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L'ATTRICE - Serena Autieri: "Festa scudetto? Dovrei chiedere a mio marito il permesso di fare un piccolo strip-tease, mi piacerebbe cantare al Maradona, stimo ADL, Osimhen sembra un supereroe, Kvaratskhelia è un artista, Spalletti è un napoletano dentro"
11.04.2023 11:41 di Napoli Magazine

NAPOLI - L'attrice partenopea Serena Autieri, tifosa del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Oggi.it nel corso della quale ha affermato: "Ai Quartieri c’è sempre una grande energia, la generosità è uno stile di vita. Però questa felicità senza timori di fregature non l’avevo mai vista. Il calcio a Napoli è ossigeno, la gente pensa: “Finalmente ci stann rann chell che c’ammeritamm”. Anzi, come dicono in Gomorra: “Ci ripigliamm tutt chell ch’è ‘o nuost”. Non me lo spiego questo sprezzo per la scaramanzia. Infatti io resto scaramantica, ora mi compro un cornetto. Sono così anche nella vita: quando sono in parola un film o una fiction, non lo dico a nessuno finché non firmo. La gioia per questo scudetto che stiamo covando da mesi la tengo per me, la custodisco dentro, me la godo di più. Ma capisco questa festa che va avanti da due settimane, abbiamo gli arretrati da smaltire. È bello che ogni scalinata sia bianca e azzurra, ogni balcone sia addobbato: è un presepe fuori stagione. L’ho già detto a mio marito Enrico e a mia figlia Giulia: sappiate che io devo stare a Napoli qualche giorno prima, e devo andare in giro avvolta nella bandiera, ai Quartieri, nel cuore di tutto, a piedi. Voglio mischiarmi alla città. Come quando vincemmo con Maradona l’ultima volta: avevo 14 anni, passai tutta la notte a fare i caroselli con papà, ma i ricordi si sono stinti. Dovrei chiedere a mio marito il permesso di fare un piccolo strip-tease. Di sicuro mi piacerebbe cantare al San Paolo, pardon al Maradona: aprirei con ‘O sordato ‘nnammurat e chiuderei con Un giorno all’improvviso mi innamorai di te. Il canto è anche una preghiera, abbiamo pregato tanto perché la squadra arrivasse dov’è. Sarebbe un modo per ringraziare i giocatori, Spalletti, la città, De Laurentiis, che ha fatto un lavoro straordinario. Con il presidente ci sentiamo, abbiamo lavorato insieme, è una persona che adoro e stimo, prepareremo qualcosa. Adoro Osimhen, mi metterò la sua mascherina, sembra un supereroe, è come Robin Hood: ha tolto ai soliti ricchi, per dare a noi che siamo milionari di umanità, ma miserelli nel palmarès. Però Maradona non lo supera nessuno: è il padre di tutto, è nell’albero genealogico della città. Kvaratskhelia è un artista, poi ha questa andatura sghemba che mi fa impazzire, questa faccia da scugnizzo che sembra sbozzata a San Gregorio Armeno: ho detto ad Alessandro Siani che dovrebbe scritturarlo per un film. Luciano Spalletti è quello che serviva alla squadra e alla città: un uomo rigoroso, che sa quello che vuole, pieno di grinta. Ma anche lui è napoletano dentro, basta sentire le sue interviste. È come un Luciano De Crescenzo serioso: a Napoli se non sei un po’ filosofo non puoi sopravvivere. Non vorrei dimenticare Lobotka: io ho studiato architettura all’Università, lui è il nostro geometra e il nostro urbanista".

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L'ATTRICE - Serena Autieri: "Festa scudetto? Dovrei chiedere a mio marito il permesso di fare un piccolo strip-tease, mi piacerebbe cantare al Maradona, stimo ADL, Osimhen sembra un supereroe, Kvaratskhelia è un artista, Spalletti è un napoletano dentro"

di Napoli Magazine

11/04/2023 - 11:41

NAPOLI - L'attrice partenopea Serena Autieri, tifosa del Napoli, ha rilasciato un'intervista a Oggi.it nel corso della quale ha affermato: "Ai Quartieri c’è sempre una grande energia, la generosità è uno stile di vita. Però questa felicità senza timori di fregature non l’avevo mai vista. Il calcio a Napoli è ossigeno, la gente pensa: “Finalmente ci stann rann chell che c’ammeritamm”. Anzi, come dicono in Gomorra: “Ci ripigliamm tutt chell ch’è ‘o nuost”. Non me lo spiego questo sprezzo per la scaramanzia. Infatti io resto scaramantica, ora mi compro un cornetto. Sono così anche nella vita: quando sono in parola un film o una fiction, non lo dico a nessuno finché non firmo. La gioia per questo scudetto che stiamo covando da mesi la tengo per me, la custodisco dentro, me la godo di più. Ma capisco questa festa che va avanti da due settimane, abbiamo gli arretrati da smaltire. È bello che ogni scalinata sia bianca e azzurra, ogni balcone sia addobbato: è un presepe fuori stagione. L’ho già detto a mio marito Enrico e a mia figlia Giulia: sappiate che io devo stare a Napoli qualche giorno prima, e devo andare in giro avvolta nella bandiera, ai Quartieri, nel cuore di tutto, a piedi. Voglio mischiarmi alla città. Come quando vincemmo con Maradona l’ultima volta: avevo 14 anni, passai tutta la notte a fare i caroselli con papà, ma i ricordi si sono stinti. Dovrei chiedere a mio marito il permesso di fare un piccolo strip-tease. Di sicuro mi piacerebbe cantare al San Paolo, pardon al Maradona: aprirei con ‘O sordato ‘nnammurat e chiuderei con Un giorno all’improvviso mi innamorai di te. Il canto è anche una preghiera, abbiamo pregato tanto perché la squadra arrivasse dov’è. Sarebbe un modo per ringraziare i giocatori, Spalletti, la città, De Laurentiis, che ha fatto un lavoro straordinario. Con il presidente ci sentiamo, abbiamo lavorato insieme, è una persona che adoro e stimo, prepareremo qualcosa. Adoro Osimhen, mi metterò la sua mascherina, sembra un supereroe, è come Robin Hood: ha tolto ai soliti ricchi, per dare a noi che siamo milionari di umanità, ma miserelli nel palmarès. Però Maradona non lo supera nessuno: è il padre di tutto, è nell’albero genealogico della città. Kvaratskhelia è un artista, poi ha questa andatura sghemba che mi fa impazzire, questa faccia da scugnizzo che sembra sbozzata a San Gregorio Armeno: ho detto ad Alessandro Siani che dovrebbe scritturarlo per un film. Luciano Spalletti è quello che serviva alla squadra e alla città: un uomo rigoroso, che sa quello che vuole, pieno di grinta. Ma anche lui è napoletano dentro, basta sentire le sue interviste. È come un Luciano De Crescenzo serioso: a Napoli se non sei un po’ filosofo non puoi sopravvivere. Non vorrei dimenticare Lobotka: io ho studiato architettura all’Università, lui è il nostro geometra e il nostro urbanista".