisica a centro area di Llorente da affiancare a Milik. Un discorso a sè merita poi l’ostinazione con la quale l'allenatore dimostra di preferire Ospina a Meret. Che cosa abbia il portiere colombiano più di quello friulano rimane un mistero. Quando ha giocato - e negli ultimi tempi è avvenuto molto spesso - Ospina non ha dato mai grandi prove di sé, apparendo spesso insicuro, intervenendo più di una volta fuori tempo, ed evidenziando una scarsa attitudine alle uscite fuori dai pali. Meret, è vero, ha fatto anch'egli qualche errore. Peccati di gioventù, come in occasione delle partite con il Sassuolo e con l'Inter. Complessivamente, però, la sicurezza che il portiere italiano riesce a dare è molto maggiore di quella di Ospina. E non ci si venga ancora una volta a parlare di maggiore abilità nel gioco con i piedi. Gattuso lo vada a raccontare a qualcun altro. Il portiere è importante che sappia utilizzare le mani, riguardo ai piedi se ne può fare anche a meno. E veniamo infine a Giua e a quanto è riuscito a combinare durante Napoli-Lecce quando il risultato era sull’ 1-2 e un pareggio degli azzurri li avrebbe potuti lanciare anche verso la vittoria. La mancata cncessione del rigore, accompagnata addirittura da una ammonizione per una presunta simulazione, a Milik grida vendetta. L'arbitro giovane e inesperto si è comportato come un professionista a fine carriera, un concetto Lo Bello dei bei tempi. "Ho visto io” ha continuato a ripetere ai giocatori del Napoli che protestavano per la decisione, ritenendosi evidentemente infallibile e rifiutandosi anche di verificare al video che cosa fosse realmente accaduto, come ovviamente gli stava suggerendo il Var dalla sala controllo. Il Napoli nel corso del campionato ha usufruito solo di due calci di rigore: il primo all'esordio a Firenze, il secondo In occasione della partita di andata Lecce-Napoli per un fallo di mano di Tachtsidis, in questo caso confermato dopo controllo al video. Da quel momento in poi - era il 22 settembre 2019, è trascorso un intero girone - il Napoli non ha mai più calciato un rigore. Le immagini televisive hanno però dimostrato che in ben 11 partite successive agli azzurri sono stati negati rigori. Le gare in questione sono Napoli-Cagliari, Napoli-Brescia, Torino-Napoli, Napoli-Verona, Spal-Napoli, Napoli-Atalanta, Napoli-Genoa, Napoli-Bologna, Napoli-Juventus, Sampdoria-Napoli e Napoli Lecce. E' difficile stimare quanti punti in più il Napoli avrebbe avuto se quei rigori fossero stati concessi. Si parla di sei punti, ma probabilmente avrebbero potuto essere anche di più. Il 24 agosto 2019, In occasione della partita di esordio con la Fiorentina, agli azzurri fu concesso un calcio di rigore per un presunto fallo su Mertens che le immagini televisive dimostrarono essere inesistente. Si trattò di una chiara simulazione. Il 30 ottobre 2019, al termine di Napoli-Atalanta, criticando le decisioni dell'arbitro Giacomelli, il presidente De Laurentiis disse riferendosi alla classe arbitrale: ”Siamo noi a finanziare il calcio, senza di noi questa gente andrebbe a pelare le patate”.

 

 

Mario Zaccaria

 

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