NAPOLI - Poteva andare peggio, poteva essere una sconfitta, immeritata, è chiaro, ma poteva essere. E per fortuna, e per Ciruzzo, non lo è stata. Chiariamo: l’aveva detto Rog che la Roma a Napoli era ed è pericolosa, vedi i precedenti, ma il Napoli, questo Napoli, non è lo stesso di allora, molto più simile al Napoli che ha magnificamente tenuto testa, e a momenti asfaltato, il blasonato PSG in una gara dove, pure là, la vittoria sarebbe stata motivata e anche lì meritata. Insomma, il Napoli della notte a Fuorigrotta, gioca alla grande ma non va al di là del pareggio, complice una serie di tiri in porta mal finalizzati nell’ultimo tocco e una difesa ben piazzata della Roma dopo il vantaggio. Va in scena questo al San Paolo per la decima di campionato, nel turno delle contestazioni arbitrali a chi guida il campionato. Il Napoli ne segna tre. In due ci crede ma inutilmente per la bandierina che si alza prim’ancora di poter esultare. Il Napoli domina, controlla, tira, rimette in campo dall’angolo in cifra doppia ma si scontra contro la realtà di una Roma alta e chiusa mentre nel Napoli serve Mertens per fare la differenza, laddove Milik non è ancora ciò che serve a questo Napoli. La prima allunga, il Napoli si allontana e scivola a meno sei. Dispiace, anche se la domanda sorge quasi spontanea: al di là della squadra, al di là del bel gioco, al di là dei tifosi e di chi segue col cuore, al di là del risultato... Sarebbe cambiato qualcosa vincere? Alla fine dei conti, cambia davvero qualcosa la vittoria, in un campionato che assegna rigori e favorisce una e una sola, squadra? Conta qualcosa vincere quando alla fine si sarà giocato contro i mulini a vento? La risposta c’è: sì. Sì, ha senso. Ha senso combattere, ha senso vincere, ha senso fare del proprio meglio. Ha senso poter dire di aver fatto tutto e per tutto, fino alla fine. Sempre e comunque. Come per il saluto che chiude tutto quando giocano gli azzurri: Sempre, Forza Napoli.