Mister Z
MISTER Z - Giù le mani da Osimhen!
20.04.2021 21:43 di Napoli Magazine

NAPOLI - Dopo la partita con l’Inter mi è capitato di leggere e di ascoltare giudizi estremamente severi su Victor Osimhen. Facile da marcare, acerbo, flop, impalpabile, spettatore pagante. Il lessico dei commentatori-soloni ha attinto a piene mani dal vocabolario per descrivere la partita dell’attaccante nigeriano e per farne una specie di agnello sacrificale. Se il Napoli non ha vinto contro la capolista, la colpa è proprio sua, di Osimhen. Da eroe esaltato per il gol segnato la domenica precedente contro la Sampdoria a brocco matricolato per la prestazione fornita contro l’Inter. Questo è stato il refrain, il punto di vista prevalente degli intenditori di calcio che da nord a su, da est a ovest del Paese si sono affannati a condannare il calciatore nigeriano. Vorrei che costoro si prendessero un po’ del loro preziosissimo tempo per riflettere su quanto hanno affermato. La prova di Osimhen, questo non si può negare, è stata decisamente negativa. Il giocatore non è mai entrato in partita, non è riuscito a incidere, forse non ha lottato con forza e con generosità come aveva fatto in precedenti occasioni. Insomma è incappato in una giornata storta che ci può stare, soprattutto quando si gioca contro la prima in classifica, contro la migliore difesa della serie A e soprattutto quando viene chiamato a giocare come unica punta avanzata. Vorrei umilmente ricordare a chi spara sentenze di condanna che Osimhen – il quale, lo ricordo a tutti, ha poco più di 22 anni che ha compiuto a dicembre scorso – è arrivato la scorsa estate in Italia, proveniente dal Lille, una squadra che disputa il mediocre campionato francese che nella passata stagione fu interrotto definitivamente a metà marzo a causa del Covid. Come tutti sanno, quest’anno il calciatore, giocando con la propria Nazionale, ha rimediato un grave infortunio alla spalla che ha subito nel mese di novembre. Sarebbe dovuto rientrare in squadra all’inizio dal 2021 ma, contagiato dal Covid, ha dovuto rinviare il ritorno in campo alla fine di gennaio. Come se non bastasse è stato costretto a fermarsi di nuovo tra febbraio e marzo per un colpo alla testa subito durante la partita con l’Atalanta. In conclusione, Osimhen ha giocato fino ad ora 17 partite, mettendo a segno 5 reti. Facciamo un paragone con Lautaro Martinez, un attaccante considerato oggi tra i più forti al mondo, titolare nell’Inter e ambito dai club di mezza Europa. L’argentino arrivò in Italia nell’estate del 2018. In quella stagione collezionò 27 presenze e 6 gol. Una delusione? Qualcuno pensò che la dirigenza nerazzurra avesse ingaggiato un bidone? Nulla di tutto ciò. Si attese con pazienza che il giocatore si ambientasse e l’anno successivo Lautaro giocò 35 partite mettendo a segno 14 gol. Quest’anno con 31 presenze è arrivato a quota 15. E allora? Vogliamo avere pazienza con Osimhen? Vogliamo considerare che con il modulo scelto da Gattuso è costretto a portare la croce e ad affrontare spesso da solo le difese avversarie? Tra i tanti commenti che ho letto e sentito, ne ho individuato anche uno che mi è sembrato particolarmente appropriato. Non a caso arriva da un tecnico serio e preparato, Gigi De Canio. “Osimhen? Va aspettato. Il primo anno – ha osservato l’ex tecnico del Napoli - non è semplice: è stato così per Hirving Lozano e Diego Armando Maradona, figuriamoci se non può esserlo per Osimhen. Le attenuanti ci sono, è presto per poter esprimere un giudizio”. Allora, per piacere, piano con i giudizi di condanna e diamo tempo a questo ragazzo di crescere, di ambientarsi per bene e di dimostrare il proprio valore.

 

 

Mario Zaccaria

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte:www.napolimagazine.com

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MISTER Z - Giù le mani da Osimhen!

di Napoli Magazine

20/04/2024 - 21:43

NAPOLI - Dopo la partita con l’Inter mi è capitato di leggere e di ascoltare giudizi estremamente severi su Victor Osimhen. Facile da marcare, acerbo, flop, impalpabile, spettatore pagante. Il lessico dei commentatori-soloni ha attinto a piene mani dal vocabolario per descrivere la partita dell’attaccante nigeriano e per farne una specie di agnello sacrificale. Se il Napoli non ha vinto contro la capolista, la colpa è proprio sua, di Osimhen. Da eroe esaltato per il gol segnato la domenica precedente contro la Sampdoria a brocco matricolato per la prestazione fornita contro l’Inter. Questo è stato il refrain, il punto di vista prevalente degli intenditori di calcio che da nord a su, da est a ovest del Paese si sono affannati a condannare il calciatore nigeriano. Vorrei che costoro si prendessero un po’ del loro preziosissimo tempo per riflettere su quanto hanno affermato. La prova di Osimhen, questo non si può negare, è stata decisamente negativa. Il giocatore non è mai entrato in partita, non è riuscito a incidere, forse non ha lottato con forza e con generosità come aveva fatto in precedenti occasioni. Insomma è incappato in una giornata storta che ci può stare, soprattutto quando si gioca contro la prima in classifica, contro la migliore difesa della serie A e soprattutto quando viene chiamato a giocare come unica punta avanzata. Vorrei umilmente ricordare a chi spara sentenze di condanna che Osimhen – il quale, lo ricordo a tutti, ha poco più di 22 anni che ha compiuto a dicembre scorso – è arrivato la scorsa estate in Italia, proveniente dal Lille, una squadra che disputa il mediocre campionato francese che nella passata stagione fu interrotto definitivamente a metà marzo a causa del Covid. Come tutti sanno, quest’anno il calciatore, giocando con la propria Nazionale, ha rimediato un grave infortunio alla spalla che ha subito nel mese di novembre. Sarebbe dovuto rientrare in squadra all’inizio dal 2021 ma, contagiato dal Covid, ha dovuto rinviare il ritorno in campo alla fine di gennaio. Come se non bastasse è stato costretto a fermarsi di nuovo tra febbraio e marzo per un colpo alla testa subito durante la partita con l’Atalanta. In conclusione, Osimhen ha giocato fino ad ora 17 partite, mettendo a segno 5 reti. Facciamo un paragone con Lautaro Martinez, un attaccante considerato oggi tra i più forti al mondo, titolare nell’Inter e ambito dai club di mezza Europa. L’argentino arrivò in Italia nell’estate del 2018. In quella stagione collezionò 27 presenze e 6 gol. Una delusione? Qualcuno pensò che la dirigenza nerazzurra avesse ingaggiato un bidone? Nulla di tutto ciò. Si attese con pazienza che il giocatore si ambientasse e l’anno successivo Lautaro giocò 35 partite mettendo a segno 14 gol. Quest’anno con 31 presenze è arrivato a quota 15. E allora? Vogliamo avere pazienza con Osimhen? Vogliamo considerare che con il modulo scelto da Gattuso è costretto a portare la croce e ad affrontare spesso da solo le difese avversarie? Tra i tanti commenti che ho letto e sentito, ne ho individuato anche uno che mi è sembrato particolarmente appropriato. Non a caso arriva da un tecnico serio e preparato, Gigi De Canio. “Osimhen? Va aspettato. Il primo anno – ha osservato l’ex tecnico del Napoli - non è semplice: è stato così per Hirving Lozano e Diego Armando Maradona, figuriamoci se non può esserlo per Osimhen. Le attenuanti ci sono, è presto per poter esprimere un giudizio”. Allora, per piacere, piano con i giudizi di condanna e diamo tempo a questo ragazzo di crescere, di ambientarsi per bene e di dimostrare il proprio valore.

 

 

Mario Zaccaria

 

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